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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0069
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Capo IV, - // a



ditto: il sacrifizio non ha che i] semplice significato espresso
ut]];» V.vmmi'ndtìlm.

Invece della mano divina o dell'angelo, su due sarco-
fagi Ballici d'Alien e de Lucq-dc-Béam, entrambi d'uno
scalpello oitremodo rude e che noi riproduciamo secondo
le fotografie del Le Blant (to'. CLXXXtl, rea)1, sono
le stesse tre Persone divine, che impediscono il sacrifizio,
segno manifesto della grande importanza che vi si annetteva.
S'intende che ambedue le volte le tre Persone si rassomi-
gliano perfettamente: sono imberbi e tengono un volume
chiuso nella sinistra. Malgrado tale rassomiglianza, ì! Le Blant,
deviato dai personaggi secondari di fondo, prese la Triniti per
figure « dont la présence n'est cn rien justifiée par le texte
des livres saints » *. Simile biasimo tocca all'artista anche a
proposito della donna posta fra Abramo e l'ariete, la quale
però, in seguito al gesto di dolore, che fa, è giustamente
interpretata per Sara, madre d'Isacco: «le trait, qu'on ne
saurait negliger cn ctudiant icì l'imago de la ferrane, me porte
à y voir la mère d'Isaac, ligure introduìte abusivement... » '.
A noi la presenza di Sara non solo non reca sorpresa, ma ci
sembra assai ingegnosa. Il dottore che ispirò l'artista, volle
rappresentare la famiglia intiera, quindi, oltre il padre e il
figlio, anche la madre. Egli con ciò volle rilevare da una parte
l'immenso dolore che il sacrifizio dell'unico figlio doveva
causare al genitori, dall'altra motivare il compenso divino
che spettava al patriarca, capo di famiglia.

E che la mano dell'artista fosse guidata da un dottore
ecclesiastico, lo prova anche il posto eminente che occupa
l'ariete, specie sul sarcofago di 1 ,ncq-de-Bcarn (tav. cit., 2),
dove la vittima è collocata in una edicola simile a quella della
mummia di Lazzaro, effigiata quale riscontro nell'angolo
corrispondente. Certo, la simmetria ha qui una larga parte,
ma essa non basta a spiegare tale contrapposizione. Solo i
testi dei Padri, citati di sopra, ne danno la ragione: l'ariete
che fu sacrificato, rappresenta simbolicamente il Cristo.
Questa e altresì l'opinione del Le Blant '.

Rimane ancora un particolare lottato dianzi: Sul tetto
delle due edicole giace una figura nuda, che somiglia al Giona
dormiente sotto la cucurbita. Tanto la figura sull'edicola di
Lazzaro, che l'altra, sono molto danneggiate: alla prima manta
la testa, all'altra, tutta la metà superiore. Il Le Blant propone,
come congettura, di vedere! Giona quale tipo della risurre-
zione1. Ci sembra che l'insiline archtulogo abbia colto nel se-
gno, tanto più che nella parte distrutta poteva essere indicata
con qualche foglia la pianta, come sul frammento riprodotto
a tav. CLXVI, 2, dove il marmo mostra solo il tronco della
cucurbita che doveva finire poco oltre la testa di Giona ''.

Sull'età dei due sarcofagi il Le Blant non emette un giu-
dizio decisivo! lai grossière txétution du sarcophage de

. XXV.

.; XXVII, 1

0 Kg.

Lncq indique sinon une très basse epoque, du moins la
main d'un artiste s'affra neh issa nt sur plus d'un point > '.
Giusto per questa ragione non oserei ascriverlo ad un
tempo posteriore al secolo v.

Una eccezione abbiamo, in fine, sul coperchio d'un sar-
cofago di cui tratteremo più oltre (tav. CCXVII, 2): il fuoco
arde già sull'altare, l'ariete s'affaccia appresso, e Àbramo tiene
il coltello alzato, ma lo tiene nella sinistra, e con la destra
conduce per mano Isacco. Il sacrifizio è perciò ancora in
preparazione. Il fascio della legna manca, essendogli sosti-
ciassici.

5 iv.

1 sacrifizio di Abramo e l'Eucaristia.

In conformità di due affreschi su ricordati (p. 231), anche
su alcune sculture, però del tv secolo, il sacrifizio fu avvici-
nato al simbolo eucaristico. (Visi sull'importante coperchio
della cripta di S. Massimino (tav. CXX, 1). È vero che Isacco,
l'ariete, l'altare eia mano divina rammentano altre rappresen-
tazioni, specie quella del frammento latcranense zio ((o-
vola CLXXXIV, 3), ma Abramo tiene la spada inerte nella
sinistra e colla destra abbassata accenna ai cofani della mol-
tiplicazione miracolosa, che Cristo sta compiendo sui pani
offertigli da un apostolo. Il nesso fra il sacrifizio, •■ tipo della
Passione », e la moltiplicazione dei pani, simbolo dol sacri-
fizio eucaristico, è evidente.

L'artista ebbe seguaci. Il Musco di Arles possiede un
frammento della figura di Abramo, che stringeva la spada
nella sinistra inerte. Esso è quindi residuo d'una simile scena
((ito. CLXXXIII, 3). E che questa fosse composta a Roma,
lo prova un frammento, presso a poto identico, del Museo
di S. Sebastiano (tav. CXXXX, 9). Non si può, natural-
mente, riconoscervi l'avanzo d'una figura di s. Paolo, per-
ché le immagini dell'apostolo con in mano la spada sono
troppo tarde. Nei tempi antichi gli strumenti di martirio
solevano rappresentarsi ai piedi di ciascun martire, secondo
che insegna l'epigramma di Sisto III, in musaico, nella
basilica Liberiana ".

Molto geniale è poi la composizione d'un « bello ed ele-
gante ■ sarcofago a sette nicchie, dtl iv setoli) e d'una conser-
vazione stupenda, del Musco di Arles, che potrebbe chiamarsi
. sarcofago eucaristico » (tav. XXXV11I, 1): nella nicchia
dell'angolo sinistro sia Àbramo fra l'aliare eoi fuoco acceso e
l'ariete di cui e soltanto visibile la parte anteriore; il patriarca
tiene la spada nella sinistra; colla destra alzata e aperta in
avanti fa il gesto di riverenza; la testa e lo sguardo sono ri-
volti verso il centro. Isacco fu omesso dall'artista, essendo
stato sostituito dall'ariete che fu la vera vittima. Il sacrifizio
figura dunque come rappresentante del culto giudaico.



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