IDI
lazìone i
« puro in
"o, (fatta)
rente, che
►vane, che
^osta linea
\, ovvero
l, ovvero
ottura, per-
:opta il no-
ma sempre
figurativo,
mostri do-
rmente ciò
nolte prove
munzia che
re Y occhio;
sso rappre-
emplice ab-
i ipr, espri-
tico, la vo-
cialmente e
:olo medesimo,
e quadro fig-1'
,ropri stranieri
i, nei quali si
vocale. E»08
quasi esclusivamente adoperato nel sistema foneti-
co all'espressione della parola spsfacere. Portiamo
pertanto opinione, che quel carattere sia stato po-
sto nel numero dei segni fonetici a rappresentare
una vocale, non già in rispetto al suo nome obiet-
tivo &ò3\, ma alla voce esprimente la sua propria
facilità visiva, quale nel copto sussiste, eioupg,,
ei£.Tj r&T", visus, visto. E Fuso della pronunzia
rpi pel carattere Vocchio, talmente poi invalse nel-
la lingua d'Egitto, che anche accompagnato dalle
note dei segni ideografici per dinotare propriamen-
te l'occhio, non fu pronunziato altramente. Ne ve-
dremo a suo luogo li esempi. E anzi notabile che
credo io già che ciò allora si facesse per la prima volta; poi-
ché la maggior parte di quei caratteri ( per non dir tutti quan-
ti ) che sembrarono non mai usati, come lettere, prima dei
bassi tempi, s* incontrano pur talvolta col valore medesimo in
iscrizioni dell' epoca antica, e specialmente in quelle delle tom-
be dei re; e sono di quei che Champollion riguardava come
una specie di scrittura segreta. Gli Egiziani nei tempi di deca-
denza cercarono bensì a mettere in corso segni antiquati, od
anticamente riservati ad usi speciali ; ma non credo che ne in-
ventassero totalmente dei nuovi. Tra questi è V occhio, che nei
tempi faraonici è quasi sempre primo elemento della voce
py 6ID6^ IDI* facere, ed all'espressione di quest'idea
quasi costantemente consacrato : nei bassi tempi fu adoperato
ugualmente come semplice vocale nei nomi-propri stranie-
ri. Che poi Vocchio sia nei testi un'abbreviazione costan-
te della voce JDJ, è dimostrato dal vedersi spesse volte ac-
compagnato dalle lettere complemento della voce istessa, D ed f»
Ne vedremo molti esempi; i testi del Rituale ne offrono gran
numero tra le varianti dei luoghi identici e paralleli.
lazìone i
« puro in
"o, (fatta)
rente, che
►vane, che
^osta linea
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ottura, per-
:opta il no-
ma sempre
figurativo,
mostri do-
rmente ciò
nolte prove
munzia che
re Y occhio;
sso rappre-
emplice ab-
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tico, la vo-
cialmente e
:olo medesimo,
e quadro fig-1'
,ropri stranieri
i, nei quali si
vocale. E»08
quasi esclusivamente adoperato nel sistema foneti-
co all'espressione della parola spsfacere. Portiamo
pertanto opinione, che quel carattere sia stato po-
sto nel numero dei segni fonetici a rappresentare
una vocale, non già in rispetto al suo nome obiet-
tivo &ò3\, ma alla voce esprimente la sua propria
facilità visiva, quale nel copto sussiste, eioupg,,
ei£.Tj r&T", visus, visto. E Fuso della pronunzia
rpi pel carattere Vocchio, talmente poi invalse nel-
la lingua d'Egitto, che anche accompagnato dalle
note dei segni ideografici per dinotare propriamen-
te l'occhio, non fu pronunziato altramente. Ne ve-
dremo a suo luogo li esempi. E anzi notabile che
credo io già che ciò allora si facesse per la prima volta; poi-
ché la maggior parte di quei caratteri ( per non dir tutti quan-
ti ) che sembrarono non mai usati, come lettere, prima dei
bassi tempi, s* incontrano pur talvolta col valore medesimo in
iscrizioni dell' epoca antica, e specialmente in quelle delle tom-
be dei re; e sono di quei che Champollion riguardava come
una specie di scrittura segreta. Gli Egiziani nei tempi di deca-
denza cercarono bensì a mettere in corso segni antiquati, od
anticamente riservati ad usi speciali ; ma non credo che ne in-
ventassero totalmente dei nuovi. Tra questi è V occhio, che nei
tempi faraonici è quasi sempre primo elemento della voce
py 6ID6^ IDI* facere, ed all'espressione di quest'idea
quasi costantemente consacrato : nei bassi tempi fu adoperato
ugualmente come semplice vocale nei nomi-propri stranie-
ri. Che poi Vocchio sia nei testi un'abbreviazione costan-
te della voce JDJ, è dimostrato dal vedersi spesse volte ac-
compagnato dalle lettere complemento della voce istessa, D ed f»
Ne vedremo molti esempi; i testi del Rituale ne offrono gran
numero tra le varianti dei luoghi identici e paralleli.