343 TERZA PARTE
#rana con gli agi, e con l'entrate . E quando pure haueua a fare vna cosa, si rida-
ceua al lauorocon vna passione , che pareua andare alla morte . Da che si può
conofcere, quanto s'inganni il discorso nostro, e la poca prudenza humana, che
bene spesso, anzi il più delle volte , brama il contrario di ciò , che più ci fà di
mestiero, e credendo segnarsi ( come suona il prouerbio Tosco ) con vn dito , si
dà nell' occhio . E' commune opinione de gli huomini, che i premij, e gli ho
nori accendino gli animi de' mortali a gli studij di quelle arti , che più veggono
edere rimunerate ; e per contrario gli faccia stracurarle , & abbandonarle il ve-
dere, che coloro, i quali in elle s'affaticano, non Giano da gli huomini , che pos-
sono, riconosciuti. E per quello gli antichi, e moderni insieme biasimano
quanto più fanno, e posTono que' Principi , che non solleuano i virtuosi di tutte
le sorti , e pon danno i debiti premij, & honori a chi virtuosamente s' affatica .
E come, che quella regola per lo più sia vera , si vede pur tuttauia, che alcuna
Alcune volte volta la liberalità le'giudi, e magnanimi Principi operare contrario effetto,
ipremsì infine poiché molti sono di vtile, e giouamento al Mondo in bassa , e mediocre for-
gurdsoao gl* runa,che nelle grandezze ,& abbondanze di tutti i beni non sono. Eta pro-
%gnt • polito nostro, la magnificenza , e liberalità di Clemente Settimo, a cui seruiua
Sebadiano Venetiano , eccellentissimo Pittore , rimunerandolo troppo alta-
mente, fù cagione , ch' egli di Sollecito , & indudrioso ,diuenide infingardo, e
negligentissimo. E chedoue , mentre durò la gara frà lui,e Rafaelle da Vrbi-
no, e visse in pouera fortuna , si affaticò di continuo , fece tutto il contrario ,
poiché egli hebbe da contentasi . Ma communque ha , lasciando nel giudicò
de' prudenti Principi il considérare , come, quando , a cui , & in che maniera, e
con che regola deuono la liberalità versò gli artefici , e virtuosi huomini vsare ;
dico , tornando a Sebadiano , ch' egli conduce con gran fatica , poiché fù fitto
Eccellente Frate del Piombo, al Patriarca d'Aquilea vn Christo, che porta la Croce,dipin-
Hello teste, r to in pietra dal mezo in su , che fù cosa molto lodata , e massimamente nella te-
^elle mani . ila, e nelle mani , nelle quali parti era Sebastiano veramente eccellentissìmo.
Non molto dopo , essendo venuta a Roma ìa Nipote del Papa , che fù por, & è
ancora Regina di Francia , Fra Sebastiano la cominciò a ritrarre , ma non fini-
ta si rimase nella guardarobba del Papa . E poco approdo, essendo il Cardinale
$ig Giulie Ippolito de' Medici innamorato della Signora Giulia Gonzaga, la quale allhora
Gc»{^ n. si dimoraua a Fondi,mandò il detto Cardinale in quel luogo Sebashano,accom-
eruttu egregia pugnato da quattro caualli leggieri, a ritmarla. Et egli in termine d'vn mese fece
mente ^ Fra quel ritratto, il quale venendo dalle celesti bellezze di quella Signora,e da così
&$yme . dotta mano, riuscì vna pittura diuina. Onde portata a Roma, furono grande#
mente riconoseiute le fatiche di quell'artefice dal Cardinale,che conobbe que-
sto ritratto , come veramente era , passar di gran lunga quanti mai n' haueua.»
