4
x / s r a
24'
O fortunata età, selice gente.
Che ti trouasii in co fi nobili anni,
Cbauefii il corpo libero, e la mente,
Queflo da' rei penficr, quel da' tiranni,
Dotte era almen securo l'innocente
Dagli odi, da l imidie, e dagl'inganni.
Beato, e veramente secol d'oro,
Doue senga alcun mal tutti i ben soro.
2S
Toi eòe al piu vecchio Dio noioso, e lento
Dal suo maggior siglimi su tolto il regno.
Età delPAr Seguì il fecondo fecol de V Argento
gemo. Men buon del primo, e del tergo più degno.
Che su quel viuer lieto in parte frento,
Ch'a l'huom couenne vsar l arte, e l'ingegno,
Sernar modi, cossumi, e leggi noue.
Sì come piacque al fuo tiranno Gioues .
2 0
Egli quel dolce tempo, ch'era eterno.
Fece parte de l'anno molto breue.
Aggiungendola siate, autunno, e verno.
Foco empio, acuti morbi, e sredda neue.
S'hebber l'h uomini allhor qualche gouerno
Nel mangiar, nel vesiire,hor grane,hor lene,
S'accommodaro al variar del giorno
Secondo ch'era òin Cancro,o in Capricorno,
27
fjià Tirst, e Mopso il fiergiuuenco atterra
Per porlo al giogo, ond'ei ne muggia,e geme,
Già il roggo agricoltor fere la terra
Col cruda aratro, e poi vi frarge il seme.
Ne le grotte al coperto ogrt'vn si serra.
Onero arbori, esrascheintesseinfieme.
E queslo, e quei si sa capanna, ò loggia.
Per suggir sole, e neue, e vento, e pioggia-*.
28
SD al metallo, chesnso in varie sorme
Pende adorno il TarpeiojSl Vaticano,
Età del Ra- Sortì la terga età nome consorme
3nc"'; ' A quel, che trono poi l'ingegno humano.
Che nacque à l'huom si vano, e si disforme.
Che li sece venir con l'arme in mano
L’vn contra l'altro impetuosi, e sieri
I lor discordi, osìinatipareri.
2?
Ihuom, che già viuea del fuo [udore,
S'aggiunse noia, incommoio, & assanno,
Perieoi ne la vita, enei honore,
E fresso in ambedue vergogna, e damo .
Ma, se ben v era risfa, odio, e rancore.
Non v'era salsità, non vera inganno ;
Come su ne la quarta età più dura,
Che dal Ferro pigliò nome, e natura-).
30
si ver, la sede, e ogni bontà del mondo
Fuggirò,e verfo il delfriegaro l'ali,
E'n terra vseiro dal T artareo sondo
La mengogna, la fraude, e tutti i mali.
Ogn'insumepensiero, ogni atto immondo
Entrò ne* crudi petti de' mortali,
E le pure virtù candide, e belle
Giro à frlender nel del fra l altre Slelk-j.
21
Vn cieco, e vano amor d'honori,e regni
Glihuomìni indusseàdiuentar tiranni .
Fer lericchegge i già suegliati ingegni
Dar fi à i surti, à le sorge, & àgi'inganni,
Aglihomicidi, & à mill'atti indegni,
Et à tante de I huom mine, e danni.
Che, per oflare in parte a tanti mali,
S'introdujser le leggi, e i tribunali.
32
(AMa qud ciechi defir non suro fronti,
Ch'erano già negli huomini caduti..
Diè l'auaro nocchier Invela a' venti.
Prima, che ben gli hauejse conosciuti.
Gli albori eccelsi ne' monti eminenti
Per sorga dagli artesici abbattuti,
E ridotti altri in assé, & altri in traiti.
Si ser Fuste, Galee, Caracche, e Naui *.
33
Ne fur molto securi i nauigantì,
Ch'otre l'orgoglio de' venti, e de' mari.
Molti huomini importuni, & arroganti,
Sù vari legni diuentar cor sari.
La terra, già. commune àgli habitanti.
Come son V aure, e i bei raggi solari.
Fu satta in mille parti, e posìo il segno
Fra civade, e città, fra regno, e regno -
Età del Fer
io .
x / s r a
24'
O fortunata età, selice gente.
