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VITA DI MARIOTTO ALBERTINELLI. },
che essendo di natura libero , e sciolto, ne potendo Sopportare il falcidio di certi
Vngheri importuni, che tutto il giorno gli rompeuano il capo, con lodare le
cose di quel paese , come se non folle altro bene , ò felicità , che in quelle loro
stufe, e mangiare, e bere, ne altra grandezza, ò nobiltà , che nel loro Rè, & in
quella corte, e tutto il resto del mondo forfè fango, parendo a lui , come è in ef-
fetto, che nelle cose d'Italia folle altra bontà, gentilezza, e bellezza;stracco vna
volta di q ette loro sciocchezze , e per ventura essendo vn poco allegro, gli
scappò di bocca, che valeua più vn fiasco di Trebbiano, & vn Berlingozzo, che
quanti Rè, e Regine furono mai in quei paesi. E se ron si abbatteua,che la co-
la dette nelle mani ad vn Vescouo galant' huomo, e piattico delle cole del
mondo, e che importò il tutto disereto .e che seppe, e volle voltare la cosa in
burla, egli imparaua a scherzar con bestie ; perche quelli animalaccivQti
non intendendo le parole, e pensando , ch'egli hauerfe detto qualche gran cofa,
come se gl forfè per torre la vita, e lo slato al loro Rè, lo voleuano a furia di po-
polo, senza alcuna redentione, crocifiggere ; Ma quel Vescouo da bene lo cauò
d'ogni impaccio, Rimando quanto meritauala virtù di quel valent'huomo > e I^cmm^
pigliando la cosa per buon verso, lo rimise in gratia del Rè, che intesaU " ristbi, $
cosa,se ne prese solazzo, e poi finalmente fu in quel paese assai sti- mnm,
mata, & honorata la virtù sua. Ma non durò là sua ventura
molto tempo, perche nonpotendo tollerare le stufe,ne
quell'aria fredda , nimica della sua complessione , in
breue lo conduce a fine , rimanendo però viua
la gratia, e fama sua in quelli, chelo co^
nobbero invita, e che poi di mano
in mano viddero 1'opere sue+
Furono le sue Pitture
circa 1'anno
Pine dell4 tòa dì Margotto ^tatmellìì
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Vngheri importuni, che tutto il giorno gli rompeuano il capo, con lodare le
cose di quel paese , come se non folle altro bene , ò felicità , che in quelle loro
stufe, e mangiare, e bere, ne altra grandezza, ò nobiltà , che nel loro Rè, & in
quella corte, e tutto il resto del mondo forfè fango, parendo a lui , come è in ef-
fetto, che nelle cose d'Italia folle altra bontà, gentilezza, e bellezza;stracco vna
volta di q ette loro sciocchezze , e per ventura essendo vn poco allegro, gli
scappò di bocca, che valeua più vn fiasco di Trebbiano, & vn Berlingozzo, che
quanti Rè, e Regine furono mai in quei paesi. E se ron si abbatteua,che la co-
la dette nelle mani ad vn Vescouo galant' huomo, e piattico delle cole del
mondo, e che importò il tutto disereto .e che seppe, e volle voltare la cosa in
burla, egli imparaua a scherzar con bestie ; perche quelli animalaccivQti
non intendendo le parole, e pensando , ch'egli hauerfe detto qualche gran cofa,
come se gl forfè per torre la vita, e lo slato al loro Rè, lo voleuano a furia di po-
polo, senza alcuna redentione, crocifiggere ; Ma quel Vescouo da bene lo cauò
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mata, & honorata la virtù sua. Ma non durò là sua ventura
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breue lo conduce a fine , rimanendo però viua
la gratia, e fama sua in quelli, chelo co^
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