4O TERZAPARTE
BILIS . La quale opera finita , fù infinitamente lodata da Sua Eccellenza ,e da
esso Messer Sforza, il quale, come gentilislìmo , e cortese , voleua con vn dona-
tino d'importanza ristorare la virtù , e fatica di Christofaro , ma egli nol sosten-
ne, contentandoli , e ballandogli la grada di quel Signore , che sempre l'amò,
quanto più non saprei dire. Mentre , che quell'opera si fece, il Vasari , si come
istorie a chir sempre naueua fatto per l'adietro, tenne con elso seco Christofaro in cala del
ro [curo nel Sig.Bernardetto de'Medici, al quale, percioche vedeua , quanto si dilettaua del-
g^rdi^ di fa Pittura , fece esso Christofaro in vn canto delgiardino, due storie di chiaro
S^rnardato fellro „ L>vna fù jj rapimento di Proserpina , e l'altra Vertunno, e Pomona dei
""""' dell' Agricoltura , & oltre ciò fece in quest'opera Christofaro alcuni ornamenti
di termini, e putti tanto belli, e vai j, che non si può veder meglio. In tanto es-
sendosi dato ordine in Palazzo di cominciare a dipingere , la prima cosa a che si,
mise mano, fù vna sala delle danze nuoue ; la quale essendo larga braccia venti,
e non hauendo disfogo, secondo che 1'haueua ratta il Tasso,più di none braccia,
con bella inuenzione fù alzata tre, cioè insino a dodici in tutto , dal Vasari senza
muouere il tetto, che era la metà a padiglione. Ma perche in ciò fare, prima che
si potete dipingere andana molto tempo in rifare i palchi, & altri lauori di quel-
la, e d'altre danze , hebbe licenza il Vasari d'andare a Ilare in Arezzo due meli
insieme con Christofaro . Ma non gli venne fatto di potere in detto tempo ri-
posarsi ; conciona che non potè mancare di non andare in detto tempo a Corto4
Dipingeteci na, doue nella Compagnia del Giesù dipinse la volta , e le facciate in fresco in-
ri a frefco in sieme con Christofaro, che si portò molto bene, e massìmamente in dodici Sa-
Cortona col crificij variati del Tesamente vecchio , i quali fecero nelle lunette frà i peducci
Sasari. delle vo|te. Anzi per meglio dire , fù quali tutta quella opera di mano di Chri-
stofaro , non hauendoui fatto il Vasari , che certi schizzi, disegnaro alcune cose
sopra la calcina , e poi ritocco tal volta alcuni luoghi , secondo che bisognauo.
Fornita quest'opera, che non è se non grande, lodeuole , e molto ben condotta,
per la molta varietà delle cose , che vi sono ,se ne tornarono amendue a Firenze
del mese di Gennaio l'anno 1555. doue meslo mano a dipingere la sala degli
'Variefa Pit- Elementi,mentre il Vasari dipingeua i quadri del palco, Christofaro fece alcune
tare in Firen- imprese, che rilegano i fregi delle traui, per lo ritto,nelle quali sono tette di Ca-
^ nel e^^ pricorno, e Testuggini con la vela,imprefe di Sua Eccellenza. Ma quello in che
[ Ducale, si mostrò cottili marauigliosc, furono alcuni fedoni di frutte , che sono nella fre-
giatura della traile dalla parte di solto : i quali sono tanto belli , che non si può
veder cosa meglio colorita,ne più naturale,essendo maslìmamente tramezaci da
certe maschere, che tengono in bocca le legature di essi fedoni , delie quali non
si possono vederne le più varie, nè le più bizzarre . Nella, qual maniera di lauori
si può dire,che fusse Christofaro superiore a qualunque altro n'hà fatto maggia
re, e particolare professione.Ciò fatto,dipinse nelle facciate,ma con i cartoni dei
Vasari,dou'è il naseimento di Venere,alcune figure grandi, & in vn paese molte
figurine picciole,che furono molto ben condotte. Similmente nella facciata, do-
ue gli Amori,piccioli,fanciulletti, fabbricano le saette a Cupido, fece i tré Ciclo-
picche battono i Fulmini per Gioue. E sopra sei porte conduce a fresco sei ouati
grandi,con ornamenti di chiaro scuro,e dentro storie di bronzo, che furono bel-
lissimi .E nella medesima (ala colorì vn Mercurio , & vn Plutone frà le finestre,
che sono patimenti bellissimi. Lauorandosi poi a canto a quella sala la came-
ra della Dea Opi , fece nel palco ,in fresco, le quattro Cagioni , & oltre alle fi-
gure.
^t^
conciò
^^
roeranod
te^6e
kod'C
^in,
^cheè
M^
^con vna
Ulte co
inalato,<
svenendo!
^0fé
mento di 11
kondoic
binfresi
insondi
1 inqut
imbuto<
quadro H
ocelestc
^tro mag
Coprali
^in meri
ideila copi
Sporte, d
winVa
brandi
emodoat
ito mcor
scherno!
