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Richter, Jean Paul [Hrsg.]; Hertz, Henriette [Bearb.]
La collezione Hertz e gli affreschi di Giulio Romano nel Palazzo Zuccari — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 5: Rome: Bibl. Hertziana, 1928

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https://doi.org/10.11588/diglit.48328#0033
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cosidetta stufa del Cardinale Bibbiena, tra gli anni 1516 e 1520. “Lo spazio fra
il plinto e la cornice del parapetto contiene un fregio di quadretti in forma rettan-
golare ... Su fondo nero si vedono qui putti sopra carri, che guidano gli ani-
mali attaccati ai medesimi, invenzioni piene di grazia,, (Th. Hofmann. Raffael
als Architekt, Voi. IV. p. 203 f. con illustrazioni) - Dal confronto fra le pitture
di Raffaello e di Giulio Romano risulta certo che l’allievo non ha copiato il
maestro; le une come le altre sono ispirazioni indipendenti, plasmate secondo
qualche modello di pittura classica antica non più esistente.
Lo stato attuale dei sopra descritti affreschi di Giulio Romano è tale che in nes-
suna parte di essi si possono constatare tracce di deperimento o di lesioni; cosa
affatto inverosimile, considerando che le pitture hanno ben quattro secoli di
vita, e inoltre che un secolo fa furono staccate dal muro e trasferite su tela. È
quindi logico che in quella occasione fossero tutti ritoccati da qualche abile restau-
ratore, capace di ridare loro l’apparenza di originali intatti.
I toni chiari dei colori nelle quattro composizioni grandi, specialmente quelli
celeste, bruno, rosaceo e grigio, che ivi prevalgono, ne sono una prova evidente.
E similmente i paesaggi del fondo con aria diafana, eccetto il quadro che rappre-
senta la scoperta della tomba del re Numa, che è dipinto in toni più scuri, pro-
babilmente a bella posta, per alludere al fatto che l’avvenimento succedeva in
una grotta.
Dappertutto i paesaggi hanno un carattere primitivo, quasi selvaggio, simili a
scene ideate da Salvator Rosa o anche da Nicola Poussin.
I quadretti di secondo ordine, che rappresentano episodi dentro gli alti rettan-
goli, hanno il fondo di un colore grigio celeste. Nel quadro che rappresenta
l’eroismo di Orazio Coelite esso tende al nero, particolarità dovuta probabil-
mente ad un restauro.
I costumi delle figure, le corazze e le armi sono imitazioni, più o meno fedeli,
di monumenti antichi classici. Nell’ arte figurativa di Giulio Romano, non meno
che in quella di Raffaello e di tutti i pittori dell’ epoca sua si fa grande uso delle
armi dell’ Impero Romano in tutte le pitture che rappresentano i fatti della storia
primitiva dei Re e della Repubblica. Nelle altre rappresentazioni invece il pittore
pare si sia ispirato ad una esatta correttezza archeologica, come nelle forme e
nel colorito iridescente delle sfingi e dei grifoni.
La minuta esecuzione dei particolari nei quadretti su fondo nero, è riconoscibile
ora soltanto dall’ occhio armato di lenti, e se ne può conchiudere che in origine essi
non facessero parte, come al presente, della decorazione del soffitto, ma che, come
nella stufa del Cardinale Bibbiena, servissero di fregio lungo le pareti della stanza.
È noto però che simili pitture antiche, per esempio nelle Terme di Tito, si tro-
vano anche a grande distanza dal pavimento.

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