OTTAVO.
25$
paterne, inferno Dee, si ardita, e sorte .
Ch’aisoco ardisca dar la carne propria,
Che con la morte io vo’placar la morte,
St à l’ejsequie far d’essequie copia.
poi che’l dà la miaperuersa sorte ,
jtfon voglio al fallo sar del sallo inopia,
q>er mille pianti raddoppiati, e mille
6)ue{ìa siamma, crudel vo’&cbe ssamila*
2s7
^dunque il Re di sàlidonia altero
cpe ia vittoria andrà del crudo siglio ?
£ Tesilo il padre mio con manto nero
Vasio haurà sempre, e lagrimoso il ciglio ?
Meglio è, che l’vno, e l’altro proni il sero
<j)e la sorte crudelsunebre artiglio,
£ vadan ambedui colmi di pianto,
siauendo asslitto il core, oscuroàl manto.
fior voi pur dianzi dal mortai sosìegno
Sciolt’ànime prendete il buon de sio,
l’essequie, che vi copra hoggil mio f 'degno
Co’l [angue, e non con l’or del siglimi mio.
Ecco del ventre mio l’iniquo pegno,
la materna pietà polla in oblio.
seria troppa barbarie, eh’in lui seorgo,
aAdiuorarcà quesse siamme io porgo.
250
Dime, dunque hauro il cor tanto inlmmano ì
Doue mi Lafcio tafrortar da l’ira 2
"Perdonate, fratelli, à la mia mano..
Se da cotanta insamia si ritira.
Ben sà, che’l sace il suo delitto insano
\Degno di prender l’aura, ond’ei rifrira :
Ma no le par ragio,nè giusta uoglia,(soglia.
Ch’io, che già il diedi al mondo, al mondo il
2 <50
Dunque eì dì tanto error se n’andrà [ciotto?
E stngai miei frateigodrà la lucei
Ter la vittoria tumido nel volto i
Ter essersol di Calidonia Duce ?
E’I corpo voflro hor hor sarà sepolto
Nelrogo, che per uoi s’accende, e lucei
€ noi, per cui lo del piu non si volue,
Giacmtefredd’ombre, epocapoluei
$9s
2ÓX
Nò,muorapur lofederato, e cieco,
Muora per man de l’infelice madre,
E la ruma de la patria seco
Tiri, con ia freranga alta del padre :
Vada pur à goder ló Stigìo freco,
8 lasci’l regno in uesiì ojcure, & adre.
Misera, che vuoi sur i ehi ti trafrorta ?
La materna pietà dunque è in te mortai
2Ó2
*Dunque,empia madre,à matte non ti torna,
sSuanto per lui [offerto lituo sono battei
Che none uolte rinouò le corna
Tàcita, mentre egli’lsin ti sece grane.
c.Dunque da tanto mal non ti difioma
L’età sua pueril, già si soaue ?
Tàuaque il mio cor colui d’arder non teme,
fa cui del regno suo sondò la freme ?
253
Tkcesse à gli alti Tei, che ne’prim’anni,
Quando quello tronconsu dato al soco,
Visto bauessi diteglivìtimdanni,
Quei, che temo vedere in quesio loco.
Che lasciato hauesi’io batttre i vanni
Al lume, che n’hauea già rofo vn poco ,
Tu viui per mio don, ch’io Ubo [osserto
Aia muori,}e morrai, per lo tuo merlo,
2^4.
L'alma hauesli dame La prima volta,
Quando co’lparto mio t’ossersi al lume:
L’altra, quando1sar poi là verga tolta
Al soco, ch’io lafciaiper te le piume.
Hor ,se l’alma io ti toglie, e vo’, che sciotta
Dal suo mortai uada aitartareo siume :
Se tu se ingrato, ingiù Ha io già non sono ,
Se l’hauefti da me due volte in dono.
255
"Rendi homai, disleal, l’anima, rendi,
8 tu Tana crudeltronca lo Hame.
Ah, madre iniqua, e ria, che sare intendi ì
Vuoi diùentar per tal vendetta infame ?
Non vedi tu, quanto te Hessa osfendi,
Se [dogli al siglio’l suo vital legame *
Mifera il ueggo;ab quato è il mio cordoglio
Che uo, e non posso; epoiposso,e no voglio.
