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Sanutus, Marinus; Fulin, Rinaldo [Hrsg.]; Barozzi, Nicolò [Hrsg.]; Stefani, Federico [Hrsg.]
I diarii (1496-1533) (Tomo 3): [1.10.1499 - 31.3.1501] — Venezia: a spese degli autori, 1880

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https://doi.org/10.11588/diglit.67589#0556
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1083

MCCCCC, NOVEMBRE.

1084

Item, il re di romani 0 voleva far. Item, era a la
dieta, e aspetava la risposta dii roy a li do oratori
mandati, qual li mandava a oferir acordo, con que-
sto, ponesse in stato di Milan la caxa sforzescha, vi-
délicet il signor Lodovico, e il Cardinal Ascanio ne li
soi benefìcij eie. Item, non à mandato il ducha di
Saxonia, qual era uno di oratori, deputati a esso re
di Pranza. Item, di l’orator nostro, el re 0 sape la
Signoria volesse mandar, imo sa certo, si la Signo-
ria manda, sarà aceptato. Item, inteso el re la ve-
nuta dii Cardinal curzense per legato, à ordinà non
lo aldir, e scrito a Trento e in altri soi luogi, non
10 lassi passar. Item, di Milan, missier Zuan Jacomo
era venuto a Vegevene, il re mandava 400 lanze in
Italia, e il conseio di Milan era andato a Pavia, per
esser a parlamento con dito missier Zuan Jaco-
mo eie.
Fo leto le opinion tre, nominate di sopra, e una
di sier Nicolò Trivixam, che volea scriver in Pranza
prima eie., e una di savij ai ordeni. Or il primo parlò
sier Lunardo Loredan, procurator, per la so opinion.
Poi sier Lunardo Grimani, qual sollo messe una al-
tra opinion : far do letere. Poi sier Constantin di
Prioli, per la soa, qual rimase solo. Demum, sier Al-
vise Mocenigo, savio ai ordeni. Poi sier Lorenzo di
Prioli, contra tutte ; e aricordò cerlum quid. Poi sier
Francesco Donado. Et prima sier Marco Antonio
Morexini, el cavalier, e sier Nicolò Trivixan, procu-
rator, e Jo, Marin Sanudo, introno in 1’ opinioni di
sier Lunardo Loredan e compagni, etiam sier Zuan
Morexini e sier Antonio Trun, consieri. Sier Piero
Duodo, savio a tera ferma, messe de indusiar. Andò
le parte : 0 non sincere ; 0 di no ; di 4 savij ai or-
deni, 2; dii Prioli, 10; dii Duodo, di l’indusia, 16 ;
dii Grimani 18 ; dii resto di savij, ne la qual Jo era,
91. Et questa fu presa. E diese comunichar con Po-
rator di Pranza. Et fo comandato gran credenze.
429 * A dì 19 novembrio. In colegio vene il principe.
Et sier Lunardo Grimani, savio a terra ferma, et
provedaclor sopra le vendede, riferì esser stato con
11 compagni a Rialto, et haver dato tre incanti a tutte
le caxe di debitori di la Signoria nostra, parte di le
raxon nuove, e parte di le cazude ; et eri detono
principio a veder (sic) parte per più dii quinto. Et
accidit un dubio, si ’l vende di più à d’esser dii de-
bitor ; ma, si vende di mancho, de chi dia esser il
danno. E fo varie opinioni.
Vene P orator di Napoli, al qual, poi usate certe
parole per il principe, li fo fato lezer la diliberationi
fata eri, e la risposta al suo re. Qual disse, era di
laudar li savij consulti di la Signoria nostra, et seri- |

veria a la majestà dii suo re, dicendo : O pace dubia,
o guera secura è da elezer. Poi disse : Vostra sere-
nità intende nulla di francesi, che venga in Italia ?
Intendo ne vien assai. Et li fo risposto, nulla si
sapea.
Vene li oratori dii papa e quel di Pranza insie-
me. Et quel dii papa laudò la risposta, a li qual fo
fato lezer, e cussi quei di Pranza. Et disse, pregava
la si mandasse al nostro orator, acciò il re la vedes-
se. Et cussi fo acertato la si manderia, e a Roma et
in Pranza.
Di Franza, di sier Benelo Trivixan, el cavalier,
orator, date a Nantes, in Bertagna, a dì do novem-
brio. Come, credendo il roy si dovesse partir, come
disse, esso orator andò da soa majestà per tuor li-
centia, et exortando soa majestà a l’impresa, e scri-
ver in Spagna lassi P armada. Disse, scriverla, e li
faria veder le letere, et dii resto faria il tutto eie. Et
non voleva darli licentia, perchè havia malia ciera,
acciò megliorasse eie. E tornò a caxa con gran do-
glie, licei la febre P habi lassato. Et, ricevuto nostre
letere, li fè comunichar, per il secretarlo, la risposta
fata dal re di romani, e altri sumarij di Levante. E
intese, il re aver usato tal parole : Nui faremo altro,
a tempo nuovo, per la potentia mazor che havemo.
Item, di Martin da Casal, disse vederia la letera; e
par, soa majestà habi auto letere dii gran rnaistro
di Rodi zercha Modon, promete ajutar in tutto.
Ilem, il re à ’uto nova di la morte di suo cugnato,
conte de Poys qual governava il Delphinà, e in suo
loco succederà el principe de Orangie. Ilem, il re à
mandato salvo conduto a domino Antonio Frixom,
orator dii re Fedrico, possi venir; qual vien per
causa di le noze di la boia, e per altro non aldirà.
Ilem, à mandato il suo capelam contra il successor;
et à letere di 20, da Liom, come a Roan montava
in barcha per Nantes eie. Item, si atende uno ver-
leto di zambra dii re, andato a Fiorenza a protestar,
li dagi li danari da pagar le zente, aliter farà rete-
gnir li merchadanti fiorentini, sono nel regno. Ilem,
è nova, monsignor di Sans, andato a’ sguizari, esser
stà sachizato da ditti sguizari eie., in strada.
Dii dillo, orator, di 4. Come à comunichato al
re la risposta fata a le letere dii re di romani eie.
Item, ave da domino Acursio soa majestà letere di
la morte dii turcho; et esso orator acertò nulla era,
e fo messo silentio, acciò non tardasse il scuoder di
le decime, e ordinà non se ne parli. Item, soa ma-
jestà va a Tros (sic), non voi darli licentia; et, come
il Cardinal Roan li à fato intender, voi prima aldi la
risposta, soa majestà farà a li oratori dii re di ro-
 
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