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ardiva innohrarsi siti dentro il gran porto(i85), e poco dopo i cor-
sari cilici ne devastavano le campagne mettendo lutto a ruba ed a
sacco (186). Governata da' prelori romani , che dispoticamente
operavano, la sorte di Siracusa non meno che della intera Sicilia
dipendea totalmente dall'umore di questi, diguisachè aspramente
talvolta da costoro travagliata, videsi tal altra venire a più mite
condizione per un governo più umano e benefico (187). Ma più
che ogni altra cosa tornò fatale a Siracusa ed alla Sicilia la pre-
tura di Verre, di cui Marco Tullio dannò il nome all'esecrazione
de' posteri. E tale allora divenne la nostra miseria, che quando
nell'Olimp. CLXXXVII Ottaviano vincitore in Azio, riunì in
se solo il possesso dell'impero, Imera, Gela, Gallipoli, Selinunle,
Eubea, Murganzio e tante altre città eran divenute vile ricetto
di armenti; ed Alesa, Tindari, Egesta, Lilibeo, Camerina, Erice
e Siracusa medesima, presentavano appena l'ombra della loro
esistenza.
Assunto Ottaviano il titolo d'Imperatore, volle che si rifabbri-
cassero Catana, Genturipe ed Apollonia, città a lui devote(i88); nò
ciò solamente, che di nuove colonie fornì non pur Siracusa, maPa-
normo, Tauromenio, Eraclea, Terme, Tindaro, Messana e Lili-
beo (189). I susseguenti imperatori, furono ora molesti, ora favore-
voli a Siracusa. Tiberio privavala del famoso simulacro di Apollo
Temenite colosso di 5o cubiti, ch'ei destinava per la biblioteca del
tempio che aveva in Roma ad Augusto innalzato (190). Caligola
che tenne in Roma e sulle province sì ferreo governo, mostrossi
(incredibile cosa!) benevolo a Siracusa. Egli i tempi e le mura
ne ristorò; ordinando che ivi i giuochi Astici si celebrassero(191);
ed Antonino Pio con simili ed altri buoni provvedimenti sì fatta-
mente migliorò la sorte de' Siciliani, che il nome di padre della
pallia ne riportò(192). Le campagne di Siracusa nell'anno 277
di Cristo erano infestate da'Franconi venuti dell'Asia, che met-
tevan tutto a ruba ed a sacco, e di terrore empivan la città, e
le popolazioni, che le stavan vicine (ig3). Ma in tutta questa de-
solazione ed in tanto abbattimento degli animi sembra che in
Siracusa l'amor delle lettere non erasi spento del tutto; percioc-
ché veggiamo nel IV secolo, oltre a Vopisco, uno degli scrittori
della storia augusta, altri, che senza levar alto grido, gli studi
coltivavano (194).
ardiva innohrarsi siti dentro il gran porto(i85), e poco dopo i cor-
sari cilici ne devastavano le campagne mettendo lutto a ruba ed a
sacco (186). Governata da' prelori romani , che dispoticamente
operavano, la sorte di Siracusa non meno che della intera Sicilia
dipendea totalmente dall'umore di questi, diguisachè aspramente
talvolta da costoro travagliata, videsi tal altra venire a più mite
condizione per un governo più umano e benefico (187). Ma più
che ogni altra cosa tornò fatale a Siracusa ed alla Sicilia la pre-
tura di Verre, di cui Marco Tullio dannò il nome all'esecrazione
de' posteri. E tale allora divenne la nostra miseria, che quando
nell'Olimp. CLXXXVII Ottaviano vincitore in Azio, riunì in
se solo il possesso dell'impero, Imera, Gela, Gallipoli, Selinunle,
Eubea, Murganzio e tante altre città eran divenute vile ricetto
di armenti; ed Alesa, Tindari, Egesta, Lilibeo, Camerina, Erice
e Siracusa medesima, presentavano appena l'ombra della loro
esistenza.
Assunto Ottaviano il titolo d'Imperatore, volle che si rifabbri-
cassero Catana, Genturipe ed Apollonia, città a lui devote(i88); nò
ciò solamente, che di nuove colonie fornì non pur Siracusa, maPa-
normo, Tauromenio, Eraclea, Terme, Tindaro, Messana e Lili-
beo (189). I susseguenti imperatori, furono ora molesti, ora favore-
voli a Siracusa. Tiberio privavala del famoso simulacro di Apollo
Temenite colosso di 5o cubiti, ch'ei destinava per la biblioteca del
tempio che aveva in Roma ad Augusto innalzato (190). Caligola
che tenne in Roma e sulle province sì ferreo governo, mostrossi
(incredibile cosa!) benevolo a Siracusa. Egli i tempi e le mura
ne ristorò; ordinando che ivi i giuochi Astici si celebrassero(191);
ed Antonino Pio con simili ed altri buoni provvedimenti sì fatta-
mente migliorò la sorte de' Siciliani, che il nome di padre della
pallia ne riportò(192). Le campagne di Siracusa nell'anno 277
di Cristo erano infestate da'Franconi venuti dell'Asia, che met-
tevan tutto a ruba ed a sacco, e di terrore empivan la città, e
le popolazioni, che le stavan vicine (ig3). Ma in tutta questa de-
solazione ed in tanto abbattimento degli animi sembra che in
Siracusa l'amor delle lettere non erasi spento del tutto; percioc-
ché veggiamo nel IV secolo, oltre a Vopisco, uno degli scrittori
della storia augusta, altri, che senza levar alto grido, gli studi
coltivavano (194).