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Ojetti, Ugo [Hrsg.]; Palazzo Pitti [Mitarb.]
La pittura italiana del Seicento e del Settecento alla mostra di Palazzo Pitti — Milano [u.a.]: Bestetti e Tumminelli, 1924

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Tempesta, del Poussin, del Rosa, del Castiglione, e vi morì nel 1738. Eseguì quasi esclusivamente paesaggi - pei
quali spesso dipinsero le figure i Piola, il Magnasco, il Vaymer - ora con violenza di chiaroscuro e in contrasto con
la luminosità degli sfondi, ora con delicatezza armoniosa nella totalità dell'opera, sempre con originalità e varietà, e
colore forte e nutrito.
TESTA PIETRO.
Nacque a Lucca nel 1611; studiò a Roma, prima col Domenichino, poi con Pietro da Cortona; fu preso a proteg-
gere da Cassiano dal Pozzo; e fattosi buon nome di pittore, ebbe commissioni per Lucca, sua patria, e per Roma,
ove morì nel 1650, affogando miseramente nel Tevere. Trattò soggetti religiosi anche in affresco, dipinse ritratti;
ma affidò la sua fama specialmente alle numerose incisioni ed ai disegni delle antichità di Roma, che gli valsero
l'amicizia del Poussin.
+ TIARINI ALESSANDRO.
Nacque a Bologna nel 1577; fu allievo in patria di Prospero Fontana e di Cesare Cesi; poi, a Firenze, del Passi-
gnano. Tornato, seguì la maniera dei Carracci e specialmente di Ludovico. Lavorò anche nell' Emilia - e particolar-
mente a Reggio - in Romagna, nel Lucchese, a Cremona, e morì a Bologna nel 1668. Trattò specialmente soggetti
religiosi ad olio ed in affresco. « Ebbe forse il più potente ingegno creativo della scuola bolognese; e le sue opere
presentano grandiosità di movimenti e contrasto ricercato di espressioni e, nelle grandi tele, un grande talento deco-
rativo non di rado viziato dalla fretta che egli pose nel lavorare.» (Malaguzzi -Valeri).
TIEPOLO GIOV. BATTISTA.
Nacque a Venezia nel 1696; ebbe a primo maestro Gregorio Lazzarini, formandosi però sulle opere di Paolo Vero-
nese, di Sebastiano Ricci e del Piazzetta; e a quindici anni eseguì la sua prima opera. Fattosi presto fama di buon
pittore, fu chiamato in varie città e ville della Venezia e della Lombardia ad eseguirvi decorazioni sacre e profane,
e pale d'altare; dal 1751 al 1753 fu a Wùrzburg, ad ornare di affreschi il palazzo del Principe -Vescovo ; e nel
1762 si recò a Madrid, accompagnato dai figli Giandomenico e Lorenzo, e vi morì nel 1770. Trattò anche soggetti
sacri in quadri di cavalletto; dipinse qualche magnifico ritratto; eseguì una trentina di acqueforti.
A. M. Zanetti scrive di lui quanto ancora si può ripetere: « Bell'esempio di pittoresca felicità, della sicurezza del
pennello e della pronta esecuzione fu il nostro Tiepolo, che trovò sempre ubbidiente la mano ad esprimere sulle tele
quanto concepiva l' intelletto. Questo genio vigoroso, molto e sempre a se stesso presente, fin dai primi anni si fece
conoscere, e la posata e ritenuta scuola del Lazzarini, in cui ebbe i primi elementi, non potè impedirne i veloci pro-
gressi. Fu originale il suo stile fin dagli stessi principi, e se imitò giovanetto l'ordine dell'ombreggiare con forza,
usato dal Piazzetta, e che allora correva di moda, lo rallegrò in appresso e gli aggiunse quella vaghezza che vide
mancargli, e che deve piacere ad ognuno».
TIEPOLO GIOV. DOMENICO.
Nacque a Venezia nel 1727, fu allievo ed aiuto di suo padre, e lo imitò degnamente, tanto eseguendo opere su di-
segni e sotto la direzione paterna, quanto opere originali. Accompagnò Giovan Battista a Wùrzburg e in Ispagna; e
lui morto, tornò a Venezia, lungamente soggiornando nella magnifica villa di Zianigo, presso Mirano. Salvo un'andata
a Genova nel 1783, visse quindi in patria, ove morì nel 1804. Decoratore e ritrattista, trattò anche soggetti sacri e
profani; e in un numero considerevole di mirabili acqueforti riprodusse opere e disegni suoi e del padre. Artista di
vivace talento, fu, tra i seguaci, inferiore solo a Giovan Battista, tanto che a lungo fu confuso con lui.
TINELLI TIBERIO.
Nacque a Venezia nel 1586; studiò con Giovanni Contarini e con Leandro Bassano ; pare subisse anche, per un certo
tempo, l'influenza di Van Dyck. Celebre ritrattista, fu pure invitato alla Corte di Francia, ma per non abbandonare
la madre rimase in patria, ove morì nel 1638. La sua figura d'artista è ancora indecisa, essendogli sempre attribuiti
ritratti che non sono suoi, e che vanno forse, in gran parte, restituiti alla scuola fiamminga; mentre i pochi ritratti in-
discussi, come quello esposto a Palazzo Pitti, non presentano altra analogia con quelli di Van Dyck se non nella
impostatura e intonazione, comune, del resto, in quel tempo, a molti pittori.
 
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