III. - Indice e illustrazione delle leggende della nostra carta
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Leni), (J. li. 371 ; A. 910) e 1530 (16 Olt.)1 sotto il nome di
Torre S. Giovanni (ACL. D. IX, 37, indicazione favoritami
dal Sig. F. Lais; J. C. 419 dà la data 1523).
A questo aggiungerò un altro affitto del 1546 fatto a Gio-
vanni Battista Petroni, per 473 scudi (ACL. Savo Perelli
f. 74 ap. .7. P. 675). Nell’inventario dei beni di Pietro
Astalli (1536, 16 Giugno) è registrato il Casale di Tor S. Gio-
vanni di rubbia 24 (A. Cap. S. Amanni f. 152; A. S- R. S, P.
MSS. Corvisieri Busta III. C.), Cat. A. IX, 30.
s. Quarticciolo.
Nella località Ad quartum (milliarium) o Quartus vi
erano possessioni di S. Maria Maggiore e di S. Prassede
(v. T. X, 468). Più tardi fu estinto il dominio di quest’ul-
tima (Cat. A. IX, 19; N. M. I, 237; N. A. II, 668).
L’edifizio indicato sulla carta non apparisce sulla pianta
del Cing. ed ora è sparito ; il suo posto è stato forse preso
dai due Casaletti, a N. della via Labicana.
s. Casa Calda.
Che il nome ci ricordi quello del console C. Caelius
Caldus dell’anno 93 A. C. (T.Vl, 35, 40; X, 397) mi sembra
poco probabile.
Nel 1516 l’abate di S. Sebastiano permutò alcune terre di
questo fondo con altre di Torrenova, proprietà di Bartolo-
meo della Valle: e nel 1533 (1535 D. C.) Lucrezia, figlia di
Girolamo Mattucci moglie di Antonio Golarubbei ne affittò
18 rubbia in perpetuità a Virgilio de Mantaco (A. Cap.
T. Gualteroni ff. 36, 132 ap. J. V. 78, M. 61).
11 B. 137 nomina il Casale di Casa Calda de Amantighi
(cioè a Mantaco) r. 300, ma nel 1607 fu venduto al principe
Aldobrandini. Nel 1660 fu dei Pamphili insieme con Tor-
renova (Cat. A. IX, 5) e nel 1770 era in parte dei Borghesi
con Torrenova ed in parte di S. Giovanni con Casetta
(Camp. 313, 320); v. N. M. I, 237.
s. Casale.
Sarà da identificarsi colle due torri dirute che stanno
mezzo km. a N. della via Labicana, poco prima di arrivare
al fosso del Giardinetto, e che dànno il nome ad un quarto
di Torrenova.
d. Giardino.
L’isoletta con giardino (che dà il nome al fosso del
giardinetto) è descritta dal T. (VI, 45; X, 404): il ninfeo
è uno dei rari avanzi della decorazione del sec. xvi nella
campagna romana.
Di m. Camillo Capranica.
È il Casale ora detto di Torrenova; l’arco sopra la strada
non esiste più. Stenterei a credere che si potesse riferire
a questo la permuta fatta nel 1324 (24 Genn.) da Paolo
Conti con la chiesa di Segni, dei molini situati a Torre
Nova (E. Celani, Ardi. Sforsa-Cesarini, n. 26 in R. S. R.
XV (1892), 233). Pei- le notizie relative alla tenuta, v. T.
VI, 35; X, 399.
Nel 1420 Giordano Colonna acquistò la metà di Tor-
renuova dai Palosci, che ne ritennero l’altra metà: ma
nel 1467 pare che una parte fosse già della famiglia Della
Valle, la quale ne acquistò una metà nel 1470. Riguardo
alla parte dell’ospedale Lateranense, essa non fu che una
sesta parte, come risulta dal testamento di Antonio Rodi
del 1469, 24 Agosto (ASS. Pacieto de Federicis de Castro
Serrane not. ap. J. R. 73, 228; e Catasto SS. 1489, ap.
id. ibid.). *
Nel 1489 la vedova del Rodi donò la metà di Torre-
nova a Prospero Colonna, ma vi troviamo i Della Valle
nel 1508 e nel 1516 (credo che ci sia stata qualche sud-
divisione, cosicché Torre Nova era il nome di due tenute
distinte).
