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Rosa, Salvatore
Satire — Amsterdam, [1695] [Cicognara, 1038]

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https://doi.org/10.11588/diglit.27075#0037
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E con censura seiocca, ed arrogante
A1 Poema immortai del Gran Torquato
Di contraporre ardiscono il Morgan te.
Oh troppo ardito fiuol, mal confìgliato !
Che un ottuso Cervel voglia trafiggere
Chi men degl’altri in poetare hàerrato !
Non t’incruscar tant’oltre, e non t’affliggere
De’carmi altrui,che il tuo latrar no muover
Se infarinale sei, vatti à far friggere .
Son degli Scarasaggi vsate pruove,
D’Aquila i parti ad invidiar rivolti,
Il portar gl’escrementi in grembo à Giove.
Anco alla prisca età furono molti,
Che posposer l’Eneide à i versi d’Ennio :
Secolo non fù mai privo di stolti.
Torno, ò Poeti, à voi : Dentro un biennio ;
Benché a vezzo con Verre ; i Furti volìri
Non conterebbe il Correttord’Erennio,
Oh vergogna , oh rossor de tempi nofiri J
I sugai espressì dall’altrui fatiche
Servon oggi di Balsami, e d’inchioflri.
Credonsi di celar quelle Formiche, £ na
Che han per Febo,e perClio,seggio,e caver*
II Gran rubato alle Raccolte antiche j
E senza adoperar Staccio, ò Lanterna
Si dii!ingue con breve o {servanone
La farina ch’è vecchia, e la moderna .
Raro è quel libro, che non fia un Centone
Di cole à quello , e quei tolte ,e rapite,
Sotto ii pretello dell'lmitatione.
Arillosano, Orazio, ove liete ite
Anime g andi ? Ah per Pietade, un poco
Fuor de sepolcri in quella luce ulcite.
Oh con quanta ragion vi chiamo, e invoco $
Che s’oggi i Furti recitar voìessi
Ariilofane mio verrefii roco.
B 6 Ora*
 
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