Tra i principali manoscritti anteriori all'evo carolingio è
il Codex Aureus di Stocolma, del vt-vii secolo, il quale mo-
stra l'inizio del processo di stilizzazione nelle figure degli
evangelisti che lo adornano. Riscattato dalle mani di predoni
pagani per cura del conte yElfred (fine del secolo ix) e di
Werburg sua moglie, fu donato alla chiesa di Canterbury.1
Il salterio di Sant'Agostino, nel British Museum (Vespas.
A. I), è indicato, secondo la tradizione, come uno dei codici
mandati da San Gregorio in Inghilterra; ma è posteriore,
anzi ha molti rapporti con miniature dell'età carolingia, sì
nel Cristo entro una mandorla a quattro lobi, come nella
scena di Davide tra i cantori. Invece uno de' più belli e
ricchi manoscritti irlandesi del secolo vii vedesi nel Collegio
della Trinità, a Dublino, ed è chiamato il Libro di Kells,
perchè quivi rimase sino al 1624. Nelle numerose miniature
il processo di stilizzazione calligrafico (fig. 198) è già avanza-
tissimo, e s'accompagna a una grande varietà di colori piatti
e ad una ricchissima decorazione, nella quale si nota il motivo,
assai raro nell'arte irlandese, di due tralci che escono da
un vaso.2
Un altro codice dell'anno 700 circa è il Vangelo di Lindi-
sfarne (British Museum, Nero D. IV), che, secondo una
glossa anglo-sassone, fu scritto da Eadfrith, monaco di Lin-
disfarne e più tardi vescovo (698-721), fu miniato da CEthil-
wald (f 737 c.) e chiuso in un'aurea coperta, ora perduta,
da Bilfrith. In tutto il secolo vili non c' è cosa paragona-
bile alla finezza di questo codice: le miniature, simili a smalti,
e vividi invero come i limosini, possono gareggiare con le più
fantastiche decorazioni dei vasi ageminati poi dagli Arabi e dai
Persiani. La decorazione con intrecci zoomorfici, nastriformi
e spirali, sembra formata talora da quadri di natura morta
stilizzati: cani affrontati, cani e lepri, uccelli che prendonsi
1 Westwood, Fac-similes of the Minìattires and Ornements of Anglo-Saxon and Irisk
Mss. London, 1868.
- Id., op. cit.; Paleographical Society, II.
il Codex Aureus di Stocolma, del vt-vii secolo, il quale mo-
stra l'inizio del processo di stilizzazione nelle figure degli
evangelisti che lo adornano. Riscattato dalle mani di predoni
pagani per cura del conte yElfred (fine del secolo ix) e di
Werburg sua moglie, fu donato alla chiesa di Canterbury.1
Il salterio di Sant'Agostino, nel British Museum (Vespas.
A. I), è indicato, secondo la tradizione, come uno dei codici
mandati da San Gregorio in Inghilterra; ma è posteriore,
anzi ha molti rapporti con miniature dell'età carolingia, sì
nel Cristo entro una mandorla a quattro lobi, come nella
scena di Davide tra i cantori. Invece uno de' più belli e
ricchi manoscritti irlandesi del secolo vii vedesi nel Collegio
della Trinità, a Dublino, ed è chiamato il Libro di Kells,
perchè quivi rimase sino al 1624. Nelle numerose miniature
il processo di stilizzazione calligrafico (fig. 198) è già avanza-
tissimo, e s'accompagna a una grande varietà di colori piatti
e ad una ricchissima decorazione, nella quale si nota il motivo,
assai raro nell'arte irlandese, di due tralci che escono da
un vaso.2
Un altro codice dell'anno 700 circa è il Vangelo di Lindi-
sfarne (British Museum, Nero D. IV), che, secondo una
glossa anglo-sassone, fu scritto da Eadfrith, monaco di Lin-
disfarne e più tardi vescovo (698-721), fu miniato da CEthil-
wald (f 737 c.) e chiuso in un'aurea coperta, ora perduta,
da Bilfrith. In tutto il secolo vili non c' è cosa paragona-
bile alla finezza di questo codice: le miniature, simili a smalti,
e vividi invero come i limosini, possono gareggiare con le più
fantastiche decorazioni dei vasi ageminati poi dagli Arabi e dai
Persiani. La decorazione con intrecci zoomorfici, nastriformi
e spirali, sembra formata talora da quadri di natura morta
stilizzati: cani affrontati, cani e lepri, uccelli che prendonsi
1 Westwood, Fac-similes of the Minìattires and Ornements of Anglo-Saxon and Irisk
Mss. London, 1868.
- Id., op. cit.; Paleographical Society, II.