Palazzo Apostolico al Vaticano 519
fa parte della galleria, hanno principio i vasi dipinti,
ciascuno de’quali è singolarissimo per la erudizione e
per la fattura, e può servire di prova indubitata dell’
antichità rimotissima a cui risale l’italiana coltura. Qui
dunque si veggono disposti in ordine i vasi con figu-
re nere condotte in campo giallo, e sono esse dello sti-
le più antico, o almeno lo imitano assai bene. Vuoisi
ammirar sopra tutti il prezioso e rarissimo vaso, detto
di Bacco, che di presente trovasi nella nuova galleria.
Esso è posto su d’un rocchio di squisito alabastro orien-
tale. La pittura risalta sopra un fondo bianco che per
intero colorisce il corpo del vaso ; il dipinto peraltro
non è lineare come quello delle stoviglie di simile spe-
cie, nelle quali le figure sono semplicemente contorna-
te: esso è eseguito con franchi e sicuri colpi di pen-
nello , e le carni , le vesti e gli accessori rimangono
distinti da’loro prori colori, nè più nè meno che si fac-
cia in un’opera a fresco. Quest’oggetto può dirsi unico,
e la bontà del disegno nelle figure serve a renderlo
anche più prezioso , e il primo in fatto di merito fra
quanti se ne rinvennero nella necropoli di Vulci. La
storia che l’artefice volle rappresentarvi esprime Mer-
curio quando reca a Sileno il bambinello Bacco ; po-
sevi inoltre tre ninfe, o secondo alcuni le stagioni (che
tre furono in altri tempi) le quali mostrano di cantar la
nascita di quel figliuolo di Giove. Si perviene quindi
alla camera chiamata di Apollo a causa d’un singola-
rissimo vaso a maraviglia conservato; esso sta su d’un
rocchio di cipollino, e merita d’esser tenuto come il più
bello di quanti siansene dissotterrati negli scavi etru-
schi. Il detto vaso fu già de’signori Fedi , e fa prova
del punto più sublime a cui pervenisse mai F arte di
dipingere stoviglie. Vi si vede espresso Apollo sedente
sul tripode , in atto d’ accompagnare il proprio canto
fa parte della galleria, hanno principio i vasi dipinti,
ciascuno de’quali è singolarissimo per la erudizione e
per la fattura, e può servire di prova indubitata dell’
antichità rimotissima a cui risale l’italiana coltura. Qui
dunque si veggono disposti in ordine i vasi con figu-
re nere condotte in campo giallo, e sono esse dello sti-
le più antico, o almeno lo imitano assai bene. Vuoisi
ammirar sopra tutti il prezioso e rarissimo vaso, detto
di Bacco, che di presente trovasi nella nuova galleria.
Esso è posto su d’un rocchio di squisito alabastro orien-
tale. La pittura risalta sopra un fondo bianco che per
intero colorisce il corpo del vaso ; il dipinto peraltro
non è lineare come quello delle stoviglie di simile spe-
cie, nelle quali le figure sono semplicemente contorna-
te: esso è eseguito con franchi e sicuri colpi di pen-
nello , e le carni , le vesti e gli accessori rimangono
distinti da’loro prori colori, nè più nè meno che si fac-
cia in un’opera a fresco. Quest’oggetto può dirsi unico,
e la bontà del disegno nelle figure serve a renderlo
anche più prezioso , e il primo in fatto di merito fra
quanti se ne rinvennero nella necropoli di Vulci. La
storia che l’artefice volle rappresentarvi esprime Mer-
curio quando reca a Sileno il bambinello Bacco ; po-
sevi inoltre tre ninfe, o secondo alcuni le stagioni (che
tre furono in altri tempi) le quali mostrano di cantar la
nascita di quel figliuolo di Giove. Si perviene quindi
alla camera chiamata di Apollo a causa d’un singola-
rissimo vaso a maraviglia conservato; esso sta su d’un
rocchio di cipollino, e merita d’esser tenuto come il più
bello di quanti siansene dissotterrati negli scavi etru-
schi. Il detto vaso fu già de’signori Fedi , e fa prova
del punto più sublime a cui pervenisse mai F arte di
dipingere stoviglie. Vi si vede espresso Apollo sedente
sul tripode , in atto d’ accompagnare il proprio canto