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tonio, mentre ricorda questa sua villa, che chiama sa-
bina, o tiburtina, perchè era nel paese de' Sabini , e
nel territorio de Tiburtini, non indicasse apertamente ,
che Orazio in Tibur propriamente altro non avea che
una casa nell'acropoli circa Tiburni luculum, il quale
si vide dove stava. Ma, se questa villa non è di Ora-
zio potè bene appartenere a qualche altro personag-
gio insigne degli ultimi tempi della repubblica di quelli
che ebbero ville presso Tibur, e che molti furono. E
non mi pare improbabile, che potessero questi avanzi
appartenere alla villa di Sallustio , del quale così parla
l'autore della declamazione falsamente attribuita a Cice-
rone, c. VII. rimproverandogli la improvvisa ricchezza
a che era pervenuto dopo aver governato l'Affrica: Unde
tu qui modo ne paternam, quidem domum redimere po-
tueris, repente tanquam sommo beatus, hortos pretio-
sissimos, villani Tibarti C. Caesaris, reliquas posses-
siones paraveris. Neque piguit quaerere , cur ego
P. Crassi domum emissem, quum tu veteris villae do-
minus sis cuius paullo ante fuerat Caesar. Dove è da
notarsi che non solo la costruzione e la estensione non
si oppongono a questa congettura , ma il veteris villae
spiegherebbe i muri di poliedri ancora esistenti.
Dopo s. Antonio , mentre da lungi cominciano ad
apparire le cascatelle, dette della villa di Mecenate, dove
la strada fa un angolo, cominciansi a vedere a destra le
vestigia dell'antico acquedotto dell'acqua Marcia che dopo
aver fornito la villa di Vopisco, e quella testé indicata
di Sallustio, andava alla villa di Quintilio Varo. Questo
acquedotto segue l'andamento della strada, ed è di opera
incerta. La contrada fin dal secolo X della era volgare
avea il nome di Quintiliolo, derivato dalla villa di Quin-
tilio Varo , e communicato alla chiesa dedicata alla
Vergine, che perciò si chiama la Madonna di Quinti-
tonio, mentre ricorda questa sua villa, che chiama sa-
bina, o tiburtina, perchè era nel paese de' Sabini , e
nel territorio de Tiburtini, non indicasse apertamente ,
che Orazio in Tibur propriamente altro non avea che
una casa nell'acropoli circa Tiburni luculum, il quale
si vide dove stava. Ma, se questa villa non è di Ora-
zio potè bene appartenere a qualche altro personag-
gio insigne degli ultimi tempi della repubblica di quelli
che ebbero ville presso Tibur, e che molti furono. E
non mi pare improbabile, che potessero questi avanzi
appartenere alla villa di Sallustio , del quale così parla
l'autore della declamazione falsamente attribuita a Cice-
rone, c. VII. rimproverandogli la improvvisa ricchezza
a che era pervenuto dopo aver governato l'Affrica: Unde
tu qui modo ne paternam, quidem domum redimere po-
tueris, repente tanquam sommo beatus, hortos pretio-
sissimos, villani Tibarti C. Caesaris, reliquas posses-
siones paraveris. Neque piguit quaerere , cur ego
P. Crassi domum emissem, quum tu veteris villae do-
minus sis cuius paullo ante fuerat Caesar. Dove è da
notarsi che non solo la costruzione e la estensione non
si oppongono a questa congettura , ma il veteris villae
spiegherebbe i muri di poliedri ancora esistenti.
Dopo s. Antonio , mentre da lungi cominciano ad
apparire le cascatelle, dette della villa di Mecenate, dove
la strada fa un angolo, cominciansi a vedere a destra le
vestigia dell'antico acquedotto dell'acqua Marcia che dopo
aver fornito la villa di Vopisco, e quella testé indicata
di Sallustio, andava alla villa di Quintilio Varo. Questo
acquedotto segue l'andamento della strada, ed è di opera
incerta. La contrada fin dal secolo X della era volgare
avea il nome di Quintiliolo, derivato dalla villa di Quin-
tilio Varo , e communicato alla chiesa dedicata alla
Vergine, che perciò si chiama la Madonna di Quinti-