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Rosa, Salvatore
Satire — Amsterdam, [1695] [Cicognara, 1038]

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https://doi.org/10.11588/diglit.27075#0044
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Predicar!jer Atlanti,e per sossegni
Della terra cadente huomini tali,
Che son rovine pòi di Stati, e Regni.
S’un Prencipe s’ammoglia,oh quanti,oh quali
Si lasciano veder subjto in frotta
Epitalami, eCantici nuzziali !
Ogni Poema poi molira interrotta
Di qualche Grande la Genealogia, ( taj
Diptta in qualche Scudo ò in qualche Grot*
E quel, che fà /piccar quella pazzia
E che la razza effigiata e scoita
Dichiaran semprei Maghi in profezia*
Màs’è in cofioro ogni virtudeaccolta
Come dite, ò Poeti; Ond’è che ogn’vno
V i mira ignudi, e lamentarvi ascolta j
Se senza aita ogni scrittor digiuno
Piange, quelli non han virtutey overo
Quel Letteratoè querulo, ò importuno»
Deh cangiate horamai Itile, e penstero ;
E tralafciate tanta sfacciatagine
Detti un giudo furore à ì carmi il Vero.
Chiamate à dir il verSunio,òTimagine ;
Giache l’huom trà gl’obbrobj oggi s’allsva,
Nè timor vi ritenga, ò infingardaggine.
Dite di non saper, qual più riceva
Seguaci, ò l’Alcorano, od il Vangelo >
O la sirada di Roma, òdi Gene va.
Dite che della Fede è spento il Zelo ,
E, che à prezzo d’un pan vender si vede
L’Onor, la Libertà, l’Anima, il Cielo ;
Che per tutto Internile à pollo il piede .•
Che dalla Tartaria fino alla Betica
L’infame Tirannia post’hà la sede :
Ch’ogni Grande à sar’Orsuda, e frenetica j
E c’han satta nel Cor si dura cotica ,
Che la Coscienza più non gli solletica :
■ Deh
 
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