AVANZI DI LANUVIO 199
avellere- Einalmenie, che questo tempio fosse chiu-
so a’tempi di Teodosio, oltre la legge di quell’Au-
gusto 7 si arguisce ancora da un. passo di S. Pro-
spero nel libro De promiss., et praedict. Dei p. 3.
prom. 33. '• udpud urbem Romani specus quidam
fuit, in quo draco mira? magnitudinis , mediani-
ca arte formatus , gladium ore gestans , oculis ru-
tilantibus gemmis, metuendus , ac terribilis appa-
rebat. Huic annuae devotae Jdrgines floribus ex'or-
natae, eo modo in sacrifidum dabantur, quaterna
ìnsciae numera deferentes , graduai scalae , quo
tota illa diaboli en te pendebat contingentes, im-
petus venientis gladii perirneret ut sanguinem pen-
derei innocentem. Et liuac quidam monachus , be-
ne ob meritum cognitus Stiliconi tane putrido, e a
modo subvertitfbacalo manu. sin gaio s gradus pal-
pando inspidens ; statua ut illuni tangens f frau-
derà diabolicam respexit] eo transgresso descen-
dens , draconem scidit, misitque per partes posteli-
dens et hic deos non esse qui manu fiunt.
Ecco ciò, che Lanuvio racchiude ancora, che
meriti di essere veduto, o menzionato. De’ rude-
ri , che si veggono nella villa Cesarmi fra Lanu-
vio , e Genzano, si attribuiscono alla villa di An-
tonino Pio ; ma con poco, o niun fondamento.
Ritornando da Lanuvio sulla stratta di Napo-
li, e prendendo la direzione di Velletri, si giunge
dopo circa due miglia presso un diruto castella
de'bassi tempi, che conserva ancora parte del suo
recinto merlato, e difeso da torri. Queste rovine
si appellano S. Gennaro, e pel sito, nel quale si
trovano , servono sovente di ricovero ai ladri. La
posizione poi di questo castello de’bassi tempi mi
la credere, che esso si sia formato colle rovine
del Sublanuvio , che nella carta Peutingeriana si
chiama Sublanubio , e si trova notato come una sta-
avellere- Einalmenie, che questo tempio fosse chiu-
so a’tempi di Teodosio, oltre la legge di quell’Au-
gusto 7 si arguisce ancora da un. passo di S. Pro-
spero nel libro De promiss., et praedict. Dei p. 3.
prom. 33. '• udpud urbem Romani specus quidam
fuit, in quo draco mira? magnitudinis , mediani-
ca arte formatus , gladium ore gestans , oculis ru-
tilantibus gemmis, metuendus , ac terribilis appa-
rebat. Huic annuae devotae Jdrgines floribus ex'or-
natae, eo modo in sacrifidum dabantur, quaterna
ìnsciae numera deferentes , graduai scalae , quo
tota illa diaboli en te pendebat contingentes, im-
petus venientis gladii perirneret ut sanguinem pen-
derei innocentem. Et liuac quidam monachus , be-
ne ob meritum cognitus Stiliconi tane putrido, e a
modo subvertitfbacalo manu. sin gaio s gradus pal-
pando inspidens ; statua ut illuni tangens f frau-
derà diabolicam respexit] eo transgresso descen-
dens , draconem scidit, misitque per partes posteli-
dens et hic deos non esse qui manu fiunt.
Ecco ciò, che Lanuvio racchiude ancora, che
meriti di essere veduto, o menzionato. De’ rude-
ri , che si veggono nella villa Cesarmi fra Lanu-
vio , e Genzano, si attribuiscono alla villa di An-
tonino Pio ; ma con poco, o niun fondamento.
Ritornando da Lanuvio sulla stratta di Napo-
li, e prendendo la direzione di Velletri, si giunge
dopo circa due miglia presso un diruto castella
de'bassi tempi, che conserva ancora parte del suo
recinto merlato, e difeso da torri. Queste rovine
si appellano S. Gennaro, e pel sito, nel quale si
trovano , servono sovente di ricovero ai ladri. La
posizione poi di questo castello de’bassi tempi mi
la credere, che esso si sia formato colle rovine
del Sublanuvio , che nella carta Peutingeriana si
chiama Sublanubio , e si trova notato come una sta-