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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Sant' Ambrogio, Diego: Bernardino de Rossi in Santa Maria delle Grazie in Milano: nella Sala del Cenacolo e nella crocifissione del Montorfano
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0037

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28

DIEGO SANT'AMBROGIO

tempi, e che, soggiunge il Gattico, si sono infracidite per essere dipinte ad olio, e l'olio non
si conserva in pitture fatte sopra muri e pietre. E non si perita di far osservare che Leo-
nardo ciò fece contro suo volere, perchè così onninamente volle il duca.

Il padre Gattico tace circa l'epoca e la spinta, per così dire, a tale ingiunzione del duca,
ma quando si pensi al grande dolore da Lodovico il Moro provato per la immatura perdita
della consorte Beatrice d'Este nel gennaio 1497, e alle molte dimostrazioni di affetto e tenera
ricordanza che volle espresse in mille modi per eternare quasi con la sua la memoria della
diletta sua compagna, non esiteremmo ad ascrivere tale suo imperioso volere all'anno 1497,
verso il qual tempo per l'appunto il Bernardino De Rossi poteva trovarsi in Milano dopo aver
compiuto i dipinti ordinatigli nella cella del priore alla Certosa di Pavia.

Senonchè, in qual modo avrebbe potuto l'insigne Leonardo dipingere ad olio ]e figure
ducali sovrapponendole al dipinto già precedentemente fatto dal Montorfano, senza predi-
sporvi quello speciale intonaco su cui imprimere, per così dire, i colori ad olio passati al-
l'alambicco, e far spiccare le sue figure non già sull' intonazione chiaro-verdastra del Mon-
torfano, ma su un fondo scuro quale poteva essere dato dalle cappe nere dei domenicani?

Di qui la necessità di alterare in qualche modo l'originaria pittura di Donato da Mon-
torfano, e l'espediente adottato di mascherare quasi tale sconcio artistico coli'aggiunzione
ai lati estremi di due gruppi: di domenicane del terz'ordine a destra, fra cui Santa Caterina
da Siena col cuore e il giglio fra mani, Sant'Isabella d'Ungheria col libro e la corona regale
sovrappostavi, ed altra santa mal determinabile dietro, e di tre domenicani a sinistra, e cioè
San Pietro martire, San Tommaso d'Aquino ed altro santo vescovo dell'ordine.

E poiché quelle due triadi estreme di santi domenicani apparivano mal col legate fra
di loro, riescendo già per sè un evidente anacronismo col sottostante dipinto, parve saggio
partito al pittore di giustificare meglio la loro presenza col far porre ginocchioni, sul da-
vanti del quadro, in atto di adorazione i due santi primarii dell'ordine domenicano, e cioè
lo stesso San Domenico a sinistra e il padre Bartolomeo da Vicenza a destra.

Ora, per quanto concerne i due gruppi laterali, una prova evidente che essi furono
aggiunti al dipinto del Montorfano solo dopo che fu ordinata dal duca a Leonardo la pit-
tura ad olio del ritratto suo e della duchessa Beatrice coi figli, si ha nel fatto che tanto
Santa Caterina da Siena a destra, quanto San Pietro martire, col coltello nel capo, a sinistra
protendono il braccio e appoggiano rispettivamente la mano in atto di presentazione ed
esortazione sulla spalla della duchessa e del duca, nel quale atteggiamento rimane escluso
potessero quei due santi venir raffigurati, quando non dovessero essere apposte al dipinto
le persone ducali.

Più singolare, a primo aspetto, è l'aggiunzione simmetrica di quei due santi domeni-
cani inginocchiati sul davanti ed aventi entrambi ai piedi un tempietto di stile bramantesco,
lo che serve nell'iconografia cristiana per dipingere santi fondatori di ordini religiosi.

Ora, per quel che riflette l'ordine domenicano per cui fu detto con certa asseveranza
nunquam reformatus quia nunquam deformatus, non saprebbesi a tutta prima spiegare come,
avendo San Domenico stesso fondato tanto l'ordine dei domenicani quanto quello delle
domenicane e la corporazione del terzo ordine, vi possa essere aggiunto altro santo domeni-
cano, con la casetta dell'ordine ai piedi, lo che diede luogo ultimamente a speciali indagini da
parte di studiosi dell'insigne ordine dei predicatori.

Ya però tenuto presente che tale rappresentazione di due santi fondatori dello stesso
ordine domenicano risale al 1497, e così all'epoca di poco susseguente all'istituzione in Mi-
lano della congregazione di Santa Corona, colla quale fondazione ricordavasi in ispecial modo
la divozione della Sacra Spina che frate Bartolomeo Breganza, vicentino, il quale aveva rice-
vuto l'abito domenicano dalle mani stesse di San Domenico, aveva istituito in Vicenza dopo
essere stato cacciato in esiglio a Parigi dal tiranno Ezzelino.

Oltre questa fondazione, aveva frate Bartolomeo istituito in Bologna, col Beato da Schio,
l'ordine dei frati gaudenti di Santa Maria Madre di Dio, — e poiché in Milano era viva
 
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