Lentie,
li letto)d
penala ca,
tbabuon
^atàn
&tetk
Storni
^ristofarc
!&ro;
^babbi/
^i bali
Ma le
'^teto
,Mi;
BILIS . La quale opera finita , fù infinitamente lodata da Sua Eccellenza ,e da
esso Messer Sforza, il quale, come gentilislìmo , e cortese , voleua con vn dona-
tino d'importanza ristorare la virtù , e fatica di Christofaro , ma egli nol sosten-
ne, contentandoli , e ballandogli la grada di quel Signore , che sempre l'amò,
quanto più non saprei dire. Mentre , che quell'opera si fece, il Vasari , si come
istorie a chir sempre naueua fatto per l'adietro, tenne con elso seco Christofaro in cala del
ro [curo nel Sig.Bernardetto de'Medici, al quale, percioche vedeua , quanto si dilettaua del-
g^rdi^ di fa Pittura , fece esso Christofaro in vn canto delgiardino, due storie di chiaro
S^rnardato fellro „ L>vna fù jj rapimento di Proserpina , e l'altra Vertunno, e Pomona dei
""""' dell' Agricoltura , & oltre ciò fece in quest'opera Christofaro alcuni ornamenti
di termini, e putti tanto belli, e vai j, che non si può veder meglio. In tanto es-
sendosi dato ordine in Palazzo di cominciare a dipingere , la prima cosa a che si,
mise mano, fù vna sala delle danze nuoue ; la quale essendo larga braccia venti,
e non hauendo disfogo, secondo che 1'haueua ratta il Tasso,più di none braccia,
con bella inuenzione fù alzata tre, cioè insino a dodici in tutto , dal Vasari senza
muouere il tetto, che era la metà a padiglione. Ma perche in ciò fare, prima che
si potete dipingere andana molto tempo in rifare i palchi, & altri lauori di quel-
la, e d'altre danze , hebbe licenza il Vasari d'andare a Ilare in Arezzo due meli
insieme con Christofaro . Ma non gli venne fatto di potere in detto tempo ri-
posarsi ; conciona che non potè mancare di non andare in detto tempo a Corto4
Dipingeteci na, doue nella Compagnia del Giesù dipinse la volta , e le facciate in fresco in-
ri a frefco in sieme con Christofaro, che si portò molto bene, e massìmamente in dodici Sa-
Cortona col crificij variati del Tesamente vecchio , i quali fecero nelle lunette frà i peducci
Sasari. delle vo|te. Anzi per meglio dire , fù quali tutta quella opera di mano di Chri-
stofaro , non hauendoui fatto il Vasari , che certi schizzi, disegnaro alcune cose
sopra la calcina , e poi ritocco tal volta alcuni luoghi , secondo che bisognauo.
Fornita quest'opera, che non è se non grande, lodeuole , e molto ben condotta,
per la molta varietà delle cose , che vi sono ,se ne tornarono amendue a Firenze
del mese di Gennaio l'anno 1555. doue meslo mano a dipingere la sala degli
'Variefa Pit- Elementi,mentre il Vasari dipingeua i quadri del palco, Christofaro fece alcune
tare in Firen- imprese, che rilegano i fregi delle traui, per lo ritto,nelle quali sono tette di Ca-
^ nel e^^ pricorno, e Testuggini con la vela,imprefe di Sua Eccellenza. Ma quello in che
[ Ducale, si mostrò cottili marauigliosc, furono alcuni fedoni di frutte , che sono nella fre-
giatura della traile dalla parte di solto : i quali sono tanto belli , che non si può
veder cosa meglio colorita,ne più naturale,essendo maslìmamente tramezaci da
certe maschere, che tengono in bocca le legature di essi fedoni , delie quali non
si possono vederne le più varie, nè le più bizzarre . Nella, qual maniera di lauori
si può dire,che fusse Christofaro superiore a qualunque altro n'hà fatto maggia
re, e particolare professione.Ciò fatto,dipinse nelle facciate,ma con i cartoni dei
Vasari,dou'è il naseimento di Venere,alcune figure grandi, & in vn paese molte
figurine picciole,che furono molto ben condotte. Similmente nella facciata, do-
ue gli Amori,piccioli,fanciulletti, fabbricano le saette a Cupido, fece i tré Ciclo-
picche battono i Fulmini per Gioue. E sopra sei porte conduce a fresco sei ouati
grandi,con ornamenti di chiaro scuro,e dentro storie di bronzo, che furono bel-
lissimi .E nella medesima (ala colorì vn Mercurio , & vn Plutone frà le finestre,
che sono patimenti bellissimi. Lauorandosi poi a canto a quella sala la came-
ra della Dea Opi , fece nel palco ,in fresco, le quattro Cagioni , & oltre alle fi-
gure.
^t^
conciò
^^
roeranod
te^6e
kod'C
^in,
^cheè
M^
^con vna
Ulte co
inalato,<
svenendo!
^0fé
mento di 11
kondoic
binfresi
insondi
1 inqut
imbuto<
quadro H
ocelestc
^tro mag
Coprali
^in meri
ideila copi
Sporte, d
winVa
brandi
emodoat
ito mcor
scherno!
Lentie,
li letto)d
penala ca,
tbabuon
^atàn
&tetk
Storni
^ristofarc
!&ro;
^babbi/
^i bali
Ma le
'^teto
,Mi;