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SESTO,

i8f



De gli alti ‘Dei le sorme trassormate
Tejson ‘Pallay & Aranne a gara insieme.
^Ararne è Pagno. a Niobefin cangiate
Le rrièbrai marmo ; si* l duol l’ange, e preme.

TVtto a scoltato bauea la faggia Dea Colei, che nel sio fin le diè ricetto,
Il canto de la Musa alteroye degno ; Già passati'era al regno di Plutone

S’agguati à gli alti Dei del fanto r egn o, Ma su ben ne la Lidia in ogni parte
Egiufla è l'ira del dittiti collegio, F amo sa nel Palladio almo arte fido.
Se noce d queiycbel cielo barn in diffregio. Nel shr sil de la lanay en ogni parte

Ma chi sarà, che me non dami, e acctise, Mayqnanto ogni altra fiperò coflei,
Voi ch'in fi giuslo {degno anch'io no caggio? T anto la siglia tranne auanxò lei.
Ognvngià sày quanta arrogala hoggi vfe /
^Ararne, che ofa por si al mio par aggio, Lafciaro sseffoil monte di T molo
ECiò la lafcio Ìlare in queìlo inganno ; Con le piante vinisere Liee
guanto lodo le Dee, tanto me danno. Di tutti i numi abbandonato, e filo
$ Le Driade, VAmadriade,e le Napee ;
1 n lidia già sormò t'humano affetto Souente abbandonaro Hermo, e Pattolo
A quella ^Ararne il colosonio Jdmone, Le risslendenti, e crisiatiine Dee.
Jsuefii tingea nel fuo pouero tetto S ol per veder, come la dotta A ratine
Di più color la (soglia del montone. L'ekttijsime sila insieme imparine .•

LIBRO SESTO»

I

E de le Dee vittorióse bauea

De la picchia Hippea i padri suro,
Ch'ai mondo la donar di {angue ofeuro ò

*Ben può, dicea, ciafiun lodar le Mufe
D bauer dato casiigo al loro oltraggio ;

2

Che sirue al necessàrio lanisicio,
Tutte auangò le donne di quell'arte
Di bontà, di ss lendor, d'ogni altro ossicio r

perche
 
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