CAPO VII.
di questa, e giunto che siasi al fondo vi si iarà una sostruzione^ ma non
tanto aita^ afiìnchè il tratto a livelìo sia iì più possihile proiungato. Questo
tratto è queilo che chiamasi ^ c dai Greci è detto
Quando poi siasi giunto aih opposto pendio deiia vaiiata^ gonhando quivi
F acqua ientamente ie canne di piomho ^ pel lungo tratto ciei Yentre ^
essa si spingerà verso ìa cima dclP altezza. Ghe se non si iacesse neiie
valii codesto Yentre , nè ia sostruzione formata a iiveiio ^ ma vi restasse
una piegatura cf angoio ^ i^ urto farebbe screpolare le canne di piomho
e sciogiier le saidature. Oltre di che si hanno a iare nel Yentre gii
sfìatatoj ^ pei quali pos^a sfogar la vioienza deii'* aria interna. Gosi queiii
che conducono T acqua col mezzo delie canne di piomho ^ potranno ot-
timamente^ con questc regoie, formar le caiate^ e i giri ohhiiqui^ e i
ventrh e le saiite (h. Parimente è regola che ^ quaiora ahhiasi ia iiveiia-
zione daiia sorgente del fonte alia città ^ non sia superduo lo innaizar
de^ casteili ad ogni quattro miia piedi ; perchè se mai patisse i^ aquedotto
in qualche parte , non si ahhia a scassare tutto ii tratto deii** opera ; ma
si possa con maggior faciiità rinvenir la parte danneggiata. Godesti ca-
stelii però non deggionsi costruire nè per entro ie calate ^ nè nei piano
de^ventri^nènelie saiite^ nè propriamente afiatto nelie vaiii, ma sihhene
nelìe ampie pianure (^).
Se poi si volesse rendere meno dispendiosa la condotta deif acqua ^
si iarà in questo modo. Facciansi cioccioni di coccio non meno grossi
di due dita, e in guisa che da una parte siano scemati a foggia di iin-
gue^ affìnchè uno possa entrar e comhaciar dentro i^ aitro (F. Le con-
giunzioni poi di codesti hannosi ad imhiutare di caicina viva stemperata
con oiio ^ e nei divergere che fa ii ventre dalia iinea di iivelio ^ ivi nei
(t) I tre casi elie qui spiega Vitruvio per la di-
rezioue Jegli aquedotti Ji piombo, souo i seguenti,
cioè: primo, quaudo dalla derivazione del fonte ai
luogo ove si deve condur P acqua non vi sia bassa
valle, o alto monte^ nel qual caso bastano pocbe
sostruzioni per render presso che dritto Paquedotto.
Secondo, allorchè vi fosse tra mezzo alto rnonte
c di sasso duro: in tal caso si farà girareraque-
dotto intorno alle falde del rnonte, se il giro non
sia troppo lungo. II terzo caso poi è, quando ab-
biasi in profonda valle ad elevar 1* aquedotto a li-
vello con tre o quattro ordini di archi 1 uno sopra
P altro, e cosi cvitare un superduo ed immenso
dispeudio ^ come anche insegnano Frontino , Pal-
ladio (Dc 7'e /'//^i/'e/ì), ed ahri: cioè, che si lacciano
discendcre nclla vallata gli aquedotti per risalirli
suIPopposta altezza, essendo noto che racquari-
strctta in tubi, o doccioni, quanto scende, altret-
tanto per approssimazione risale. Ciò che più de-
vesi avvertire si è, che non solo nelle voltate 0-
rizzontali, ma ancora nelle verticali si cvitino gli
angoìi acuti, e si costruiscano tali voltate assai
robuste, athnchè possano resistere alìo slorzo che
quivi fa P acqua deviata dal retto suo corso: per cui
Vitruvio oi'dina qui il modo di provvedere a sif-
fatte cose. Codeste risalite d^ acqua non si possono
poi ottenere se non allor quando essa si conduca
allacciata per mezzo di doccioni di piond)o,di creta,
o d* altra simile materia. Da Plinio si ricava che
gìi Antichi conoscevano anch^ essi le leggi delP e-
quilibrio deìle acque. Vedi lib. XXXI. cap. 6.
(2) Egli è evidente ciò che qui diceVitiuvio^ per-
chè 1* acqua ne' castelli non rimane più ristretta ed
allacciata ne^ tubi o doccioni : per lo che se si co-
struissero codesti castelli nelle valh, od in altro
luogo meno elevato del livello della sorgente, P ac-
qua, naturalmente tendeìido a risahre al medesimo
livello, d'' onde incomincia la discesa , s^ innalze-
rebbe versandosi tutta fuori dei castclli.