I Cenci, poi, entrarono in Torrenova (forse per la com-
pra della metà che appartenne ai Colonna) assai prima
del 1562: poiché nel 1539 (9 Ott.) Virgilio Cenci affittò la
metà di Torrenova ad arrumpendum, et ad omnes herbas
eius (A. Cap. Niccolò Straballati f. 100 ap. N. C. 50).
Nel 1562 comprarono la parte che spettò ai della Valle
e che essi, a quanto pare, acquistarono nel 1557 (v. L. S.
S. I, 122) da Faustina vedova di Camillo Capranica (A.
Cap. C. Saccoccia 48 ap. J. C. 430).
Ma nel 1598 il fisco s’impossessò dei suoi beni, i quali
furono comprati nel 1600 da Giovanni Francesco Aldobran-
dini per 91 mila scudi, cioè 100 scudi per rubbia (Not.
Crini. Bum. Gubern, 1600, 14 Nov., ap. .7. C. 1093).
Passarono poi ai Borghesi, nel 1624, per le nozze di
Olimpia Aldobrandini, e sono ancora rimasti alla famiglia
Borghese (Cat. A. IX, 28, dice che Torrenuova era di Ca-
millo Panfili, che diventò marito dell’Olimpia nel 1647).
d. Torre uergata della ualle.
Dal T. (VI, 39, 48; X, 407) tolgo le notizie seguenti:
Nel 1361 (13 Maggio) la quarta parte fu venduta da
Annibaie Annibaldi ad Andrea di Oddone di Palombara
(A. Cap. Paolo Sormandi ap, J. P. 177) e già nel 1388
(20 Dicembre) Lelio della Valle prese possesso di una parte
della tenuta (A. Cap. Nardo Venettini f. 1 ap. J. V, 57).
Nel 1420 ne spettava una parte ai Palosci, come Torre-
nuova ; ma nel 1439 una terza parte era di Paolo Della
Valle, e rimase e questa famiglia fino al 1660 (Cat. A. IX, 32)
ed anche nel 1770 (Camp. 312). Il nome quindi viene dalla
famiglia che ne ebbe il possesso.
Esistono ancora i ruderi del recinto della torre nella
sponda E. del fosso di Luciano, o del Giardinetto, a s. di
Torre Nuova, ma la torre stessa è scomparsa.
d. C (a sa le) di m (a donna) Silvia.
II Boc. 75 parla pur egli della Selvotta di Madonna Silvia.
Credo che sia da identificarsi col Torrione al nono mi-
glio della via Labicana antica : è una torre medioevale
edificata sopra un sepolcro romano (P. B. S. R. I, 239).
Le Grotte Celoni stanno un poco più ad 0. ; i Della Valle,
nel 1462, presero in enfiteusi da Paolo de Leis una quarta
parte di esse (LSS. I, 121) ; ed è ricordata in un documento
del 1537 la vendita di 40 rubbia del Casale di Crute cel-
ione (sic) fatta a Girolamo Giustini di Castello da Giovanni
Agostino Marcellino, col consenso della moglie Livia del
Drago (A. Gap. S. Amanni f. 374, 376 ap. J. M. 387).
s. Osteria del finocchio.
Il Boc. 75 la chiama « hostaria di finocchio dolce ».
L’origine del nome è ovvia: il T. VI,52; X, 411 cita come
1 In questa locazione che fu fatti a Camil'o Capranica per 250 ducati annui, fu compreso l’uso AeAV Acqua Manina (v. sopra).
