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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Franchi de'Cavalieri, Pio: Il sarcofago di S. Elena prima dei restauri del secolo XVIII.
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0029
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esterno del portico semicircolare, al sommo della curva, presso la
porta onde si andava al battistero; a sinistra uscendo, come si vede
nella pianta del Contini (1). Quivi i canonici fecero immurare, in
alto, una epigrafe commemorativa che è pubblicata dal Severano e
dal Ciampini, nonché dal Rasponi, dal Marangoni, dal Bottari e
dal Rohault de Fleury, ma i quattro ultimi la invecchiano di un
secolo, stampando MDIX invece di MDCIX (2).

Colà il sarcofago non rimase a lungo, poiché quando il Ciam-
pini dava in luce l'opera De sacris aedificiis; nel 1693, esso era stato
già trasferito (sembra peraltro da poco) in porticum quae orientem
respicit, ossia in tnaiorem basiticele porticum, e appariva pluribus
locis fractus atque dispersus, così da richiedere ulteriori restauri,
adeo ut nooa reparatione indigeat.

Due anni appresso, dalla facciata del tempio passò nell'antico
destro, o portico della Canonica (così lo designa il Marangoni (3),
accompagnandovelo l'epigrafe del 1609. alla quale si fece soltanto
una piccola giunta; dopo cioè le parole Capitulum et Canonici re-
stituere anno salutis MDCIX si scrisse et hic deposuere anno D. 1695
(o piuttosto, in numeri romani, MDCXCV) (4).

scrìve quanto appresso : sub eadem porticu etc. Nunc vero in porticus medio »
etc. Ora, come porrebbe ritenersi del Panvin"o, morto nel 1568, un passo che
tratta del traslocamento dell'arca di s. Elena, non verificatosi prima del 1600, e
di una iscrizione posta solo nel 16G9? È manifesto che il Rasponi, prima di dare
alle stampe l'opera del dottissimo Agostiniano, si studiò di completarla o, come
oggi diciamo, aggiornarla.

(1) Per il posto occupato dal sarcofago post absidam, v. altresì G. Baglione
Le nooe chiese di Roma, Roma 1639, p. 116: «Fuori della sagrestia, ritornando
in chiesa, alla man manca, è collocato il deposito di porfido di s. Elena ma-
dre di Costantino imperatore il Grande » etc.

(2) Così anche Lanciani Storia degli scavi I, 1902, p. 7.

(3) Delle cose gentilesche etc. p. 299.

(4) Gio. P. Pinaroli Trattato delle cose più memorabili di Roma, Roma
1725, p. 322 s. « Nel daustro di essa chiesa (S. Giov. in Lat.) detto cortile del Capi-
tolo dei Canone'... si vede il sepolcro di porfido di S. Elena... Questo sepolcro
fu posto nel portico della basilica Lateranense, e poi i Canonici di questa chiesa
havendolo fatto restaurare nell'anno 1695 e posto quivi nel claustro dove si legge
questa iscrizione » etc. Il trasporto fu forse motivato, almeno in parte, dalla ne-
cessità di sgombrare l'antico portico che si voleva demolire per dar luogo ad una
nuova facciata. Peraltro la demolizione seguì soltanto nel 1732 (cf. Rohault de
Fleury Le Latran p. 288) e la nuova facciata sorse due anni appresso, sotto il
pontificato di Clemente XII.

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