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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 4.1896-1897

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Le gallerie italiane
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Ridolfi, Enrico: La Galleria dell'Arcispedale di S. Maria Nuova in Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.17329#0192
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IV.

9

LA GALLERIA DELL'ARCISPEDALE DI S. MARIA NUOVA

IN FIRENZE.

La Galleria dell' Arcispedale di Santa Maria Nuova in Firenze venne
formata con la riunione dei vari dipinti ed altre opere d'arte che trova-
vansi nella chiesa, negli oratori ed in altre località sia dello stesso Arci-
spedale, sia di altri ospedali e monasteri, i quali furono in vari tempi
soppressi e riuniti o aggregati all'ospedale primario.

Già fino dal 1825, con lettera del 15 aprile, il Granduca di Toscana
Leopoldo II, aderendo alla proposta fattagliene dal direttore della R. Gal-
leria, che era il conte Giovanni degli Alessandri, aveva disposto che venis-
sero trasferiti nella Galleria stessa vari dipinti che si trovavano nel quartiere
destinato al maestro di casa dell'ospedale, alcuno dei quali in cattivo stato,
« affinchè fosse convenientemente provvisto alla loro conservazione ed al
restauro di cui taluni di essi abbisognavano » ; e fra tali dipinti ne erano
di molta importanza, cioè : una tavola rappresentante l'incoronazione della
Madonna con moltitudine di angeli e santi, opera di Fra Giovanni da
Fiesole, che già stava nel tramezzo dell'antica chiesa di Santa Maria Nuova;
un tondo in tavola esprimente la Madonna con Gesù in grembo, San Gio-
vannino e un angelo, di Lorenzo di Credi ; un miracolo di San Benedetto,
attribuito a Pesellino; due mezze figure, di Memling, l'una rappresen-
tante San Benedetto, l'altra un ritratto d'uomo; una piccola tavola dello
Stradano figurante il Calvario, ed altra di maniera bronzinesca esprimente
la Madonna col Figlio, San Benedetto e Sant'Egidio.

Faceva considerare, l'egregio direttore nella sua relazione, come fino
dal 22 marzo 1773, avendo il Granduca Pietro Leopoldo ordinato che
fossero visitati non solo i quadri dei conventi soppressi, ma quelli che
potessero essere nei tribunali e in altri luoghi pubblici, e ne fosse fatta
una scelta per trasferirli nella Galleria ad oggetto di riunire i capi d'opera
di pubblica pertinenza in un solo luogo, a maggior decoro della nazione,
 
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