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Vasari, Giorgio; Evangelista Dozza (Erben) [Mitarb.]
Delle Vite De' più Eccellenti Pittori, Scvltori Et Architetti (Parte Terza Primo Volume) — In Bologna: Presso gli Heredi di Euangelista Dozza, 1663

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https://doi.org/10.11588/diglit.72520#0334

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VITA DI ANTONIO DA SANGALLO. 325
spesa, e con ornatissime danze , oltre quelle ,che Antonio vi haueua speso, ch'
erano date migliaia di seudi; ma tutto quello, che Antonio fece di giouamento,
e d'utilità al mondo,è nulla al paragone del modello della venerandissìma,e Ru-
pendissima fabbrica di S.Pietro di Roma, la quale, essendo stata a principio or- Modello di 9.
dinata da Bramante, egli con ordine nuouo ,e modo straordinario l'aggrandì , e Pietro in Va-
riordinò, dandole proportionata compositione , e decoro , così nel tutto , come "'"", Edotto
ne'membri , come si può vedere nel modello fatto per mano d'Antonio Labaco ,%',%"
silo creato, di legname, & interamente finitoti! qual modello,che diede ad An- "" '' * °°
conio nome grandissimo, con la pianta di tutto l'edificio sono stati dopo la mor-
te d'Antonio Sangallo messi in ittampa dal detto Antonio Labaco , il quale hà
voluto perciò mostrare quanta fusse la virtù del Sangallo , e che si conosca da
ogn'huomo il parere di quell' Architetto;essendo siati dati nuoui ordini in con-
trario da Michelagnolo Buonaroti,per la quale riordinatione sono poi nate mol-
te contese, come si dirà a suo luogo • Pareua a Michelagnolo, & a molti
altri ancora, c'hanno veduto il modello del Sangallo,e quello,che da lui fù mes-
so in opera ,che il componimento d'Antonio venisse troppo {minuzzato da i ri-
salci, e da i membri, che sono piccioli ,si come anco sono le colonne, archi sopra
archi, e cornici sopra cornici. Oltre ciò pare, che non piaccia , che i due cam-
panili, che vi faceua, le quattro tribune picciole, e la cupola maggiore , haues-
sino quel finimento, onero ghirlanda di colonne, molte, e picciole ; e parimen-
te non piaceuano molto, e non p acciono quelle tante aguglie , che vi sono per
finimento, parendo, che in ciò detto modello imiti più la maniera, & opera Te-
desea, che l'antica, e buona, c'hoggi osleruano gli Architetti migliori. Finiti dal °^° dite
Labaco tutti i detti modelli, poco dopo la morte d'Antonio, si trottò, che detto '"""' 4I8±
modello di S.Pietro costò (quanto appartiene sollmente all'opere de'legnaiuo- ty° "^
li, e legname ) seudi quattro mila cento ottantaquattro; Nel che fare Antonio batto ^^
Labaco, che n'hebbe cura, si portò molto bene, essondo molto intendente delle lira,
cose d'Architettura,come ne dimostra il suo Libro stampato delle cose di Roma,
che è bellissimo, il qual modello , che si troua hoggi in S.Pietro nella Capella
maggiore, è lungo palmi ; s.e largo 26.& alto palmi venti, e mezo,onde sareb-
be venuta l'opera, secondo quello modello, lunga palmi loqo.cioè canne 104.
e larga palmi 560. che sono canne 63. percioche secondo la misura depurato-
ri, la canna, che corre a Roma, è dieci palmi. Fù donato ad Antonio , per la fa-
tica di questo suo modello , e molti disegni fatti , da i deputati sopra la fabbrica
di S. Pietro , seudi mille cinquecento, de'quali n'hebbe contanti mille , & il re-
stance non riseosse,ossendo poco dopo tal'opera passato all'altra vita. Ringrolsò
ipilaRri della detta Chiefa di S.Pietro, accioche il peso di quella tribuna posasse Femfcl la
gagliardamente, e tutti 1 fondamenti sparsi empiè di soda materia, e fece in mo- sa°°™^ di 3.
do forti,che non è da dubitare,che quella fàbbrica sia per fare più peli,ò minac
ciare rouina,come fece al tempo di Bramante; il qual magistero se fusse sopra la ^^ ^ raìe
terra,come è nascoso sotto,farebbe sbigottire ogni terribile ingegno;per le qua- w0 *
li cose la fama, & il nome di questo mirabile Artefice donerà nauer sépre luogo
srà i più rari intelletti. Trouasi , che insino al tempo de gli antiche Romani sono
stati, e sono ancora gli huomini di Terni, e quelli di Narni inimitissimi Irà loro,
percioche il lago delle marmora, alcuna volta tenendo in collo, saceua violenza
all'vno desletti popoli,onde quàdo quei di Narri lo volevano aprire, i Ternani
io niun modo ciò voleuano accósentire , percioche è semore flato diffeter za srà
loro»
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