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Rosa, Salvatore
Satire — Amsterdam, [1695] [Cicognara, 1038]

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https://doi.org/10.11588/diglit.27075#0062
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(6o)
Chi di Nicia frà noi segue le scorte ,
Che spello il cibo si scordò; cotanto
Era lo Audio suo tenace, e forte ?
Chi nella nostra età pervenne al vanto
Di Timante, di Ludìo , 6 di Nicomaco ,
E chi può gire à Poiignoto accanto?
Non è pagato alcun come Timomaco;
Mà chi per istudiar queiCauno imita,
Che di Lupini sol pascea lo stomaco >•
Oggi l’Antichità da noi s’addita
Oziosi sedendo entro le Carte:
Mà la prisca Virtude era smarrita.
Furon le Donne ancor chiare in quest’Arte
Or qual semina sia , che à lor rassembri,
E polla andar della lor gloria à parte ?
Mà che l’antiche in ciò nesiun rimembri
Poiché le nostre son più dotte, e delie
Nel porre in opra la natura , e i membri.
Frà i Pittori, vi son genti si lette ;
Con un certo liquor, che non si scerne
Fanno antiche apparir certe lor Tette >
Degnqd’applausi j e di memorieeterne
Delle Donne il pennel scaltro, & attuto
Le Felle antiche fà parer moderne.
Mà in qual digresision son Jo caduto/
il mio Ronzin appunto in sui più bello
Di lìrada uscì delle Cavalle al fiuto .
Dietro alle Donne ognun perde il Cervello
£ le cose con iortutte a gran palio
Per certa simpatia vanno in bordello.
Lasciam dunque le Donne andar in chiasso
£ torniam ira i Pittori, ove trascorre
La superbia per tutto a gran fracasso .
Apelle il gran Pittor solleva esporre
Le sue satiche al publico , e nascotto ,
Per emendarle 5 i detti altrui racorre.
Que-
 
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