Che ti trouasii in co fi nobili anni,
Cbauefii il corpo libero, e la mente,
Queflo da' rei penficr, quel da' tiranni,
Dotte era almen securo l'innocente
Dagli odi, da l imidie, e dagl'inganni.
Beato, e veramente secol d'oro,
Doue senga alcun mal tutti i ben soro.
2S
Toi eòe al piu vecchio Dio noioso, e lento
Dal suo maggior siglimi su tolto il regno.
Età delPAr Seguì il fecondo fecol de V Argento
gemo. Men buon del primo, e del tergo più degno.
Che su quel viuer lieto in parte frento,
Ch'a l'huom couenne vsar l arte, e l'ingegno,
Sernar modi, cossumi, e leggi noue.
Sì come piacque al fuo tiranno Gioues .
2 0
Egli quel dolce tempo, ch'era eterno.
Fece parte de l'anno molto breue.
Aggiungendola siate, autunno, e verno.
Foco empio, acuti morbi, e sredda neue.
S'hebber l'h uomini allhor qualche gouerno
Nel mangiar, nel vesiire,hor grane,hor lene,
S'accommodaro al variar del giorno
Secondo ch'era òin Cancro,o in Capricorno,
27
fjià Tirst, e Mopso il fiergiuuenco atterra
Per porlo al giogo, ond'ei ne muggia,e geme,
Già il roggo agricoltor fere la terra
Col cruda aratro, e poi vi frarge il seme.
Ne le grotte al coperto ogrt'vn si serra.
Onero arbori, esrascheintesseinfieme.
E queslo, e quei si sa capanna, ò loggia.
Per suggir sole, e neue, e vento, e pioggia-*.
28
SD al metallo, chesnso in varie sorme
Pende adorno il TarpeiojSl Vaticano,
Età del Ra- Sortì la terga età nome consorme
3nc"'; ' A quel, che trono poi l'ingegno humano.
Che nacque à l'huom si vano, e si disforme.
Che li sece venir con l'arme in mano
L’vn contra l'altro impetuosi, e sieri
I lor discordi, osìinatipareri.
2?
Ihuom, che già viuea del fuo [udore,
S'aggiunse noia, incommoio, & assanno,
Perieoi ne la vita, enei honore,
E fresso in ambedue vergogna, e damo .
Ma, se ben v era risfa, odio, e rancore.
Non v'era salsità, non vera inganno ;
Come su ne la quarta età più dura,
Che dal Ferro pigliò nome, e natura-).
30
si ver, la sede, e ogni bontà del mondo
Fuggirò,e verfo il delfriegaro l'ali,
E'n terra vseiro dal T artareo sondo
La mengogna, la fraude, e tutti i mali.
Ogn'insumepensiero, ogni atto immondo
Entrò ne* crudi petti de' mortali,
E le pure virtù candide, e belle
Giro à frlender nel del fra l altre Slelk-j.
21
Vn cieco, e vano amor d'honori,e regni
Glihuomìni indusseàdiuentar tiranni .
Fer lericchegge i già suegliati ingegni
Dar fi à i surti, à le sorge, & àgi'inganni,
Aglihomicidi, & à mill'atti indegni,
Et à tante de I huom mine, e danni.
Che, per oflare in parte a tanti mali,
S'introdujser le leggi, e i tribunali.
32
(AMa qud ciechi defir non suro fronti,
Ch'erano già negli huomini caduti..
Diè l'auaro nocchier Invela a' venti.
Prima, che ben gli hauejse conosciuti.
Gli albori eccelsi ne' monti eminenti
Per sorga dagli artesici abbattuti,
E ridotti altri in assé, & altri in traiti.
Si ser Fuste, Galee, Caracche, e Naui *.
33
Ne fur molto securi i nauigantì,
Ch'otre l'orgoglio de' venti, e de' mari.
Molti huomini importuni, & arroganti,
Sù vari legni diuentar cor sari.
La terra, già. commune àgli habitanti.
Come son V aure, e i bei raggi solari.
Fu satta in mille parti, e posìo il segno
Fra civade, e città, fra regno, e regno -
Età del Fer
io .