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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. II
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Toschi, G. B.: Le sculture di Benedetto Antelami a Borgo S. Donnino
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Fasc. III
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Venturi, Adolfo: Gian Cristoforo Romano, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0103

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G. B. TOSCHI

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g-erati i tendini del piede, non giuste le proporzioni, sicché gli Ercoli rappresentati da Niccola
Pisano nel pulpito di Pisa e da Andrea Pisano nel campanile di Giotto lo superano di molto :
ma in questi l'imitazione delle antiche l'orme è palese, laddove nell'Ercole dell'Antelami pare
piuttosto di scorgere il ricomparire dello spirito antico.

Di fronte all' Ercole, presso l'altra impostatura dell'arco, l'Antelami scolpì un gruppo di
non inferiore bellezza, formata da un grifo che ghermisce per la schiena un cervo; con questo
di notevole nell' esecuzione, che dal corpo dei due animali ad alto rilievo 1' artista riuscì a
passare al rilievo schiacciato nelle gambe del cervo, per eludere la necessità di dar loro un
sostegno, senza che questo brusco cambiamento offenda l'occhio. Ci si vede l'abilità dello scul-
tore che diede così agili curve, così sapienti forme agli animali del Battistero di Parma.
Negli arieti che sostengono sul dorso le colonne del pronao di questa porta, come nei grossi
leoni della porta maggiore persistono i difetti del tempo : per sfuggirli in animali non piccoli
e di tutto rilievo sarebbe occorso l'aiuto di qualche scultura antica del genere, quale eb-
bero Nicola Pisano e Nicola da Foggia un secolo dopo. Anche non riuscendo bene come
questi ultimi, l'Antelami, se avesse avuto davanti un esemplare antico, ne avrebbe tentato l'imi-
tazione e se ne vedrebbe l'effetto. Ma negli animali piccoli egli non fu meno valente che nelle
ligure umane, siano essi fantastici come quelli di Borgo che abbiamo citati e la bellissima chi-
mora a testa di giovane del Battistero di Parma, o reali come i cavallini e i torelli d'una lunetta
all'esterno del Battistero e il lento asinelio della Fuga in Egitto nell'interno, o satirici come il
lupo d'una delle formelle all'esterno, con un berrettino da prete in testa e un' espressione
umana nel suo muso di bestia, comicissima.

Prima di passare nell'interno del Duomo per esaminare le non molte sculture dell'Antelami
che vi si trovano, deve darsi un'occhiata al complesso delle tre porte che formano la sola
parte compiuta della facciata, non perchè il rimanente sia rovinato dalle intemperie, come
dico il Selvatico, ma perchè il lavoro di rivestimento fu sospeso appena terminate le porte.
Più attendibile è l'opinione dello stesso Selvatico, che lo scultore ne fosse anche architetto,
tanto la scultura vi prevale alla sesta. L'invenzione propriamente architettonica si riduce in-
fatti a poca cosa, non essendo altro che la ripetizione dei soliti motivi allora in uso, quali
vedonsi nelle vicine cattedrali di Parma, Modena e Piacenza. La differenza caratteristica
delle porte di Borgo sta nella copia delle sculture e nel loro merito. Esse però in alcune
parti hanno il difetto di non formare un tutto organico; organico, intendo, nel concatenamento
ornamentale architettonico, che, quanto al concetto, esse avranno certo un legame logico. Di-
fetto, del resto, comune a non pochi altri monumenti del medioevo, in cui gli accessori orna-
mentali e scultori sono distribuiti e ravvicinati in un modo che ha ancora dell'infantile.

Entrando nel Duomo si vede sul primo pilastro di destra la Caduta degli angeli ribelli,
lavoro mal riuscito, su cui non ci fermeremo. Proseguendo nella navata laterale di destra si
trova addossata all'ultimo pilastro una pila per l'acqua santa, sostenuta da una delle solite ca-
riatidi sedute, colla tazza adorna da mezze figure ad alto rilievo che mostrano anch' esse
il fare dell'Antelami; ma sono così consunte e malconce da non potersene apprezzare l'impor-
tanza. Belle e conservate sono invece le sculture del coro, benché per la loro altezza e per
la poca luce si veggano con difficoltà.

Alla sommità del catino, da un tondo entro cui sta l'agnello mistico a bassorilievo, si di-
partono sei costoloni a raggiera che, giunti ove la convessità del catino finisce con una cornice e
comincia il semicerchio del coro, continuano in forma di lunghe colonnine addossate alla parete,
finché terminano ad un tratto sostenute da altrettante cariatidi che sporgono dal muro a guisa
di mensole viventi. Altre figure stanno in alto, fra i costoloni. Nel mezzo Gesù Cristo ad alto
rilievo seduto di prospetto col libro tradizionale tenuto dalla sinistra diritto e aperto sul ginoc-
chio, o colla destra alzata a benedire: l'Antelami gli diede il tipo usato anche nel Cristo del
 
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