satto Sebastiano infino a quel giorno . Il qual ritratto fù poi mandato al Rè
Francelco in Francia, che lo fece porre nel suo luogo di Fontanableo. Hauen-
do poi cominciato quello Pittore vn nuouo modo di colorite in pietra, ciò pia-
cena molto a' popoli parédo,che in quel modo le pitture diuentarfero eterne, e
che ne il fuoco , nei tarli potessero lor nuocere . Onde cominciò a fare in que-
ste pietre molte pitture, ricignendole con ornamenti d'altte pietre mischie, che
fatte lucranti , raceuano accompagnatura bellislirna. Ben'è vero , che finite,
non si potevano , nè le pitture , nè 1' ornamento, per lo troppo peso, nè muo^
uerle,nc trasportarle , se non con grandillima dimcultà. Molti dunque tirati
dalla
#rana con gli agi, e con l'entrate . E quando pure haueua a fare vna cosa, si rida-
ceua al lauorocon vna passione , che pareua andare alla morte . Da che si può
conofcere, quanto s'inganni il discorso nostro, e la poca prudenza humana, che
bene spesso, anzi il più delle volte , brama il contrario di ciò , che più ci fà di
mestiero, e credendo segnarsi ( come suona il prouerbio Tosco ) con vn dito , si
dà nell' occhio . E' commune opinione de gli huomini, che i premij, e gli ho
nori accendino gli animi de' mortali a gli studij di quelle arti , che più veggono
edere rimunerate ; e per contrario gli faccia stracurarle , & abbandonarle il ve-
dere, che coloro, i quali in elle s'affaticano, non Giano da gli huomini , che pos-
sono, riconosciuti. E per quello gli antichi, e moderni insieme biasimano
quanto più fanno, e posTono que' Principi , che non solleuano i virtuosi di tutte
le sorti , e pon danno i debiti premij, & honori a chi virtuosamente s' affatica .
E come, che quella regola per lo più sia vera , si vede pur tuttauia, che alcuna
Alcune volte volta la liberalità le'giudi, e magnanimi Principi operare contrario effetto,
ipremsì infine poiché molti sono di vtile, e giouamento al Mondo in bassa , e mediocre for-
gurdsoao gl* runa,che nelle grandezze ,& abbondanze di tutti i beni non sono. Eta pro-
%gnt • polito nostro, la magnificenza , e liberalità di Clemente Settimo, a cui seruiua
Sebadiano Venetiano , eccellentissimo Pittore , rimunerandolo troppo alta-
mente, fù cagione , ch' egli di Sollecito , & indudrioso ,diuenide infingardo, e
negligentissimo. E chedoue , mentre durò la gara frà lui,e Rafaelle da Vrbi-
no, e visse in pouera fortuna , si affaticò di continuo , fece tutto il contrario ,
poiché egli hebbe da contentasi . Ma communque ha , lasciando nel giudicò
de' prudenti Principi il considérare , come, quando , a cui , & in che maniera, e
con che regola deuono la liberalità versò gli artefici , e virtuosi huomini vsare ;
dico , tornando a Sebadiano , ch' egli conduce con gran fatica , poiché fù fitto
Eccellente Frate del Piombo, al Patriarca d'Aquilea vn Christo, che porta la Croce,dipin-
Hello teste, r to in pietra dal mezo in su , che fù cosa molto lodata , e massimamente nella te-
^elle mani . ila, e nelle mani , nelle quali parti era Sebastiano veramente eccellentissìmo.
Non molto dopo , essendo venuta a Roma ìa Nipote del Papa , che fù por, & è
ancora Regina di Francia , Fra Sebastiano la cominciò a ritrarre , ma non fini-
ta si rimase nella guardarobba del Papa . E poco approdo, essendo il Cardinale
$ig Giulie Ippolito de' Medici innamorato della Signora Giulia Gonzaga, la quale allhora
Gc»{^ n. si dimoraua a Fondi,mandò il detto Cardinale in quel luogo Sebashano,accom-
eruttu egregia pugnato da quattro caualli leggieri, a ritmarla. Et egli in termine d'vn mese fece
mente ^ Fra quel ritratto, il quale venendo dalle celesti bellezze di quella Signora,e da così
&$yme . dotta mano, riuscì vna pittura diuina. Onde portata a Roma, furono grande#
mente riconoseiute le fatiche di quell'artefice dal Cardinale,che conobbe que-
sto ritratto , come veramente era , passar di gran lunga quanti mai n' haueua.»
satto Sebastiano infino a quel giorno . Il qual ritratto fù poi mandato al Rè
Francelco in Francia, che lo fece porre nel suo luogo di Fontanableo. Hauen-
do poi cominciato quello Pittore vn nuouo modo di colorite in pietra, ciò pia-
cena molto a' popoli parédo,che in quel modo le pitture diuentarfero eterne, e
che ne il fuoco , nei tarli potessero lor nuocere . Onde cominciò a fare in que-
ste pietre molte pitture, ricignendole con ornamenti d'altte pietre mischie, che
fatte lucranti , raceuano accompagnatura bellislirna. Ben'è vero , che finite,
non si potevano , nè le pitture , nè 1' ornamento, per lo troppo peso, nè muo^
uerle,nc trasportarle , se non con grandillima dimcultà. Molti dunque tirati
dalla