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Machiavelli, Niccolò; Valenti, Giuseppe ¬de¬ [Hrsg.]
La Sublime Scuola Italiana: Ovvero Le Più Eccellenti Opere Di Petrarca, Ariosto, Dante, T. Tasso, Pulci, Tassoni, Sannazzaro, Chiabrera, Burchiello. Macchiavelli, Boccaccio, Casa, Varchi, Sperone Speroni, Lollio, Gozzi, Martinelli, Algarotti (Prosatori ; Vol. 3): [Celebri E Interessanti Opere In Prosa Di Niccolò Macchiavelli] — Berlino, Stralsunda, 1787 [VD18 90506235]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30437#0014
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78

Delle Istorie

sono pericolose e mortali, così Firenze, qnanto ella
fu più tarda a seguitar le Sctte d’ Italia, tanto dipoi
fu piìi asfiitta da quelle. La cagione della prima di-
visìone è notissima, perchè è da Dame e da molti
altri scrittori celebrata; pur mi par brevemente da
raccontarla. Erano in Firenze tra i’ altre farrliolie

O

potcntissime, Buondeimonti e Uberti ; apprciso a
quesìe, erano gli Amidei e i Donati. Era nella fa-
miglia deiDonati una donna vedova e ricca, la qua-
le aveva una figliuola di bellissimo aspctto. Aveva
cofiei insra se discgnato, a Meiser Buondelmonte,
cavaliere giovine e della famiglia de’ Buondclmonti
Capo, inaritarla. Qucfio iuo discgno, o pcrnegli-
genza, o per credcre poter esser sempre a tempo
non aveva ancora scoperto a persona, quando il
caso fece che a Vesser Buondelmonte si maritò una
fanciulla degli Amidci; di che quella donna fu ma-
lissimo contenta, e sperando di potere con ìa bellez-
za deila sua figliuola, prima che quelle nozze si ce-
lebrassero, perturbarie, vedendo Mcsser Buondel-
monte, che solo veniva verso la sua casa, scesc da
basso, e dietro si condusse la figliuoia, e nel passare
quello, se gli fece incontra, dicendo: Io mi raìle-
gro veramente aisai dcll’ aver voi preso moglie, an-
cora che io vi avcssi serbata quefia mia figliuola, e
spinta la porta gliene fece vedere. 11 cavaliere
vcduto la bellezza della fanciulla, la quale cra rara ,
e considcrato il sangue e la dote non esser infe-
riore a quella di colci che egli aveva tolta, si accese
iu tanto ardore cli avel’Ia , che non pensando alla fe-
de data, nt' alla ingiuria che faceva a rompcrla, nè
ai maii che dalla rotta fede gliene potevano incon-

tra*
 
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