BASILICA NOMENTANA DI S. AGNESE
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tana, anteriormente ad Onorio, si recavano a venerare il se-
polcro di S. Agnese, potevano avere accesso al sacro monumento,
allo stesso modo che si riscontra nella basilica dei SS. Pietro e
Marcellino 1 e per una tal quale analogia anche nel cimitero di
Generosa, a riguardo della basilichetta dei SS. Faustino eViatrice.
Penetriamo adunque attraverso quest’adito nel recinto in-
terno dell’abside sotterranea. Essa è composta, come dissi, com-
pletamente di tufi, per lo più di grandi dimensioni e solo qua
e là vedonsi pochi frammenti marmorei. Guardando l’abside
onoriana che le sovrasta, scorgesi subito la diversità del mate-
riale, che, salvo una parte in parallelepipedi tufacei, una gran-
dissima porzione è condotta in opus lateritium. L’abside sot-
terranea, essendo anteriore a quest’ultima, rappresenta eviden-
temente la costantiniana primitiva, rinforzata con frammenti
marmorei da Simmaco (498-514), del quale ci dice il Lib. Pont.:
« absidam beatae Agnae quae minavi ruinabatur et omnem ba
silicam renovavit » 1 2. Nè questi lavori di riattamento dell’abside
sotterranea possono ascriversi ad Onorio I (625-640), perchè
questo Papa, anziché rinforzare l’edifìcio preesistente, forse perchè
troppo malandato, certo per farne uno più vasto e sontuoso,
abbattè quanto rimaneva, radendo fino al suolo l’abside pri-
mitiva, o a meglio dire, fino a livello delle formae che, come
si dirà, occupavano tutta l’area della basilica costantino-simma-
chiana.
Dal fin qui detto emerge come l’attuale splendido tempio
non possa affatto attribuirsi a Costantino. Ma vi sono altri ar-
1 La scala di fronte all’abside è opera di Adriano I, Lib. Pont, in
vita Hadriani.
2 E di questi restauri scoprii forse la memoria monumentale in quel
frammento epigrafico, ora affisso nello scalone di accesso alla basilica,
scritto in lettere piuttosto grandi, convenienti ad un’iscrizione del V-VI se-
colo. Il passo che farebbe al caso nostro sarebbe quello, ove dice: AD
REFIC____ BASILICA____ La partecipai al Maruechi, il quale la pubblicò
nel Nuovo Bull., an. VI, n. 3 e 4.
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tana, anteriormente ad Onorio, si recavano a venerare il se-
polcro di S. Agnese, potevano avere accesso al sacro monumento,
allo stesso modo che si riscontra nella basilica dei SS. Pietro e
Marcellino 1 e per una tal quale analogia anche nel cimitero di
Generosa, a riguardo della basilichetta dei SS. Faustino eViatrice.
Penetriamo adunque attraverso quest’adito nel recinto in-
terno dell’abside sotterranea. Essa è composta, come dissi, com-
pletamente di tufi, per lo più di grandi dimensioni e solo qua
e là vedonsi pochi frammenti marmorei. Guardando l’abside
onoriana che le sovrasta, scorgesi subito la diversità del mate-
riale, che, salvo una parte in parallelepipedi tufacei, una gran-
dissima porzione è condotta in opus lateritium. L’abside sot-
terranea, essendo anteriore a quest’ultima, rappresenta eviden-
temente la costantiniana primitiva, rinforzata con frammenti
marmorei da Simmaco (498-514), del quale ci dice il Lib. Pont.:
« absidam beatae Agnae quae minavi ruinabatur et omnem ba
silicam renovavit » 1 2. Nè questi lavori di riattamento dell’abside
sotterranea possono ascriversi ad Onorio I (625-640), perchè
questo Papa, anziché rinforzare l’edifìcio preesistente, forse perchè
troppo malandato, certo per farne uno più vasto e sontuoso,
abbattè quanto rimaneva, radendo fino al suolo l’abside pri-
mitiva, o a meglio dire, fino a livello delle formae che, come
si dirà, occupavano tutta l’area della basilica costantino-simma-
chiana.
Dal fin qui detto emerge come l’attuale splendido tempio
non possa affatto attribuirsi a Costantino. Ma vi sono altri ar-
1 La scala di fronte all’abside è opera di Adriano I, Lib. Pont, in
vita Hadriani.
2 E di questi restauri scoprii forse la memoria monumentale in quel
frammento epigrafico, ora affisso nello scalone di accesso alla basilica,
scritto in lettere piuttosto grandi, convenienti ad un’iscrizione del V-VI se-
colo. Il passo che farebbe al caso nostro sarebbe quello, ove dice: AD
REFIC____ BASILICA____ La partecipai al Maruechi, il quale la pubblicò
nel Nuovo Bull., an. VI, n. 3 e 4.