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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0121
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Qi U uì R T 0.
XXX.
Fa nove crespe l'aura al crin difciolto,
Che natura per se rincrespa in onde :
Stassi T avaro sguardo in se raccolto,
E i tesori d'amore, e i suoi nasconde.
Dolce color di rose in quel bel volto
Fra Favorio si sparge e si confonde:
Ma nella bocca , ond'esce aura amorosa,
Sola rolseggia, e semplice la rosa.
XXXI.
Mostra il bel petto le sue nevi ignude,
Onde il foco d'amor si nutre e delta:
Parte appar delle mamme acerbe e crude
Parte altrui ne ricopre invida verta :
Invida , ma s agli occhi il varco chiude,
L'amoroso pensìer già non arreda 3
Che non ben pago di bellezza esterna,
Negli occulti secreti anco s' interna.
XXXII.
Come per acqua, o per cristallo intero
Trapassa il raggio, e noi divide o parte
Per entro il chiuso manto osa il penliero
Si penetrar nella vietata parte:
Ivi lì spazia, ivi contempla il vero
Di tante meraviglie a parte a parte:
Poscia al desio le narra e le descrive,
E ne fa le sue fiamme in lui più vive.
XXXIII.
Lodata passa, e vagheggiata Armida,
Fra le cupide turbe , e se n'avvede.
Noi mostra già , benché in suo cor ne ri
E ne disegni alte vittorie e prede.
Mentre sospesa alquanto alcuna guida,
Che la conduca al Capitan, richiede -y
Eustazio occorse a lei, che del sovrano
Principe delle squadre era germano.
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