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Vasari, Giorgio; Evangelista Dozza (Erben) [Mitarb.]
Delle Vite De' più Eccellenti Pittori, Scvltori Et Architetti (Parte Terza Secondo Volume) — In Bologna: Presso gli Heredi di Euangelista Dozza, 1663

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https://doi.org/10.11588/diglit.72521#0020

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M' • "" s°^egra"oJamente viceunto,esattoli pablicamenie lespefe. Mquesso tempo
• T^:;: me^ef""°surono due altri pittori d'vn medesimo nome,de'quali Micone il mi-
ce- "oresi dice esser flato padre di Timareteda quale efercito la medesima arte del-
sisodoro,Frilo, la pittura, ^queflo tempo stesso,o poco più oltre surono Mglaosone, Cesisodoro,
& Euenore Frilo,& Euenore padre di Parrasio di cui fi parlerà asuo luogo,e surono coslora
^adre di Par afsai chiari , manon tanto però, che efsi meritino, che per loro virtù , o per loro
rafie. opere si metta molto tempo, studiandoci maffimamente d'andare alla eccellenza
Appollcdor^ dell' arte , alla quale arrecò poi gran chiarezza Mpollodoro Mtbeniese intorno
ne gl* Ann; ^ panno 545.da Roma edisicata,il quale primo cominciò a dar suori sigure bellis-
;;'° "' °"~ s""e '^ arrec° 4 queft' arte gloria grandi/Jima , di cui molti secoli poi si vedetta
in u@ a Vergamo vna tavola entroui vn Sacerdote adorate,& in vnaltra vno
udiate percolo dalla saetta di Gioite di tanto ecceffiua bellezza,cbesi dice inarr
zi a quessa nò fi esser veduta opera di queft'arte, la quale alletafògli occhi de'tra
guardanti . Per Laporta da cossui primieramente aperta entrò Zeufi di Eraclea

^Zeufi .

Sue ficheto dodici > òtredici anni poscia , il quale conduce il pennello ad altiflimagloria , e
pompa ,'efa dicui Apollo doro quello stesso poco innanzi da noi raccòtatofcrifse in versi l'ar-
ma. ' 'te s"a toltagli portarne seco Zeusi.Fece coftui con quesi'arte ricchezze insinita,
tale , che venendo egli alcuna volta ad Olimpia , la doue ogni cinque . nni con-
correva quasi tutta la Grecie a vedere i giuochi,e gli spettacoli publici per pom-
pa a lettere d'oro nel mantello portava fcritto il no ne fuo, acciò da ciascuno po-
,, opere tefse essere conofeiuto. Stimò egli cotato l'operesue,che giudicando non si dover
— ' ' trovare pregio paria quelle,si misse nell'animo non di venderle, ma di donarle,e
così donò vna ^talanta al Comune di Gergento,Pane Dio de'Paflori ad Mrcbe^
lao Rè. Dipinse vna Penelope,nella quale , oltre alla sorma belliffimafi conofee-
uano ancora la pudicitia,la patienga,& altri bei c®ssumi,che in bonefta donna si
ricercano . Dipinse vn Campione di quelli , cbe i Greci chiamano ^tb^eti , e di
queftasua sigura cotanto sisatissece> che eglissefso vi serisse fotto quel celebrato
motto ; Trouerassi, chi lo invidi sì , ma chi il rassembri nò. sidesi di lui vn Gio*
ve nel suo trono sedente con grandiffima maessà , con tutti li Dei intorno. Vn
Hercole nella Zana,che con ciafeuna delle mani strangolana vnserpente preden-
te blmsitrione, & dimena madre, nella quale sifcorgevala paura ftefsa. Par-
ve nòdimeno, cbe queflo artesice sacesse i capi delle fuesigure vn poco grandetti.
Fù con tutto ciò accurato molto , tanto cbe dovendo sare a nome de' Crotoniati
vna bella sigura di semina,dove pareva,cbe egli molto valesseda quale fi doveva
consacrare al Tempio di Giunone, cbe egli bavetta adornato di molte altre nobili
dipinture, cbiese di bavere comodità di vedere alcune delle loro più belle, e me-
gliosormate donzelle;cbe in quel tempo fi teneva,cbe Crotone terra di Calabria
bauefse la più bella gioventù dell'vno,e dell'altro sesso,cbe al Mondo si trouasse;
di cbe egli su tantofto compiaciutomene quali egli elesse cinque le più bellea no-
mi delle quali no surono poi taciuti da'Poeti,come di tutte le altre belliffime,es-
sédo siate giudicate cotali,da chi nè potevate sapeva meglio di tettigli altri huo.
mena ri- mini giudicarci delle più bella mébra di ciafeuna nè sormò vna figura belli^ima,
"J' la 1ua'e Helena volle cbe sosse,toglièdo da ciafeuna q ell ,cbein lei giudicò per-
'" settiffimo. Dipinse in oltre di bianco sollmente alcune altre figure molto celebra-
c'ontefa cm te° ^a medefimaetà,& a lui nell'arte concorrenti surono Timante , Mndroci-
parafa de,Eupompo,e Parrafio, con cui (Parrasìo dico) fi dice Zeusi bavere combattuto
nell' arte in queflo modo ; che mettendo suori zeusi vite dipinte confi bell'arte,
cbe gli eccelli a quelle voiaitano.Parrasio meffe innanzi va velo sisottilmète in

vna
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