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Nibby, Antonio
Roma nell'anno 1838: descritta da Antonio Nibby (Parte 1): Antica — Roma: Tipografia delle belle arti, 1838

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https://doi.org/10.11588/diglit.68900#0037
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Celio 17
bigio molto friabile, al quale sovrapporci un banco di
sabbia siliceo-argillosa, e sopra questo un altro grosso
banco di tu fa granulare, e finalmente una serie di ban-
chi, parte di sabbia calcaria, parte di travertino con
conchiglie terrestri e fluviatili. La massa del monte
però è composta di materiali vulcanici, e specialmente
nel lato orientale sotto s. Prisca è un gran masso di
tuia litoide che si taglia per le fabbriche di Pvoma.
Ad oriente del Palatino si prolunga la striscia fim-
briata del Celio. Tacito Armai. lib. IV. c. LXV dice ,
che il nome antico di questo colle fu quello di Qucr-
quetulano dai querceti che lo vestivano: quod talis syl-
vae frequens fecundusque erat' e che poscia fu chia-
mato Celio da Cele Vibenna condottiero degli Etrusci
venuti in soccorso di Roma, ivi posto ad abitare co’
suoi da Tarquinlo Prisco. Varrone de Ling. Lat. lib.IV.
c. 46 seguendo circa il nome di Celio la stessa tra-
dizione, varia nel dirlo venuto in Roma a soccorso di
Romulo contra Tazio. Qualunque di queste tradizioni si
segua è chiaro che il nome di Celio ebbe origine sotto
i re di Roma. L’adulazione lo volle far chiamare Au-
gusto ai tempi di Tiberio, allorché l’anno 27 della era
volgare andò soggetto ad un fiero incendio , secondo
Tacito lib.cit. c. LXIV. e Svetonio in Tiberio c. XLVIII;
ma per poco tempo durò quel nuovo nome , poiché si
trova sempre appellato con quello di Celio, che ancora
ritiene. Questo colle comincia a fronte del Palatino , e
si estende con una lunga coda fin presso la chiesa di
s. Croce in Gerusalemme, la quale però rimane fuori:
formando varii angoli rientranti e salienti ha circa 16000
piedi di circonferenza, alla quale nessun altro colle di
Roma antica perviene. Imperciocché comincia a sorgere
verso occidente rimpetto al Palatino: fronteggia il falso
Aventino verso mezzodì: e quindi volgendo ad oriente
 
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