VITA DI TADDEO ZUCCHERO. n§
tono Federigo Barocci da Vrbino gioitane di grande aspettàtione , Leonardo Barati; ^e.
Cungij, e Durante del Neroambidue dal Borgo Sansepolcro , i quali conduco- #<?di efe^ -
no le danze del primo piano. A soriamo la scala,fatta a lumaca dipinse la prima "om
danza Santi Zidi Pittare Fiorentino, che si portò molto bene. E la maggiorati*
è a canto a quella dipinse il sopradetto Federigo Zucchero , fratello di Taddeo,
e di là da quella , condusse vn'altra danza Giouanni dal Carso Schiauone , assai
buon Maestto di grottesche. Ma ancorché ciascuno de i sopradetti si portasse
benissimo, nondimeno superò tutti gli altri Federigo in alcune Borie , che vi fe-
ce di Clarino, come la trasfiguratione ; le nozze di Canna Galilea , & il Centra
rione inginocchiato. E di due , che ne rancanano , vna ne fece Horatio Som-
macchini Pittore Bolognese, e l'altra vn Lorenzo Coda Màntouano; il medefr
mo Federigo Zucchero dipinse in quello luogo la loggietta, che guarda sopra palaQtteÀi
il Vinaio. E dopo fece vn fregio in Beluedere nella sàla principale , a cui si sa- Belvedere de
glie per la lumaca, con idorie di Moisè, e Faraone>belle a fatto. Della.qual'ope- finte dv mol-
la ne diede, non hà molto, edo Federigo il disegno fatto , e colorito di sua mano ti.
in vna bellissima carta al Reuer.Don Vincenzo Borghini, che lo tiene canssi-
ino , e come disegno di mano d'eccellente Pittore . È nel medesimo luogo, di-
pinfe il medesimo l'Angelo, che amazza in Egittoi primigeniti , facendosi,
per fare più predo, aiutare a molti suoigouani; ma nello dimarsi da alcu-
ni le dette opere , non furono le fatiche di Federigo, e de gli altri riconosciu-
te, comedoueuano, per essere in afcuni Artefici nodri, in Roma, a Firen-
ze, e per tutto, molto maligni , che accecati dalle p.ssioni ,. e dall'inuidic_,,
non conoscono,ò non vogliono conoscere l'altrui opere lodeuoli, & il diffetto
delle proprie. E quelli tali sono molte volte cagione ,che i begl'ingegni de'gio*
nani, sbigottiti si rafreddano ne gli dudj, e nell'operare. Nell'officio della Ruo-
ta dipinse Federigo dopo le dette opere intornoa vn'arme di Papa Pio Quarto,
due figure maggior del vino, cioè la Giuditia, e l'Equità , che furono molto lo-
date , dando in quel mentre tempo a Taddeo di attendere all' opera di Capraro.
la, & alla Capei a di San Marcello. In tanto Sua Santità, volendo finire ad ogni
modo la sala de Rè dopo molte contentioni state frà Daniello, & il Saluiati,co-
me s'è detto ordinò al Vescouo di Furlì quanto intorno a ciò voleua , che faces-
se. Onde egli scrisse al Vasari a di 3. di Settembre l'anno 1561. che volendo il
Papa finire l'opera della sala de'Rè,gli haueua commesso,clie si trouassero huo-
mini,iquali ne cauassero vna volta le mani, E che perciò, mosso dall'antica-^
amicitia, e d'altre cagioni lo pregaua a voler'andare a Roma per fare quell' ope-
ra, con buona gratia, e licentia del Duca suo Signore ; percioche con suo molto
honorem & vrile ne farebbe piacere a Sua Beatitudine, e che acciò quanto prima
rispondesse. Alla quale lettera rispondendo il Vasari disse,che trouandosi stare
molto bene al seruitio delDuca,& essere delle sue fatiche rimunerato altrimefr
ti, che non era (lato fatto a Roma da altri Pontesici, voleua continuare nel serui-
gio di Sua Eccellenza per cui haueua da mettere allhora mano a molto maggior
fala,che quella de*Rè non era,e che a Roma non mancauanohuomini di ch 'ser- pshfaw
uirsi in quell'opera. Hauuto il detto Vescouo dal Vasari quella risposta,e coig ^0%^,
Sua Santità conferito il tutto , dal Cardinale Emulio , che nuouamente haueua' n^fa
hauuto cura dal Pontefice di far finire quella lala,fù compartita l'opera,come _,
s'è detto, frà molti giouani, che erano parte in Roma ye parte furono d'altri luo-
ghi chiamati. A Giuseppe Porta da Castel Nuouo de la Grafagnana, creato
del Saluiati , furono date due le maggiori Borie della sala ; a Girolamo S cio-
P a
lante,
tono Federigo Barocci da Vrbino gioitane di grande aspettàtione , Leonardo Barati; ^e.
