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clie non cìebbono a marltarle* Frate-bene slareb-
bono, se elle s’ indugj'afTer tanto ! Alla fede di Cri-
sto cbe debbo sapere quello, cbe >o mi dico , quan-
do ìo giuro. Io non bo vicina, che pulzella ne sia
andata a marito, e anche delie maritate so io ben
quante e quali besfe elle fanno a’ mariti, e questo
pecorone mi vuol far conoscer le femmine, come
se io fossi nata ieri. Mentre che la Licisca parlava,
facevan le donne sì gran risa, che tutti i denti II
sarebbero toro potuti trarre. E ia Reina l’ aveva
ten sei volte imposto silcnzio , ma nìente valea, el-
la non ristette mai infino a tanto, che clla ebbe det-
to ciò, che ella volle, Ma, poichè fatto ebbe alle
parole fine , la Reina ndendo volta a Dioneo dilse*
Dioneo questa è quistione da te, e perciò farai ,
quando finite sieno le nostre novelle, che tu scpr’
essa dii scntenza finale. Alla qual Dioneo prefta-
mente rispose. Madonna la sentenza è data, senza
udirne altro , e dico , che la Licisca ha ragione, e
credo che così sia, coin’eila dice, e Tindaro è
una bestia. La qual cosa la Licisca udendo comin-
ciò a ridere, e a T,indaro rivolta dilse. Ben lo di-.
ceva io, vatti con Dio, credi tu sapere più di me
tu, che non hai ancora rasciuti gli occhi; gran mer-
cè non ci son vivuta invano io no. E se non fosse,
che ia Reina con un mal viso le ’mpose silenzio, e
comandolle, che più parola nè romor facelTe, se
essere non volesse scopata, e Ici e Tindaro mandò
via, niuna altra cosa avrebbero avuta a fare in tut-
to quel giornc, che attendere a lei. I quali poichè
partiti ftu’ono, la Reina imposc a Filomena, che
alle
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clie non cìebbono a marltarle* Frate-bene slareb-
bono, se elle s’ indugj'afTer tanto ! Alla fede di Cri-
sto cbe debbo sapere quello, cbe >o mi dico , quan-
do ìo giuro. Io non bo vicina, che pulzella ne sia
andata a marito, e anche delie maritate so io ben
quante e quali besfe elle fanno a’ mariti, e questo
pecorone mi vuol far conoscer le femmine, come
se io fossi nata ieri. Mentre che la Licisca parlava,
facevan le donne sì gran risa, che tutti i denti II
sarebbero toro potuti trarre. E ia Reina l’ aveva
ten sei volte imposto silcnzio , ma nìente valea, el-
la non ristette mai infino a tanto, che clla ebbe det-
to ciò, che ella volle, Ma, poichè fatto ebbe alle
parole fine , la Reina ndendo volta a Dioneo dilse*
Dioneo questa è quistione da te, e perciò farai ,
quando finite sieno le nostre novelle, che tu scpr’
essa dii scntenza finale. Alla qual Dioneo prefta-
mente rispose. Madonna la sentenza è data, senza
udirne altro , e dico , che la Licisca ha ragione, e
credo che così sia, coin’eila dice, e Tindaro è
una bestia. La qual cosa la Licisca udendo comin-
ciò a ridere, e a T,indaro rivolta dilse. Ben lo di-.
ceva io, vatti con Dio, credi tu sapere più di me
tu, che non hai ancora rasciuti gli occhi; gran mer-
cè non ci son vivuta invano io no. E se non fosse,
che ia Reina con un mal viso le ’mpose silenzio, e
comandolle, che più parola nè romor facelTe, se
essere non volesse scopata, e Ici e Tindaro mandò
via, niuna altra cosa avrebbero avuta a fare in tut-
to quel giornc, che attendere a lei. I quali poichè
partiti ftu’ono, la Reina imposc a Filomena, che
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