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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 3): Supplemento — Rom, 1936

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https://doi.org/10.11588/diglit.2083#0068
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rolc dell'cpitafio d'un vescovo che [molila rxiliì* [»iepc] proba .Recti* faci*", fili disse il vescovo di Siracusa, s. Eulalio

Insci fidei. cal/mlicac adsertor dignus aaienius impietrii in rpii.cn- di cui era ospite, -Recte facis CUpicna niclioru sedati", ab-

paln an. XVIII m. IL 4. XII. ci occiau est in bello Meurontm bracciando cioè la vita monastica; _sed scis qiioniam Dai

el se/mllin est die \ VI. id. inaiai (armo) p{iovinciar) CCCCLVI, mt fii/r impossibile est piacere {He'jr. XI. 6). Tcrras ad quas

che corrisponde all' anno 495 (fig. S89). pergere concupiscis, a communionc beati l'etri perfida dis-

Che l'artista abbia effigiata il defunta come figura lem- scnsio separavi!. Oinncs illi monachi, quorum praedicatur

difficoltà. Esistono molti altri esempi mirabilia abstiuentia. 1100 habebiuit

grandi spese. Ma chi fosse i

vinario, essendo troppi coloro che hanno conlessato la Fede uno di quei monasteri e che per la ragione addotta abbati-
cattolica nel tempo dei vandali. donò il proposito.

Ilei resto, ripetiamola ancora una volta, che un'allusione La necessità eli vivere nella comunione con la Chiesa

alla lede cattolica è contenuta nel rotolo che la Fides mostra cattolica romana, e per Fulgenzio il Caelenan etnseo: „Rr-
cosi ostentatamente colla destra. In un modo altrettanto eie- minime tene et nullatenus dubites quemlibct haereticum sive
gante che nuovo, inaspettato, l'artista efligiando Ruma volle schismatkiim, si Ecclesiae catholicae non Inerii aggregato»,

quantascumque clcinosynas Fecerit, ctsi prò Christi nomine
edam sanguinea] fuderit, nullatenus posse salvati", scrive
egli nel Ltbei de fidi '. Questa lede la Chiesa romana la de-
ve ai principi degli apostoli: .Quod duorum magnornm lu-
mi nari um, l'etri scUicei Paulique verbi*, tanquam splenden-
tibus radiìa illustrata, eorumque decorata corporibus, ROMANA,
<j|iai: MUNDI cacumen rar, tenet et docci Ecclesia, totusque
cimi ea Christiautis orbis, et ad institi.mi nini) haesitans cre-
dit, et ad salutcm non dubitai confitcri * '. Cosi scrive il
geniale e fedele discepolo di s. Agostino il cui ramoso detto
leggermente modificato passò alla posterità: Rimili Inaila.

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temporanea di Ruma, quella classica di s. Leone Magno, in
cui il Pontefice, discorrendo dei principi degli apostoli, ri-
volge la paiola alla stessa personificazione di Roma', -isti sunt
viri, per quos libi Evangeliuni Christi. Roma, resplendini; et
quae eras magistra errori*, Facta es discipula vcritatis. . . Isti
sunt, qui te ad nane gloriani provexerunt, 111 gens sanerà,
poi insegnarci che la fede ortodossa si trova solo nella Chic- populus eltctus. civitas sacerdotali* et regia, fin tacram beati
«/ tattolila romana, l'etri Sci/cm caput orbis eflecta, latitts praesidcrcs religione

Le testimonianze di questa persuasione abbondano in divina quam dominatione terrena" *.
Africa, come è naturale, al tempo dei vandali ariani. S Fui- Per conoscere Roma de trial, s. Fulgenzio approfittò del

genzio, vescovo di Ruspe, prima di diventare vescovo, aveva suo soggiorno in casa del vescovo s. Eulalio di Siracusa e
: di farsi monaco per vivere nella Tebaide, ma vi vi fece (nell'anno Joo) un viaggio apposta, onde rimase pie-
subito e per sempre, quando seppe che i monaci no d'entusiasmo6. L'encomio da lui e da 5. Leone Magno
la Tebaide erano separati dalla Chiesa romana. indirizzato alla Chiesa romana, ce ne richiama

■ Fulgenti! tfaofi, Kwptmts oUa, ii: Miche, fi. (15,119. ' Strm. 131.10: Mkhe. P L. 38.734.
 
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