T f Tria
25$
paterne, inferno Dee, si ardita, e sorte .
Ch’aisoco ardisca dar la carne propria,
Che con la morte io vo’placar la morte,
St à l’ejsequie far d’essequie copia.
poi che’l dà la miaperuersa sorte ,
jtfon voglio al fallo sar del sallo inopia,
q>er mille pianti raddoppiati, e mille
6)ue{ìa siamma, crudel vo’&cbe ssamila*
2s7
^dunque il Re di sàlidonia altero
cpe ia vittoria andrà del crudo siglio ?
£ Tesilo il padre mio con manto nero
Vasio haurà sempre, e lagrimoso il ciglio ?
Meglio è, che l’vno, e l’altro proni il sero
<j)e la sorte crudelsunebre artiglio,
£ vadan ambedui colmi di pianto,
siauendo asslitto il core, oscuroàl manto.
fior voi pur dianzi dal mortai sosìegno
Sciolt’ànime prendete il buon de sio,
l’essequie, che vi copra hoggil mio f 'degno
Co’l [angue, e non con l’or del siglimi mio.
Ecco del ventre mio l’iniquo pegno,
la materna pietà polla in oblio.
seria troppa barbarie, eh’in lui seorgo,
aAdiuorarcà quesse siamme io porgo.
250
Dime, dunque hauro il cor tanto inlmmano ì
Doue mi Lafcio tafrortar da l’ira 2
"Perdonate, fratelli, à la mia mano..
Se da cotanta insamia si ritira.
Ben sà, che’l sace il suo delitto insano
\Degno di prender l’aura, ond’ei rifrira :
Ma no le par ragio,nè giusta uoglia,(soglia.
Ch’io, che già il diedi al mondo, al mondo il
2 <50
Dunque eì dì tanto error se n’andrà [ciotto?
E stngai miei frateigodrà la lucei
Ter la vittoria tumido nel volto i
Ter essersol di Calidonia Duce ?
E’I corpo voflro hor hor sarà sepolto
Nelrogo, che per uoi s’accende, e lucei
€ noi, per cui lo del piu non si volue,
Giacmtefredd’ombre, epocapoluei
$9s
2ÓX
Nò,muorapur lofederato, e cieco,
Muora per man de l’infelice madre,
E la ruma de la patria seco
Tiri, con ia freranga alta del padre :
Vada pur à goder ló Stigìo freco,
8 lasci’l regno in uesiì ojcure, & adre.
Misera, che vuoi sur i ehi ti trafrorta ?
La materna pietà dunque è in te mortai
2Ó2
*Dunque,empia madre,à matte non ti torna,
sSuanto per lui [offerto lituo sono battei
Che none uolte rinouò le corna
Tàcita, mentre egli’lsin ti sece grane.
c.Dunque da tanto mal non ti difioma
L’età sua pueril, già si soaue ?
Tàuaque il mio cor colui d’arder non teme,
fa cui del regno suo sondò la freme ?
253
Tkcesse à gli alti Tei, che ne’prim’anni,
Quando quello tronconsu dato al soco,
Visto bauessi diteglivìtimdanni,
Quei, che temo vedere in quesio loco.
Che lasciato hauesi’io batttre i vanni
Al lume, che n’hauea già rofo vn poco ,
Tu viui per mio don, ch’io Ubo [osserto
Aia muori,}e morrai, per lo tuo merlo,
2^4.
L'alma hauesli dame La prima volta,
Quando co’lparto mio t’ossersi al lume:
L’altra, quando1sar poi là verga tolta
Al soco, ch’io lafciaiper te le piume.
Hor ,se l’alma io ti toglie, e vo’, che sciotta
Dal suo mortai uada aitartareo siume :
Se tu se ingrato, ingiù Ha io già non sono ,
Se l’hauefti da me due volte in dono.
255
"Rendi homai, disleal, l’anima, rendi,
8 tu Tana crudeltronca lo Hame.
Ah, madre iniqua, e ria, che sare intendi ì
Vuoi diùentar per tal vendetta infame ?
Non vedi tu, quanto te Hessa osfendi,
Se [dogli al siglio’l suo vital legame *
Mifera il ueggo;ab quato è il mio cordoglio
Che uo, e non posso; epoiposso,e no voglio.
T f Tria