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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 5.1897-1902

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Le Gallerie Italiane
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Cantalamessa, Giulio: La R. Galleria di Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.17330#0050
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III.

LA R. GALLERIA DI VENEZIA.

Assai prima che io avessi occasione di ragionarne in questo volume,
altri aveano reso conto al pubblico, più o meno diffusamente, d'un dipinto
di Giambattista Cima da Conegliano, aggiunto alla Galleria di Venezia,
provenuto dalla chiesetta di San Dionisio a Zermen, presso Feltre. Sarebbe
ozioso enumerare gli articoli brevi e i puri annunzi del fatto comparsi in
giornali italiani e stranieri ; ma è necessario ricordare subito tre articoli,
nei quali era esposto quasi con compiutezza quanto c'era a dire su questo
argomento, tanto che io devo in parte ripetere le cose svolte da quegli
egregi scrittori, i quali furono il dott. Alfredo Romualdi (L'Ateneo veneto,
fase, marzo-aprile 1899), Pietro Paoletti di Osvaldo (Rivista d'Italia, fasci-
colo del 15 maggio 1899) e tino studioso veneziano, che trattò di questo
e d'altri acquisti della Galleria di Venezia in un articolo della Rassegna
bibliografica (fase, maggio-giugno del 1899).

L'opera però non era ignota agli studiosi. La più vecchia notizia forse
che se ne trovi in libri a stampa, è a pag. 223, voi. I, delle Memorie tre-
vigiane del Federici. Sono stato costretto a scrìvere quello strano forse
perchè non è ben certo che lo scrittore accenni a questo quadro. Ecco
le sue parole : « Nella chiesa di San Germano, vulgo Zerman, cinqtie miglia
lungi da Trevigi, neW aitar maggiore vi e la. tavola di lui-», ossia del Cima,
di cui il Federici, a quel punto del suo lavoro, va inseguendo i dipinti
sparsi nelle campagne. Or bene, a Zerman, presso Treviso, non c'è, e non
c'è mai stata, una tavola del Cima; ce n'è invece una del Palma Vecchio.
Il Federici trascorre spesso a confusioni ; e veramente qui sembra giusto
pensare ch'egli, distratto dai nomi somiglianti dei due paesi, abbia dato a
Zerman ciò ch'era di Zermen; la qual cosa, se fosse vera, costituirebbe,
come ho detto, la più vecchia attribuzione di questo quadro al Cima. Ma
non giova insistere su questa dubbiezza, che non si può dissipare. Veniamo
perciò subito a scrittori più prossimi a noi.
 
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