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mocrate con 35 triremi, ed i Siracusani, consigliati da Diocle ,
deliberavano di migliorare le leggi della republica per opera di
lui, e di quei cittadini che, per sapere e per senno, gli altri avan-
zavano. Quindi allora comparvero le famose leggi Dioclee , che
non solo i Siracusani, ma molte altre città di Sicilia adottarono,
e salde mantennero, sinché l'isola tutta cadesse in potestà de' Ro-
mani (189).
Non andò guari però che il quieto vivere de' Siciliani venne
nuovamente turbato a cagione degli odi inestinguibili , che tra
Selinunte ed Egesta sempre vivi ferveano. Imperciocché i primi,
resi maggiormente animosi dalle riportate vittorie, non rimette-
vano dal molestare con usurpazioni continue i loro vicini, i quali
vedendosi inabili al resistere , né avendo nulla a sperare dalla
vinta Atene, né dalle altre città di Sicilia, in cui ancor viva ser-
bavasi la rimembranza de' mali per cagion loro sofferti, offrironsi
di per se stessi agli Affricani. Accolse Cartagine la profferta, in-
viando sollecitamente 58oo soldati al soccorso di Egesta , prelu-
dio infelice della guerra fatale, che piombar doveva sulla Sicilia.
Venuta poi la primavera, un numeroso navilio vi recava cento oiimp. xcn. 4.
o duecentomila Cartaginesi , né appena Annibale, cui l'esercito*'
ubbidiva, giungea in Lilibeo, che avido di vendicare la morte di
Amilcare suo avolo, vinto da Gelone ne' campi d'Imera(i 90), mo-
veasi contro i Selinuntini, imposessandosi lungo la via del loro
emporio, posto alla foce del fiume Mazaro, e poscia della stessa
Selinunte, difesa invano da' valorosi suoi cittadini. Così nel de-
cimo giorno dell' assalto perì 1' infelice città, e le mura, le case
ed i tempi stupendi, atterrati dal furore degli Affricani, i citta-
dini miseramente trafìtti, resero compiuta la vittoria di Anniba-
le, ed eterna la sua barbarie. Non sopravvissero alla strage che
soli 25oo cittadini, i quali ricovratisi in Agragante ottennero po-
scia, per opera di Empedione, di riabitare i miseri avanzi della
distrutta città (191).
Vinta Selinunte, volgeasi il baldanzoso Affricano all'assalto d'I-
mera ed , ingrossato 1' esercito di Siculi e di Sicani , poneasi a
campo su di un colle elevato. Resistevano all'urto i valorosi Ime-
resi , e inanimiti del sussidio di 5. mila Siracusani condotti da
Diocle, venivan fuori i ripari, ed investivano i nemici, facendone
Anlìch. della Sic, Voi. L 9
mocrate con 35 triremi, ed i Siracusani, consigliati da Diocle ,
deliberavano di migliorare le leggi della republica per opera di
lui, e di quei cittadini che, per sapere e per senno, gli altri avan-
zavano. Quindi allora comparvero le famose leggi Dioclee , che
non solo i Siracusani, ma molte altre città di Sicilia adottarono,
e salde mantennero, sinché l'isola tutta cadesse in potestà de' Ro-
mani (189).
Non andò guari però che il quieto vivere de' Siciliani venne
nuovamente turbato a cagione degli odi inestinguibili , che tra
Selinunte ed Egesta sempre vivi ferveano. Imperciocché i primi,
resi maggiormente animosi dalle riportate vittorie, non rimette-
vano dal molestare con usurpazioni continue i loro vicini, i quali
vedendosi inabili al resistere , né avendo nulla a sperare dalla
vinta Atene, né dalle altre città di Sicilia, in cui ancor viva ser-
bavasi la rimembranza de' mali per cagion loro sofferti, offrironsi
di per se stessi agli Affricani. Accolse Cartagine la profferta, in-
viando sollecitamente 58oo soldati al soccorso di Egesta , prelu-
dio infelice della guerra fatale, che piombar doveva sulla Sicilia.
Venuta poi la primavera, un numeroso navilio vi recava cento oiimp. xcn. 4.
o duecentomila Cartaginesi , né appena Annibale, cui l'esercito*'
ubbidiva, giungea in Lilibeo, che avido di vendicare la morte di
Amilcare suo avolo, vinto da Gelone ne' campi d'Imera(i 90), mo-
veasi contro i Selinuntini, imposessandosi lungo la via del loro
emporio, posto alla foce del fiume Mazaro, e poscia della stessa
Selinunte, difesa invano da' valorosi suoi cittadini. Così nel de-
cimo giorno dell' assalto perì 1' infelice città, e le mura, le case
ed i tempi stupendi, atterrati dal furore degli Affricani, i citta-
dini miseramente trafìtti, resero compiuta la vittoria di Anniba-
le, ed eterna la sua barbarie. Non sopravvissero alla strage che
soli 25oo cittadini, i quali ricovratisi in Agragante ottennero po-
scia, per opera di Empedione, di riabitare i miseri avanzi della
distrutta città (191).
Vinta Selinunte, volgeasi il baldanzoso Affricano all'assalto d'I-
mera ed , ingrossato 1' esercito di Siculi e di Sicani , poneasi a
campo su di un colle elevato. Resistevano all'urto i valorosi Ime-
resi , e inanimiti del sussidio di 5. mila Siracusani condotti da
Diocle, venivan fuori i ripari, ed investivano i nemici, facendone
Anlìch. della Sic, Voi. L 9