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MC'CCCC, MAGGIO.
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(le Italia, ma dubitava saria pezo. Ilem, mandò al-
cuni sumarij di nove abute di la Valona, di l’orator
dii re, nominato domino Jacomo Rodio; eliam man-
dò una letera abuta di Spagna da la raina, la copia
è qui solo; et era eliam letere di Barzelona, die
erano conze le cosse con mori con ducati 50 milia,
et 1’ armata veniva verso Sicilia. Ilem, è novità nel
Regno; tuli pianze, e parlano assai dubitando di fran-
cesi; hanno speranza dii turco; unde il re spazò
uno altro messo al turco, inteso il prender di Lodo-
vico. Ilem, par uno Simon, yspano, feva fanti a Ro-
ma, per far novità in Reame; per la qual cossa il re
mandava il signor Prospero Golena de lì.
Copia de teiere di la serenissima regina vechia a la
serenissima sua figliola, data in Spagna.
Serenissima regina, figlia nostra carissima.
Questa facemo solamente per avisarve, come ha-
vemo ricevute le letere vostre, a le qual a presso
satisfaremo; et per farve intender li felici progressi
dii serenissimo signor re, nostro fratello et vostro
patre et barba observandissimo, centra li mori de
P Alpuxiares, et la mandemo a la ventura, per la via
de Valenzia, por Pietro de Fricis, quale partì a li
cinque de qua. Tra le altre cosse ve scrissemo, come
sua alteza havea preso uno monte fortissimo, a l’o-
108* posilo de la mior et più importante forteza, che te-
neano li mori, chiamata Lanzaron, qualle teneano li
mori fornita de homeni electi, et de fazoni. Da poi,
sua majestà, vedendo la pertinacia de quelli populi,
li qualli, sondo assai de non voler venir a venia et
ad obedientia, deliberò farli dar la balaglia a la pre-
fata forteza, et che ’l conte de Lerin con tre a milia
cavali et infiniti fanti, intrasse in l’Alpuxiares per
un’ altra parte ; et cussi fu exequito. Per modo che
animosamente quella forteza fu expugnata ; in la qual
furono morti et presi 500 mori, valentissimi home-
ni ; de la qual vicloria, per esser quel loco la meglio
securità havessero loro, pigliarono tanto teror et
paura, che subito mandarono ad sua alteza per
acordo. Et cussi sua majestà, per non poner im più
pericolo lo exercito et zente sua, volendo tutto lo
resto de quelli lochi expugnar con Parme, ultra che
li haria destruti, non senza grandissimo danno et
interesse de sua alteza, per li pagamenti et setta (sic),
se ne andò et aceptò lo acordo con alcune condilio-
ne : et maxime che per le spexe facte a la impresa,
li mori fi dano 50 milia ducali d’oro; et che li mori,
presi et captivati fino in quel dì, resteno schiavi. Et
sua majestà ha auto in suo potere tutte te altre for-
teze, et le ha fatte ben fornire de gente et ogni al-
tra cossa et munilione neccessaria, et da quel paese
ha levati alcuni mori scandalosi et de mala natura.
adeo che per sempre se ne è asecurata, che per ne-
suno tempo quelli popoli potrano transcorere a fi
inconvenienti et desordeni passati. Et poi sua maje-
stà se n’ è ritornata in Granata, dove starà alcuni di,
et secondo li advisi che havemo ozi, dia partir da
quella cità, per venire qui in Sibilia, a la serenissima
regina, sua consorte, a lo illustrissimo signor infante,
et ad noi, dove Faspectemo con grandissimo deside-
rio, per fruir la sua dolce conversatione et amore ne
porta, questi pochi dì che havemo de starli a presso.
Et ringratiemo nostro signor Dio, che n’ habia con-
cessa gratia, che in sì brevi dì habia terminata quella
impresa, con gloria de sua majestà, perchè con molta
molestia et despiacere li stavamo absente.
In Suiglia, a dì XVI marzo 1500.
Eliam, la dita regina scrisse al conte di Coper-
tine, in questa substantia; e di più dice che la maje-
stà e alteza dii re mandarà P armata sua. Et vidi una
letera, che il re di Spagna scrive di 8 marzo, di Lan-
garon, a essa regina, sua sorela.
La sotoscriptiom, dice : Que fava lo que sonora
mandar deba. El rey.
La mansion era : Serenissima sonora hermana.
È da saper, che il sumario di le letere di la Va-
lona, di 8 aprii, le qual fa menzion P orator è a Na-
poli, in sue letere dice che el sanzacho feva lavo-
rar P armata. E in aqua erano butate do galeaze e
do galie sotil, uno scorpione, uno arbatozo ; il resto
sarà 18 galee et 8 galeaze; hanno canoni, la bocha di 109
qual è uno palmo, Ilem, a Lepanto Jacub bassà es-
ser zonto, è il bassà di la Romania, et li do Pioli dii
signor li manda velie 500. Sarà fortissimo il signor
in campo, con persone e cavali 150 milia, et era
zorni G, videlicel a dì 2 aprii, che il signor turco pre-
dilo partì di Andernopoli, per venir in campo a la
via di Salonichij.
Da Ferara, dii vicedomino, di 3. Come quel si-
gnor à ditto, lanze 600 e assa’ fanti de’francesi an-
dava versso Pisa, pagati per fiorentini, per rehaver
Pisa, Pietrasanta e Montepulzano. Ilem, veniva a Ve-
necia uno orator di luchesi, nominato domino Nicc-
hio Tegrimi, et il conte Zuam Francesco di la Miran-
dola à manda a dir al signor ducha, voi mandar lì a
Ferara la soa fameia ; dubita de’ francesi, et voria
MC'CCCC, MAGGIO.