(3) Pahadio vuole che la lingua di un doccione
entri per un palmo nel largo delP altro. jEùr 777772
7 C7Mu777277' 7772g27^Ì2 „ 277 p2Ù//.'2 yp77Ì20 2/7/22.S' 2*71
77/(67*22/77 povvù 277 Ì7'777'e. Questa VOCC Z///g2//2 ha più
signihcati. Vedi lib. X. cap. 8.
di questa, e giunto che siasi al fondo vi si iarà una sostruzione^ ma non
tanto aita^ afiìnchè il tratto a livelìo sia iì più possihile proiungato. Questo
tratto è queilo che chiamasi ^ c dai Greci è detto
Quando poi siasi giunto aih opposto pendio deiia vaiiata^ gonhando quivi
F acqua ientamente ie canne di piomho ^ pel lungo tratto ciei Yentre ^
essa si spingerà verso ìa cima dclP altezza. Ghe se non si iacesse neiie
valii codesto Yentre , nè ia sostruzione formata a iiveiio ^ ma vi restasse
una piegatura cf angoio ^ i^ urto farebbe screpolare le canne di piomho
e sciogiier le saidature. Oltre di che si hanno a iare nel Yentre gii
sfìatatoj ^ pei quali pos^a sfogar la vioienza deii'* aria interna. Gosi queiii
che conducono T acqua col mezzo delie canne di piomho ^ potranno ot-
timamente^ con questc regoie, formar le caiate^ e i giri ohhiiqui^ e i
ventrh e le saiite (h. Parimente è regola che ^ quaiora ahhiasi ia iiveiia-
zione daiia sorgente del fonte alia città ^ non sia superduo lo innaizar
de^ casteili ad ogni quattro miia piedi ; perchè se mai patisse i^ aquedotto
in qualche parte , non si ahhia a scassare tutto ii tratto deii** opera ; ma
si possa con maggior faciiità rinvenir la parte danneggiata. Godesti ca-
stelii però non deggionsi costruire nè per entro ie calate ^ nè nei piano
de^ventri^nènelie saiite^ nè propriamente afiatto nelie vaiii, ma sihhene
nelìe ampie pianure (^).
Se poi si volesse rendere meno dispendiosa la condotta deif acqua ^
si iarà in questo modo. Facciansi cioccioni di coccio non meno grossi
di due dita, e in guisa che da una parte siano scemati a foggia di iin-
gue^ affìnchè uno possa entrar e comhaciar dentro i^ aitro (F. Le con-
giunzioni poi di codesti hannosi ad imhiutare di caicina viva stemperata
con oiio ^ e nei divergere che fa ii ventre dalia iinea di iivelio ^ ivi nei
(t) I tre casi elie qui spiega Vitruvio per la di-
rezioue Jegli aquedotti Ji piombo, souo i seguenti,
cioè: primo, quaudo dalla derivazione del fonte ai
luogo ove si deve condur P acqua non vi sia bassa
valle, o alto monte^ nel qual caso bastano pocbe
sostruzioni per render presso che dritto Paquedotto.
Secondo, allorchè vi fosse tra mezzo alto rnonte
c di sasso duro: in tal caso si farà girareraque-
dotto intorno alle falde del rnonte, se il giro non
sia troppo lungo. II terzo caso poi è, quando ab-
biasi in profonda valle ad elevar 1* aquedotto a li-
vello con tre o quattro ordini di archi 1 uno sopra
P altro, e cosi cvitare un superduo ed immenso
dispeudio ^ come anche insegnano Frontino , Pal-
ladio (Dc 7'e /'//^i/'e/ì), ed ahri: cioè, che si lacciano
discendcre nclla vallata gli aquedotti per risalirli
suIPopposta altezza, essendo noto che racquari-
strctta in tubi, o doccioni, quanto scende, altret-
tanto per approssimazione risale. Ciò che più de-
vesi avvertire si è, che non solo nelle voltate 0-
rizzontali, ma ancora nelle verticali si cvitino gli
angoìi acuti, e si costruiscano tali voltate assai
robuste, athnchè possano resistere alìo slorzo che
quivi fa P acqua deviata dal retto suo corso: per cui
Vitruvio oi'dina qui il modo di provvedere a sif-
fatte cose. Codeste risalite d^ acqua non si possono
poi ottenere se non allor quando essa si conduca
allacciata per mezzo di doccioni di piond)o,di creta,
o d* altra simile materia. Da Plinio si ricava che
gìi Antichi conoscevano anch^ essi le leggi delP e-
quilibrio deìle acque. Vedi lib. XXXI. cap. 6.
(2) Egli è evidente ciò che qui diceVitiuvio^ per-
chè 1* acqua ne' castelli non rimane più ristretta ed
allacciata ne^ tubi o doccioni : per lo che se si co-
struissero codesti castelli nelle valh, od in altro
luogo meno elevato del livello della sorgente, P ac-
qua, naturalmente tendeìido a risahre al medesimo
livello, d'' onde incomincia la discesa , s^ innalze-
rebbe versandosi tutta fuori dei castclli.
(3) Pahadio vuole che la lingua di un doccione
entri per un palmo nel largo delP altro. jEùr 777772
7 C7Mu777277' 7772g27^Ì2 „ 277 p2Ù//.'2 yp77Ì20 2/7/22.S' 2*71
77/(67*22/77 povvù 277 Ì7'777'e. Questa VOCC Z///g2//2 ha più
signihcati. Vedi lib. X. cap. 8.