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GsCRNÀTA
perdata speranza, e a tutti i romani notissimo la-
drone, ii quale veramente.l’ omicidio avea com-
melTo, e conoscendo niuno de’ due eiTer colpevo-
le di quello, che ciascun s’ accusava, tanta fu
la tenerezza, che nel cuor gli venne per la inno-
cenza di questi due, che da grandissima com-
passion mosso venne dinazi a Varrone, e diTe : Pre-
tore i miei fatti mi traggono a dovere solvere la
dura question di coilpro, e non so quale Iddio
dentro mi siimola e infesta a dovrerti il mio pec-
cato manifeftare, e perciò sappi niun di costoro
esser colpevole di quelio, che ciascuno se mede-
simo accusa, Io son veramente colui, chequello
uomo ucciG isiamane in sul di, e questo cattivre!lo,
che qui c, là vidi io, che li dormiva, mentre cn’
io i furti fatti divideva con colui, cui io uccisi.
rI'ito non bisogna che io scusi, la sua fama è chia-
ra pertutto, lui non essere uonio di tal condizione,
adunque liberagli, e di me quella penapiglia, che
le leggi m’ impongono. Aveva già Ottaviano que-
sta cosa sentita, e iattiglisi tutti e tre.-venire , u-
dir volle, che cagion movesse ciascuno a volere
eTere il condannato, la iquale ciascun narrò. Ot-
taviano i due, perciocchè erano innocenti, e il ter-
zo per amor di loro liberò. Tito preso il iàro
Gisippo , e molto prima deila sua tiepidezza e dif-
fidenza ripresoio gli fece maravigiiosa feista , e a
casa sua nel menò, là dove Sosronia con pietose
lagrime il ricevette come frateìlo, e iicreatolo al*
quanto e rivestitolo e ritornatolo neli’ abitodebito
alìa sua virtù e gentilezza, primieramente con lui
ogni suo tesoro, e polTessione fece comune, e ap-
' preTo
GsCRNÀTA
perdata speranza, e a tutti i romani notissimo la-
drone, ii quale veramente.l’ omicidio avea com-
melTo, e conoscendo niuno de’ due eiTer colpevo-
le di quello, che ciascun s’ accusava, tanta fu
la tenerezza, che nel cuor gli venne per la inno-
cenza di questi due, che da grandissima com-
passion mosso venne dinazi a Varrone, e diTe : Pre-
tore i miei fatti mi traggono a dovere solvere la
dura question di coilpro, e non so quale Iddio
dentro mi siimola e infesta a dovrerti il mio pec-
cato manifeftare, e perciò sappi niun di costoro
esser colpevole di quelio, che ciascuno se mede-
simo accusa, Io son veramente colui, chequello
uomo ucciG isiamane in sul di, e questo cattivre!lo,
che qui c, là vidi io, che li dormiva, mentre cn’
io i furti fatti divideva con colui, cui io uccisi.
rI'ito non bisogna che io scusi, la sua fama è chia-
ra pertutto, lui non essere uonio di tal condizione,
adunque liberagli, e di me quella penapiglia, che
le leggi m’ impongono. Aveva già Ottaviano que-
sta cosa sentita, e iattiglisi tutti e tre.-venire , u-
dir volle, che cagion movesse ciascuno a volere
eTere il condannato, la iquale ciascun narrò. Ot-
taviano i due, perciocchè erano innocenti, e il ter-
zo per amor di loro liberò. Tito preso il iàro
Gisippo , e molto prima deila sua tiepidezza e dif-
fidenza ripresoio gli fece maravigiiosa feista , e a
casa sua nel menò, là dove Sosronia con pietose
lagrime il ricevette come frateìlo, e iicreatolo al*
quanto e rivestitolo e ritornatolo neli’ abitodebito
alìa sua virtù e gentilezza, primieramente con lui
ogni suo tesoro, e polTessione fece comune, e ap-
' preTo