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Serradifalco, Domenico LoFaso Pietrasanta di
Le antichità della Sicilia (Band 2) — Palermo, 1834

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https://doi.org/10.11588/diglit.3400#0038
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( 34)

l'ora manifestano, nel formare il contorno delle figure, imitate
su di un tipo convenzionale ed inanimato, con linee diritte o
da queste appena scoslantesi (22). Dal che risulta: i.° una grande
uniformila nel trattare i simulacri, dovendo sempre l'artista pro-
cedere per linee grandi e diritte senza permettersi quegli sva-
riati piani, che agli accidenti della natura umana rispondono (23)5
2.0 quel carattere grave e solenne, il quale, benché d'imitazione
sfornito, desta tutt'ora la nostra ammirazione.

In quanto a'particolari poi, sempre grandi ne sono gli occhi,
piani, obliqui e non mai incavati, come usarono i Greci, ina a
fior di fronte; schiaccialo o aquilino il naso5 l'osso delle mascelle
saliente e forte pronunziato con contorni rettilinei del par che
la convessità del mento; la bocca chiusa e separate le labbra da
una sola linea alquanto all'insù tirata negli angoli; più alte dal
naturale le orecchie; i fianchi sottili e rilevati i lombi; le mani
espresse con mezzano artifizio; larghi e piatti i piedi ; senza con-
vessità le unghie per una sola linea cerniate; e lutto ciò, trala-
sciando di tanti altri particolari, che or più or meno si scostan
dal vero; fra i quali segnatamente è a notare la mancanza dei
capelli e della barba, la quale, nelle figure maschili, gli artisti
egiziani limitaronsi ad indicare per un'appendice (24), che da
sotto il mento verso il petto discende (25).

La Grecia innanzi che ricevesse dagli stranieri i primi elementi
della civiltà era abitata da'Pelasgi (26), i quali, sì come notarono
alcuni valentuomini, non distinguevano i loro Dei né per nomi,
né per attributi, ma con voce generica appellavano Theoz, ed
una rozza pietra costituivane il simbolo. Erodoto (27) avea inteso
in Dodona, che le divinità de'Pelasgi erano in origine senza nomi,
e i dodici dei consentes et complices da essi nell'Italia recati furori
della natura medesima. Il che da Pausania (28), da Clemente
Alessandrino, e da tanti altri antichi scrittori (29) ci vien pur
confermato.

Allorquando però vi giunsero gli stranieri, che santuari innalzaron
ed eresser città, comparvero i sagrificì e le statue degli immor-
tali; e indi avvenne che l'arte, altrove coltivata, vi s'introdusse
insieme colle più antiche colonie (3o).

Egli è pur vero, che nella prima epoca della sua civiltà la
 
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