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LIBRO

I24
22#
Di quà, di là s'inchina ogni donzella,
E tuttep. tempo, e ne la He si a giù fa.
La finta madre ne la siglia bella,
E negli atti suoi nobili s'assisa.
Lieta l accoglie, e bacia, e le simella ;
E degnamente oueconuienfi affi fa,
rigando il ciglio ad vna vecchia disse,
Chetofio di quel luogo ogni altra vfcijfcs.
227
(ome su fenga tcsìimoni intorno,
(Come folca la madre alcuna volta)
Così ragiona il formator del giorno
Ferso di lei, che rinerente afcolta :
Quel puro lume io son, che lcielo adornò
Del piu chiaro sflendor, che vada in volta :
Io fon quel Dio, la cuisplendida luce
Fa, che la Luna, & ogni Stella luceva.
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)o fon quel Dio, per cui la terrà, e'I cielo
Fede ogni cofa: io son l'occhio del mondo ;
E tiemmi accefo il cor d'ardente gelo
Dalma beltà del tuo vifo giocondo ;
E, chefiailver, quesìo mentito velo
Ali toglio,e àgli occhi tuoi più no ma fiondo.
E'n vn batter di ciglio fi trassorma,
E torna il Sol ne la sua propria forma-*.
22 9
%sslprimo fuon, che la dongella intende.
Che quel, che de la madre haue il fembiante,
Es il chiaro Dio,che'n terra, e'n del risblede,
E come amor dì lei l'ha fatto amante ;
Improuifo ftupor tutta la prende,
E vuol dir non fo che tutta tremante ;
Come ne l'efser fuo poi vede il Sole,
Perde i senfi, i concetti, e le parole..
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8, pria, che'l risornito sentimento
Besse vita à lospirto slupefntto,
Hauea già il Solehauuto il fio contento,
E dato à pieno il suo diletto al tatto.
Ella con pianto, e tacito lamento
Si doleua del Sol, c hauea mal fatto .
Ala il Sole in fatto, e n detto oproffi tanto.
Ch'ai fin lesècesfar la dogli a, e'I pianto.

8 poi fu sì, che la contenta figlia,
Che tal la vede, per madre l'appella.
Poi torna con la solita famiglia,
Ma, doue il Re fisìaua, entra fola ella .
Doue inuisibilshffi, el caminpiglia
Ferfo lasìanga sua superba, e bella .
Sì ffiefso vi vàpoi sengfesfer madre.
Che Clitiasen accorge, el dice alpadrej.
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8" tanto il grande amor, che Clitìa porta
Al Sol, eh'vn tempo amante su di lei.
Che reHaper imidia mega morta.
Quando vede lafciarfiper coslei.
Difcopre il tutto al padre, e poi l'ejforta.
Che fecondo la legge de' Sabei
Sepolta villa fia, tal chel fuo feempio
Sia per l'altre dongelle eterno efsempio.
233
(fome la Ninfa inuidiofa proua
Lo Hupro à t infelice fuo parente,
E sa di forte oprar, ch'egli la troua
Del corpo violata, e de la mente ;
Non fengagran dolor la legge approua.
Che condanna la vergine nocente,
E, fe ben n'ha pietà, sh, che sotterra
Sia pofta in vn giardin suor de la terra-*.
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tQ/Centre il crudo carnefice la vole
Por ne la sofia, oue coprirla intende,
Le mani, egli occhi l'infelice al Sole,
E le querele sue dirigila, e tende .
Nè fanno altro sonar le fue parole,
Se non, ch'ella per lui quel male attende.
La cala, e copre il rio miniHro intanto,
E la via chiude à le parole, e al pianto.

23S

(fome s'alcuno ssecchio il Sol dà il lume,
Jlpiramidal raggio, che rislette,
Scaldando fa, eh' à poco à poco fumé,
Doue la punta à dar ferma fi mette;
Fan, che'l foco dapoi batta le piume.
Le sorge in quella cima vnite, e frette
Del Sol, che fere ogni hor nelcauo loco,
Che sorma la piramide, e sa il foco :

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