Cungij, e Durante del Neroambidue dal Borgo Sansepolcro , i quali conduco- #<?di efe^ -
no le danze del primo piano. A soriamo la scala,fatta a lumaca dipinse la prima "om
danza Santi Zidi Pittare Fiorentino, che si portò molto bene. E la maggiorati*
è a canto a quella dipinse il sopradetto Federigo Zucchero , fratello di Taddeo,
e di là da quella , condusse vn'altra danza Giouanni dal Carso Schiauone , assai
buon Maestto di grottesche. Ma ancorché ciascuno de i sopradetti si portasse
benissimo, nondimeno superò tutti gli altri Federigo in alcune Borie , che vi fe-
ce di Clarino, come la trasfiguratione ; le nozze di Canna Galilea , & il Centra
rione inginocchiato. E di due , che ne rancanano , vna ne fece Horatio Som-
macchini Pittore Bolognese, e l'altra vn Lorenzo Coda Màntouano; il medefr
mo Federigo Zucchero dipinse in quello luogo la loggietta, che guarda sopra palaQtteÀi
il Vinaio. E dopo fece vn fregio in Beluedere nella sàla principale , a cui si sa- Belvedere de
glie per la lumaca, con idorie di Moisè, e Faraone>belle a fatto. Della.qual'ope- finte dv mol-
la ne diede, non hà molto, edo Federigo il disegno fatto , e colorito di sua mano ti.
in vna bellissima carta al Reuer.Don Vincenzo Borghini, che lo tiene canssi-
ino , e come disegno di mano d'eccellente Pittore . È nel medesimo luogo, di-
pinfe il medesimo l'Angelo, che amazza in Egittoi primigeniti , facendosi,
per fare più predo, aiutare a molti suoigouani; ma nello dimarsi da alcu-
ni le dette opere , non furono le fatiche di Federigo, e de gli altri riconosciu-
te, comedoueuano, per essere in afcuni Artefici nodri, in Roma, a Firen-
ze, e per tutto, molto maligni , che accecati dalle p.ssioni ,. e dall'inuidic_,,
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delle proprie. E quelli tali sono molte volte cagione ,che i begl'ingegni de'gio*
nani, sbigottiti si rafreddano ne gli dudj, e nell'operare. Nell'officio della Ruo-
ta dipinse Federigo dopo le dette opere intornoa vn'arme di Papa Pio Quarto,
due figure maggior del vino, cioè la Giuditia, e l'Equità , che furono molto lo-
date , dando in quel mentre tempo a Taddeo di attendere all' opera di Capraro.
la, & alla Capei a di San Marcello. In tanto Sua Santità, volendo finire ad ogni
modo la sala de Rè dopo molte contentioni state frà Daniello, & il Saluiati,co-
me s'è detto ordinò al Vescouo di Furlì quanto intorno a ciò voleua , che faces-
se. Onde egli scrisse al Vasari a di 3. di Settembre l'anno 1561. che volendo il
Papa finire l'opera della sala de'Rè,gli haueua commesso,clie si trouassero huo-
mini,iquali ne cauassero vna volta le mani, E che perciò, mosso dall'antica-^
amicitia, e d'altre cagioni lo pregaua a voler'andare a Roma per fare quell' ope-
ra, con buona gratia, e licentia del Duca suo Signore ; percioche con suo molto
honorem & vrile ne farebbe piacere a Sua Beatitudine, e che acciò quanto prima
rispondesse. Alla quale lettera rispondendo il Vasari disse,che trouandosi stare
molto bene al seruitio delDuca,& essere delle sue fatiche rimunerato altrimefr
ti, che non era (lato fatto a Roma da altri Pontesici, voleua continuare nel serui-
gio di Sua Eccellenza per cui haueua da mettere allhora mano a molto maggior
fala,che quella de*Rè non era,e che a Roma non mancauanohuomini di ch 'ser- pshfaw
uirsi in quell'opera. Hauuto il detto Vescouo dal Vasari quella risposta,e coig ^0%^,
Sua Santità conferito il tutto , dal Cardinale Emulio , che nuouamente haueua' n^fa
hauuto cura dal Pontefice di far finire quella lala,fù compartita l'opera,come _,
s'è detto, frà molti giouani, che erano parte in Roma ye parte furono d'altri luo-
ghi chiamati. A Giuseppe Porta da Castel Nuouo de la Grafagnana, creato
del Saluiati , furono date due le maggiori Borie della sala ; a Girolamo S cio-
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