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Leni), (J. li. 371 ; A. 910) e 1530 (16 Olt.)1 sotto il nome di
Torre S. Giovanni (ACL. D. IX, 37, indicazione favoritami
dal Sig. F. Lais; J. C. 419 dà la data 1523).
A questo aggiungerò un altro affitto del 1546 fatto a Gio-
vanni Battista Petroni, per 473 scudi (ACL. Savo Perelli
f. 74 ap. .7. P. 675). Nell’inventario dei beni di Pietro
Astalli (1536, 16 Giugno) è registrato il Casale di Tor S. Gio-
vanni di rubbia 24 (A. Cap. S. Amanni f. 152; A. S- R. S, P.
MSS. Corvisieri Busta III. C.), Cat. A. IX, 30.
s. Quarticciolo.
Nella località Ad quartum (milliarium) o Quartus vi
erano possessioni di S. Maria Maggiore e di S. Prassede
(v. T. X, 468). Più tardi fu estinto il dominio di quest’ul-
tima (Cat. A. IX, 19; N. M. I, 237; N. A. II, 668).
L’edifizio indicato sulla carta non apparisce sulla pianta
del Cing. ed ora è sparito ; il suo posto è stato forse preso
dai due Casaletti, a N. della via Labicana.
s. Casa Calda.
Che il nome ci ricordi quello del console C. Caelius
Caldus dell’anno 93 A. C. (T.Vl, 35, 40; X, 397) mi sembra
poco probabile.
Nel 1516 l’abate di S. Sebastiano permutò alcune terre di
questo fondo con altre di Torrenova, proprietà di Bartolo-
meo della Valle: e nel 1533 (1535 D. C.) Lucrezia, figlia di
Girolamo Mattucci moglie di Antonio Golarubbei ne affittò
18 rubbia in perpetuità a Virgilio de Mantaco (A. Cap.
T. Gualteroni ff. 36, 132 ap. J. V. 78, M. 61).
11 B. 137 nomina il Casale di Casa Calda de Amantighi
(cioè a Mantaco) r. 300, ma nel 1607 fu venduto al principe
Aldobrandini. Nel 1660 fu dei Pamphili insieme con Tor-
renova (Cat. A. IX, 5) e nel 1770 era in parte dei Borghesi
con Torrenova ed in parte di S. Giovanni con Casetta
(Camp. 313, 320); v. N. M. I, 237.
s. Casale.
Sarà da identificarsi colle due torri dirute che stanno
mezzo km. a N. della via Labicana, poco prima di arrivare
al fosso del Giardinetto, e che dànno il nome ad un quarto
di Torrenova.
d. Giardino.
L’isoletta con giardino (che dà il nome al fosso del
giardinetto) è descritta dal T. (VI, 45; X, 404): il ninfeo
è uno dei rari avanzi della decorazione del sec. xvi nella
campagna romana.
Di m. Camillo Capranica.
È il Casale ora detto di Torrenova; l’arco sopra la strada
non esiste più. Stenterei a credere che si potesse riferire
a questo la permuta fatta nel 1324 (24 Genn.) da Paolo
Conti con la chiesa di Segni, dei molini situati a Torre
Nova (E. Celani, Ardi. Sforsa-Cesarini, n. 26 in R. S. R.
XV (1892), 233). Pei- le notizie relative alla tenuta, v. T.
VI, 35; X, 399.
Nel 1420 Giordano Colonna acquistò la metà di Tor-
renuova dai Palosci, che ne ritennero l’altra metà: ma
nel 1467 pare che una parte fosse già della famiglia Della
Valle, la quale ne acquistò una metà nel 1470. Riguardo
alla parte dell’ospedale Lateranense, essa non fu che una
sesta parte, come risulta dal testamento di Antonio Rodi
del 1469, 24 Agosto (ASS. Pacieto de Federicis de Castro
Serrane not. ap. J. R. 73, 228; e Catasto SS. 1489, ap.
id. ibid.). *
Nel 1489 la vedova del Rodi donò la metà di Torre-
nova a Prospero Colonna, ma vi troviamo i Della Valle
nel 1508 e nel 1516 (credo che ci sia stata qualche sud-
divisione, cosicché Torre Nova era il nome di due tenute
distinte).
