GlORNATi
253
rnolte quentnonie piangendo gli cTIsse* Padre rnìa
cr vi dico io benc, che io non posso piu soffeiire,
sna perciocchè Paltr’ieri io vi proinisi di niuna cosa far-
ne, che io prima nol vi dicessi, son venuta ad iscu-
sarmivi >* e acciocchè voi crediate, che io abbiara-
gìone e di piagnere e di rammaricarmi, io vi voglio
dire ciò , chelvoftro amico , anzi diavolo dello’nfer-
no mi fece stamane poco innanzi mattutino, Io 11011
so qual male ventura gli h facesse a sapere, che il ma-
xito mio andasse iermattina a Gcnova, se non che sta-
inane ali’ ora, che io v’ ho detta, egli entrò in ua
mio giardino, e vennesene su per uno alb-ero alla fi-
nestra della camera mia, la qual’ c sopra -ilgiardino,
e già aveva la finestra aperta, e voleva nella camera
entrare, quando in destatami snbito mi levai -, e ave-
va cominciato a gridare, e avrei gridato, senon chc
cgli, cne ancor dentro non era, mi chiese mercè
per Dio, e per voi, dicendomi chi egli era, laonde
io udendolo per amore di voi tacqui, e ignuda, co-
me io nacqui, corsi, e serraigli la finestra neì viso,
e egli nella sua mal’ ora crcdo che se n’ andasse,
pcrciocchè poi più nol sentii- Ora se questa è belia
cosi, cd è dasofferire, vedetelvoi, io pcr me non 111.
tcndo di più comportargliene, anzi ne gli ho io be-
ne per amor di voi sofferte troppe. II frate uden-
do questo fu il più turbato uomo del mondo, enon
sapeva che dirsi, se non che più volte la domandò,
lc elia aveva ben conosciuto , che egli non fosse sta-
to altvi. A cui Ja donna riTpose. Lodato sia Iddio,
sc iossion conosco ancor lui da un’ nìtro. Io vidico,
ohe fu egli > e perchè egli il negasse , non gliel cre-
dete.
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rnolte quentnonie piangendo gli cTIsse* Padre rnìa
cr vi dico io benc, che io non posso piu soffeiire,
sna perciocchè Paltr’ieri io vi proinisi di niuna cosa far-
ne, che io prima nol vi dicessi, son venuta ad iscu-
sarmivi >* e acciocchè voi crediate, che io abbiara-
gìone e di piagnere e di rammaricarmi, io vi voglio
dire ciò , chelvoftro amico , anzi diavolo dello’nfer-
no mi fece stamane poco innanzi mattutino, Io 11011
so qual male ventura gli h facesse a sapere, che il ma-
xito mio andasse iermattina a Gcnova, se non che sta-
inane ali’ ora, che io v’ ho detta, egli entrò in ua
mio giardino, e vennesene su per uno alb-ero alla fi-
nestra della camera mia, la qual’ c sopra -ilgiardino,
e già aveva la finestra aperta, e voleva nella camera
entrare, quando in destatami snbito mi levai -, e ave-
va cominciato a gridare, e avrei gridato, senon chc
cgli, cne ancor dentro non era, mi chiese mercè
per Dio, e per voi, dicendomi chi egli era, laonde
io udendolo per amore di voi tacqui, e ignuda, co-
me io nacqui, corsi, e serraigli la finestra neì viso,
e egli nella sua mal’ ora crcdo che se n’ andasse,
pcrciocchè poi più nol sentii- Ora se questa è belia
cosi, cd è dasofferire, vedetelvoi, io pcr me non 111.
tcndo di più comportargliene, anzi ne gli ho io be-
ne per amor di voi sofferte troppe. II frate uden-
do questo fu il più turbato uomo del mondo, enon
sapeva che dirsi, se non che più volte la domandò,
lc elia aveva ben conosciuto , che egli non fosse sta-
to altvi. A cui Ja donna riTpose. Lodato sia Iddio,
sc iossion conosco ancor lui da un’ nìtro. Io vidico,
ohe fu egli > e perchè egli il negasse , non gliel cre-
dete.