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(le Italia, ma dubitava saria pezo. Ilem, mandò al-
cuni sumarij di nove abute di la Valona, di l’orator
dii re, nominato domino Jacomo Rodio; eliam man-
dò una letera abuta di Spagna da la raina, la copia
è qui solo; et era eliam letere di Barzelona, die
erano conze le cosse con mori con ducati 50 milia,
et 1’ armata veniva verso Sicilia. Ilem, è novità nel
Regno; tuli pianze, e parlano assai dubitando di fran-
cesi; hanno speranza dii turco; unde il re spazò
uno altro messo al turco, inteso il prender di Lodo-
vico. Ilem, par uno Simon, yspano, feva fanti a Ro-
ma, per far novità in Reame; per la qual cossa il re
mandava il signor Prospero Golena de lì.
Copia de teiere di la serenissima regina vechia a la
serenissima sua figliola, data in Spagna.
Serenissima regina, figlia nostra carissima.
Questa facemo solamente per avisarve, come ha-
vemo ricevute le letere vostre, a le qual a presso
satisfaremo; et per farve intender li felici progressi
dii serenissimo signor re, nostro fratello et vostro
patre et barba observandissimo, centra li mori de
P Alpuxiares, et la mandemo a la ventura, per la via
de Valenzia, por Pietro de Fricis, quale partì a li
cinque de qua. Tra le altre cosse ve scrissemo, come
sua alteza havea preso uno monte fortissimo, a l’o-
108* posilo de la mior et più importante forteza, che te-
neano li mori, chiamata Lanzaron, qualle teneano li
mori fornita de homeni electi, et de fazoni. Da poi,
sua majestà, vedendo la pertinacia de quelli populi,
li qualli, sondo assai de non voler venir a venia et
ad obedientia, deliberò farli dar la balaglia a la pre-
fata forteza, et che ’l conte de Lerin con tre a milia
cavali et infiniti fanti, intrasse in l’Alpuxiares per
un’ altra parte ; et cussi fu exequito. Per modo che
animosamente quella forteza fu expugnata ; in la qual
furono morti et presi 500 mori, valentissimi home-
ni ; de la qual vicloria, per esser quel loco la meglio
securità havessero loro, pigliarono tanto teror et
paura, che subito mandarono ad sua alteza per
acordo. Et cussi sua majestà, per non poner im più
pericolo lo exercito et zente sua, volendo tutto lo
resto de quelli lochi expugnar con Parme, ultra che
li haria destruti, non senza grandissimo danno et
interesse de sua alteza, per li pagamenti et setta (sic),
se ne andò et aceptò lo acordo con alcune condilio-
ne : et maxime che per le spexe facte a la impresa,
li mori fi dano 50 milia ducali d’oro; et che li mori,
presi et captivati fino in quel dì, resteno schiavi. Et
sua majestà ha auto in suo potere tutte te altre for-
teze, et le ha fatte ben fornire de gente et ogni al-
tra cossa et munilione neccessaria, et da quel paese
ha levati alcuni mori scandalosi et de mala natura.
adeo che per sempre se ne è asecurata, che per ne-
suno tempo quelli popoli potrano transcorere a fi
inconvenienti et desordeni passati. Et poi sua maje-
stà se n’ è ritornata in Granata, dove starà alcuni di,
et secondo li advisi che havemo ozi, dia partir da
quella cità, per venire qui in Sibilia, a la serenissima
regina, sua consorte, a lo illustrissimo signor infante,
et ad noi, dove Faspectemo con grandissimo deside-
rio, per fruir la sua dolce conversatione et amore ne
porta, questi pochi dì che havemo de starli a presso.
Et ringratiemo nostro signor Dio, che n’ habia con-
cessa gratia, che in sì brevi dì habia terminata quella
impresa, con gloria de sua majestà, perchè con molta
molestia et despiacere li stavamo absente.
In Suiglia, a dì XVI marzo 1500.
Eliam, la dita regina scrisse al conte di Coper-
tine, in questa substantia; e di più dice che la maje-
stà e alteza dii re mandarà P armata sua. Et vidi una
letera, che il re di Spagna scrive di 8 marzo, di Lan-
garon, a essa regina, sua sorela.
La sotoscriptiom, dice : Que fava lo que sonora
mandar deba. El rey.
La mansion era : Serenissima sonora hermana.
È da saper, che il sumario di le letere di la Va-
lona, di 8 aprii, le qual fa menzion P orator è a Na-
poli, in sue letere dice che el sanzacho feva lavo-
rar P armata. E in aqua erano butate do galeaze e
do galie sotil, uno scorpione, uno arbatozo ; il resto
sarà 18 galee et 8 galeaze; hanno canoni, la bocha di 109
qual è uno palmo, Ilem, a Lepanto Jacub bassà es-
ser zonto, è il bassà di la Romania, et li do Pioli dii
signor li manda velie 500. Sarà fortissimo il signor
in campo, con persone e cavali 150 milia, et era
zorni G, videlicel a dì 2 aprii, che il signor turco pre-
dilo partì di Andernopoli, per venir in campo a la
via di Salonichij.
Da Ferara, dii vicedomino, di 3. Come quel si-
gnor à ditto, lanze 600 e assa’ fanti de’francesi an-
dava versso Pisa, pagati per fiorentini, per rehaver
Pisa, Pietrasanta e Montepulzano. Ilem, veniva a Ve-
necia uno orator di luchesi, nominato domino Nicc-
hio Tegrimi, et il conte Zuam Francesco di la Miran-
dola à manda a dir al signor ducha, voi mandar lì a
Ferara la soa fameia ; dubita de’ francesi, et voria