I Cenci, poi, entrarono in Torrenova (forse per la com-
pra della metà che appartenne ai Colonna) assai prima
del 1562: poiché nel 1539 (9 Ott.) Virgilio Cenci affittò la
metà di Torrenova ad arrumpendum, et ad omnes herbas
eius (A. Cap. Niccolò Straballati f. 100 ap. N. C. 50).
Nel 1562 comprarono la parte che spettò ai della Valle
e che essi, a quanto pare, acquistarono nel 1557 (v. L. S.
S. I, 122) da Faustina vedova di Camillo Capranica (A.
Cap. C. Saccoccia 48 ap. J. C. 430).
Ma nel 1598 il fisco s’impossessò dei suoi beni, i quali
furono comprati nel 1600 da Giovanni Francesco Aldobran-
dini per 91 mila scudi, cioè 100 scudi per rubbia (Not.
Crini. Bum. Gubern, 1600, 14 Nov., ap. .7. C. 1093).
Passarono poi ai Borghesi, nel 1624, per le nozze di
Olimpia Aldobrandini, e sono ancora rimasti alla famiglia
Borghese (Cat. A. IX, 28, dice che Torrenuova era di Ca-
millo Panfili, che diventò marito dell’Olimpia nel 1647).
d. Torre uergata della ualle.
Dal T. (VI, 39, 48; X, 407) tolgo le notizie seguenti:
Nel 1361 (13 Maggio) la quarta parte fu venduta da
Annibaie Annibaldi ad Andrea di Oddone di Palombara
(A. Cap. Paolo Sormandi ap, J. P. 177) e già nel 1388
(20 Dicembre) Lelio della Valle prese possesso di una parte
della tenuta (A. Cap. Nardo Venettini f. 1 ap. J. V, 57).
Nel 1420 ne spettava una parte ai Palosci, come Torre-
nuova ; ma nel 1439 una terza parte era di Paolo Della
Valle, e rimase e questa famiglia fino al 1660 (Cat. A. IX, 32)
ed anche nel 1770 (Camp. 312). Il nome quindi viene dalla
famiglia che ne ebbe il possesso.
Esistono ancora i ruderi del recinto della torre nella
sponda E. del fosso di Luciano, o del Giardinetto, a s. di
Torre Nuova, ma la torre stessa è scomparsa.
d. C (a sa le) di m (a donna) Silvia.
II Boc. 75 parla pur egli della Selvotta di Madonna Silvia.
Credo che sia da identificarsi col Torrione al nono mi-
glio della via Labicana antica : è una torre medioevale
edificata sopra un sepolcro romano (P. B. S. R. I, 239).
Le Grotte Celoni stanno un poco più ad 0. ; i Della Valle,
nel 1462, presero in enfiteusi da Paolo de Leis una quarta
parte di esse (LSS. I, 121) ; ed è ricordata in un documento
del 1537 la vendita di 40 rubbia del Casale di Crute cel-
ione (sic) fatta a Girolamo Giustini di Castello da Giovanni
Agostino Marcellino, col consenso della moglie Livia del
Drago (A. Gap. S. Amanni f. 374, 376 ap. J. M. 387).
s. Osteria del finocchio.
Il Boc. 75 la chiama « hostaria di finocchio dolce ».
L’origine del nome è ovvia: il T. VI,52; X, 411 cita come
1 In questa locazione che fu fatti a Camil'o Capranica per 250 ducati annui, fu compreso l’uso AeAV Acqua Manina (v. sopra).