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Rosa, Salvatore
Satire — Amsterdam, [1695] [Cicognara, 1038]

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https://doi.org/10.11588/diglit.27075#0101
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**rrecarsi à viltade il Bene ellegere ;
■E la bagiana sua schiacta più nobile
Haver vergogna d’imparare à leggere •
Chiamar pedestre, e condannar d’ignobile
Chi non è de Tuoi Seggi, e Tuoi Capitoli ;
E, s’Jo mendico, il Ciel mi renda immobile,
volga ,chi non mel crede, i Tuoi gomitoli ;
Sempre il Cuo genio trovarà disposto
Di darli a rubbia c Principati, e Titoli.
*1 detto universal non mi discosto :
Dtri son pien di vento, ed ogni villa
P Nazione di gran fumo , e poco arrollo /
* alièro nome sol ci vanta , e acquilla
Chi più d’Aspide, hà il cor gonfio di boria 5
^ E chi più morti, e badonati hà in lillà 3
Patria serva de i Servi, e che lì gloria
Del gioco vii, che llrascinando và
» Odioso ogetto della mia memoria.
1° non voglio tradir la Verità,
Resa si è preiso ogn’un ridicolo/a
Per la soverchia sua credulità ,
Dell’Italico Omero la gloriosa
Urna venero anch’Jo, e à quella apprelso
. Di Sincero , e FJen l’Urna samosa ;
à chi piacer può mai mirar l’eccello
Delle sue tante vanitadi, e abusi ,
ip Dal Nobile il Plebeo suenato ,e oppreilò ?
kvanta i Cantelmi, e i Terracusi ,
J*li A vali al parde’Scipioni, e Marj,
p xJUi dalle lodi mie non son esclusi .•
» Dio , che nutre ancor de temerari
8 Un numero infinito , in contrapeso ,
Una Scuola di Ladri, e di Sicari ;
nde da giudo sdegno, & odio acceso
Da renunzio per sempre, e più non curo
D srà i Cittadini suoi d’esser compreso 3
E 2 Così
 
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