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Pistolesi, Erasmo; Guerra, Camillo [Ill.]
Il Vaticano (Band 6) — Rom, 1829

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https://doi.org/10.11588/diglit.8397#0010
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Q Ih V A T J C A N 0

loia sull'Agricoltura in genere, prima di passare alla camera della Biga, e alla
galleria de' Candelabri, in. quella de' Quadri, in quella delle Carte geografiche,
gli oggetti ivi esistenti essendo que'molti, che saranno contemplati in questo sesto
volume. Fra tutte le arti figlie della necessità e del piacere, che l'uomo si è as-
sociato per ajutarlo a sopportare le pene della vita, e trasmettere le sue memorie
alle generazioni future, l'Architettura tiene uno de'più distinti luoghi j e per l'uti-
lità ella sorpassa tutte le altre. Mantiene la sanità degli uomini, ed impiegasi per
la sicurezza e per il buon ordine della vita civile. Se considerasi poi pe'suoi rap-
porti colle arti > e colla gloria de' popoli, qual' arte può vantare un destino più
hello? Non meno della pittura e della scultura, dice Milizia, ella eternizza la
memoria delle grandi azioni, e de' loro autori. Per lei le nazioni annichilale
da lungo tempo sopravvivono a loro stesse, e resistono Jino nelle loro mine
agli strazi del tempo. Depositaria della gloria, del gusto e del genio de'popo-
li , attesta a' secoli futuri il grado di potenza e di debolezza degli stati : im-
prime ne'principi che l'hanno impiegata il sigillo dell'onore o del disprezzo,
e serve alle future generazioni di regola per valutar quelle, che più non esi-
stono. Destinala a subordinarsi ai gusti delle differenti età, depone eternamente
in loro favore, o contro di loro ; perciò tutti i secoli avidi di gloria hanno
avuto per gli architetti e per VArchitettura la maggior stima (l). Tutti i so-
vrani gelosi del loro onore debbono favorirla e proleggerla.

(1) L'architetto a fin di professare l'arte sua fa d'uopo
ne conosca i principi, e questa è la teoria ; fa d'uopo
inoltre, che li sappia applicare alle fabbriche che inventa ,
e questa ò la pratica; cosicché teorica e pratica non deb-
bono andare giammai disgiunte. Ad un Architetto che
voglia esser tale necessita un corso di buoni studi, e nel
tempo stesso possedere un gran capitale di cognizioni sto-
riche ; ed essendo obbligato di esporre sovente i suoi pro-
getti, come li potrà egli esporre senza un preventivo stu-
dio di belle lettere ? Queste gì' insegneranno ad esprimersi
con metodo, con facilità, con chiarezza, con eleganza, e
senza quella pedantesca ricercatezza , che soltanto serve a
screditare. Lo studio della storia, siccome dissi, è ora in-
dispensabile agli artefici moderni , dacché si è da non po-
chi adottata 1' antica Architettura. Colui che professa una
tal arte è nella continua necessità d'impiegare una moltitu-
dine di parti, di ornati, d'accessori il cui uso moderno non
può che divenire ridicolo , se non è direno da chi conosca
l'origine di que' membri che mette in opera , e ne fa una
scelta appopriata al carattere dell'edilizio. La storia in ge-
nere gli fa conoscer quella dell' Arte, e l'origine, e il pro-
gresso, e la decadenza e le diverse sue rivoluzioni, che più
di qualunque altra sono concatenate col destino de'popoli.
Per tal modo percorrendo l'architettonico sentiero , ci di-

stingue i suoi cangiamenti di gusto, non che lo stile a se-
conda de' tempi e delle nazioni , e si abituerà al discerni-
mento, che esigono i monumenti dell'antichità, ed agli stu-
di che deve fare. Le matematiche pure e miste diver-
ranno indispensabili all'architetto, ed in tutta la sua esten-
sione gli deve esser famigliare l'aritmetica. Tal' arte gli
servirà nella speculazione e nell'esercizio de'suoi progetti , a
fin di evitare del tutto i troppi ordinàri errori nel calcolo;
risultando da ciò mai sempre la vergogna dell' artista , la
rovina de'proprietari , il detrimento degli edifizi , i quali
restano imperfetti , non potendosi progredire nella spesa ec-
cessivamente accresciuta. Su tal proposito una legge fu e-
manata in Efeso- Eccola: Se la spesa d'un edijizio ec-
cedeva oltre il quarto del calcolo fatto dall'architetto,
l'eccedente pre.ndevasi da'beni del progettista calcola-
tore. Vitruvio una tal legge voleala in Roma , dove molti
si rovinavano in fabbriche mal calcolate dagl' ignoranti ar-
chitetti. Vitruvio se a' dì nostri vivesse , ne rinnoverebbe
1! istanza, poiché lo stesso desiderio esiste ora da per tutto,
mentre da per tutto la spesa delle fabbriche va al qua-
druplo o al sestuplo di quanto erasi proposto. Sì grande
errore può esser figlio non solo dell' ignoranza , ma ezian-
dio della mala fede. Alle matematiche ed alla aritmetica
fa d'uopo associarvi la giometria. Senza di essa come può
 
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