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Scamozzi, Vincenzo
L' Idea Della Architettvra Vniversale: Diuisa in X. Libri (Band 1): Dell'Eccellenza Di Qvesta Facoltà, De gl'Architetti prestanti: e Precetti, Inuentioni, Disegni, Modelli, & Opere merauigliose — Venetia, 1615 [Cicognara, 651]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1674#0004
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Republica, fcoprendosiin tutti i tempi fempremuitto 3 e genercfi*Prencipe«nel tempo
di pace, e dì guerra ; e quando dalle più grdui occupai ioni di Stato suol prender qual-
che ristoro dell'animo , non le mancano per fno diporto trattenimenti de più lode-
voli [ludi intuite le Sciente, e Facoltà, che drvn gran Principe fono degne : espe-
cialmente in quelle\ e hanno gran fìmbalo > eemuemenz^aconquefe dell' Architettu-
ra . ilche me non piamente noto per fama, màp-fso gloriarmi dhauer vdito, e ve-
duto di prefenz^a con mia Comma, Qr* indicibile mcrauiglia > quando per mia buona
fortuna mioccorfe paffar per glifie Ita fumi firn Stati, e specialmente per InfbrucK,
Anno accomparando t lUulìri(simc\ Siqnor ''Pietro Duod.o Cmailer dthonorata memo-
ria y <sAmbafciator Veneto alla faera Maejìa. Cefarea di Rodolfo 11.fratello diVo*
Anno Jira Sereni/sima Altez>z>a. 6non molto doppo anco nel mio piaggio per Sal^burg
chiamato per la fa'orica nuoua di quella Caihedrale 5 nel qual tempo fui da VoBra
Altera Seremfsima, arrichito di tmtegratie^S eBraer dinar ijfauori, gf anco de
fuoi grattifsims3 e benigni commandamenti-yintanto ctiio reflaiin quel punto dalle
fue grandi, (s heroiche 'virtù di maniera rapito, che col più deuoto > Q? ardente af-
setto del mio animo, dedicai me ftesfo alla grandes^a del fuo nome, & ammirande
virtù i defiderando pur vn giorno , che di tanto mi sofse e ori efèti Cielo,, ch'io potejsi
dar qualche degno teftimonio al mondo di quefla mia (ingoiar diuotione. Et ecco
che al prefente con l'occasione didaw alle Bampe, e per beneficio del Mondo quefla.
mia Architettura Vniuerfale ho prefò animo di consacrar alla Serenifsima fua
per fona la parte principale ài esfa mia fatte a {prendendo infierne* come certajpe-
ranz^a\ che col felice indir il^zj) di quefla prima debbiano anco le altre parti di tut-
ta l'opera di mano in mano fortir > come f^ero fortunato fuccefso. Degnìfsi dunque
[ Altel^aVofira Seremf. per la fua innata benignità di non (preXs^ar q^eìlo pic-
ciolo dono alla fua grandeXz^ay chehumilmente^ e reuerent emente le porgo} quafi in
tributo di quello Homaggia, che je non per nafeita, almeno per e le tt ione} è come vo-
lontario vassallo fon tenuto di osferirle, che far a proprio effetto dì quella grande'&z,a,
e generosita connaturale d'animo, con la quale Ve fra Alleila Sereni/sima e foll-
ia difauorir le fetenzie y e le belle Arti 3eparimente le perfone dotte->et i profejfori dì
. quelle 3 che confidentemente ricorrono fatto l'ombra della fua protettiom, et in que-
jto mentre il Signor Dio proceri lunghi3 e felici anni la fua Serenifsima x e valor ofa,
per fona.
Di Venetia>dó.Agofio« x 6 i /»

Di VoBra oAlteX^aSerenissìm^

Humilissimo, e Denotissimo feruti or?*

Vincenzo Scamo&zj*

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