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Schlosser, Julius von
Sull'antica storiografia italiana dell'arte — Palermo, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.14062#0121
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Il nome del Winckelmann segna il
principio dell'egemonia tedesca nella scieii'
za dell'arte figurata, ma noi sappiamo quello
che egli deve allo spirito italiano, debito che
egli ha riconosciuto durante tutta la sua vita
tragicamente finita. Per due generazioni l'in-
vestigazione dell'arte italiana fu allora an'
ch'essa compiuta innanzi tutto da tedeschi;
per più di uno di loro fu il lavoro principa'
le della vita. Basta pronunciare due grandi
nomi : C. F. Rumohr colle sue «Italienischen
Forschungen », che ci sono oggi di guida
— come d'Agincourt e più tardi Cavalca'
selle, egli finisce con Raffaello — e Jakob
Burkhardt col Cicerone e colla storia del Ri-
nascimento Italiano, per non nominare che
questi. Ma anche l'importante conoscitore e
raccoglitore che si nasconde sotto il curioso
pseudonimo di Lermolieff, il senatore Gio-
vanni Morelli, ha redatto in tedesco i suoi
scritti critici così straordinariamente impor'
tanti per la scuola positiva della seconda metà
dell'Ottocento: questo schietto italiano sa-
 
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