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Nicolas, Felice
Illustrazioni di due vasi fittili ed altri monumenti recentemente trovati in Pesto ... — Rom, 1809

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https://doi.org/10.11588/diglit.3368#0019
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colto a Giunone , che da lungi l'osserva ; e sembra rincrescerle del felice esi-
to di questa spedizione ancora. Ella è l'undecima secondo la più comune sen-
tenza ; ma un antico epigramma , che Pier Vettori tolse da un marmo, e riferì il
P.Corsini nel già detto opuscolo, nomina la gita all'Esperidi in ultimo luogo. E
ove ciò fosse, paria dirle con quel gesto, che sia già compiuta l'opera; e che
tempo è ormai secondo la data fede , di maritarlo con la sua Ebe , e facendolo
suo genero, deporre l'antieo rancore verso lui: Junonis gener est qui prius hostis
erat. (Ov.Trist.III.5.) Se questa non èia voce tacita di Ercole con quel gesto , sa-
rà almeno, che delle prove quella è l'undecima, e che si avvicina il tempo delle
promesse nozze.

Restano a considerarsi le Ninfe , diverse molto da quelle , che altri nomina
per Esperidi, e che il Pittor nostro o non seppe , o credette lecito di riferire di-
versamente da quel, che altri avea fatto . La principale fra tutte è Calipso, scrit»
ta in vero Greco; messavi, cred'io, perchè certa figlia di Atlante secondo Omero,
che nel 5. della Odissea, e nel 7. ancora tanto ne dice. Ella, che per sette anni
seppe sì ben trattenere Ulisse, che dimenticò il suo meglio per compiacerla, trat-
tiene ora il vigile Drago con quella bevanda, che gli appresta, sì che non avveg-
gasi di ciò, che fa Ercole dall'altra parte . Tale par che sia il fine della compo-
sizione . Per la qualità della bevanda , che la Dea travasa dal gotto della man si-
nistra nella Patera , che tiene a destra , ce ne dà notizia Virgilio nel IV. della Eneide
a v. 485., ove parlando di una Sacerdotessa, dice:

Hesperìdum templi custos, epulasque draconi
Quae dabett, et sanos servabat in arbore ramos ,
Spargens humida mella, soporiferumque papaver ,
Varii interpreti, anche lodatori larghissimi di Virgilio, non approvano, che al
Drago si dia alimento soporifero , quando il suo uffizio è vegliar sempre ; e per
la gran vigilanza, come riflette Filostrato (p.337.), qui, e in Coleo, e in Atene,
e generalmente, ov'è gran copia d'oro, sta per custode . Il Sig. Heyne sospetta,
che questo passo sia un de' pochi, ove il Poeta stesso si addormentò ; ma trova
via da difenderlo, dicendo , che alle mense de' Romani il mele , e il papavero si
apprestavano moderatamente come delizie , onde potea lo stesso farsi col Drago .
Il Cerda lo scusa colla riflessione del Vettori, e del Turnebo , che riflettono essere
ad un Dragone quella bevanda non soporifera, ma, come noi diremmo, calman-
te; onde meno infierisca, e lascisi governare. L'uccello , che sta pressoi pie del-
la Dea, forse è cornacchia marina; giacché Omero la nomina fra' volatili amati da
Calipso ( 1. j.Odyss, v.66.) ; ed è opportuna ancor essa ad ajutare con la garruli-
tà quella specie d'incantesimo, che sta facendosi .

Le tre, che han nome, sperai potessero rintracciarsi non in Esiodo, che non
le nomina ; ma in que' più moderni, che l'Esperidi chiamano Aretusa , Esperetu-
sa, Egle, come fa Diodoro nel lib. V.; o Esperai, Eritrecide, Egle , come Apol-
lonio presso il Volpi (in Propert.lll. 22. io.); e come Apollodoro, che le nomi-
na Eretia , Eretusa, Egle, e Vesta . Ma essendo qui i nomi loro AKxriE , ANQEIA,
NHAI2A , convien credere, che non fosse qui ricevuta tradizione alcuna di nomi
 
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