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Amico, Giovanni Biagio
L' architetto prattico : in cui con facilta si danno le regole per apprendere l'architettura civile (Band 1) — Palermo, 1726

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https://doi.org/10.11588/diglit.75270#0112
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7o PartelL Cap. XX.
ignorante dell'Agronomia , ed Aerologia , della Mufica, della Scienze
delle cofe naturali , della Medicina , dell'Iftoria, e delle Leggi , che ap- Il
partengono agli Edificj. Deve ancora effere diligente offervatore degli an-
tichi Edificj ben architettati , offervandone la fimetria , e pigliandone le
mifure , come ufarono i noftri Maeftri , che per farle communi a i Poderi
le mandarono alle Stampe : cosi Serlio , Palladio , e Labacco.
E' neceffario ancora, che l'Architetto fia prattico di tutto il Materiale per le
fabriche nel paefe , ove dovrà alzarle , e delle fpefe neceffarie per farne i
calcoli; poiché per una tal'imperizia accade più volte, che i Padronifi
trovano ingannati, reftandogli l'Edificio imperfetto , o bifognando affai
più di quel , che penfavano. A quello proposto farebbe neceffaria in tutti
gli Edificj la legge riferita da Cicerone,Catone, e Vitruvio Proe.del lib.to.
che s'ufava in Efefo, città dell'Afia minore , la quale ancorché fevera pur>
farebbe utile ; ineffa era ftabilito , che l'Architetto, che fi pigliava la ca- U
rica di qualche Edificio publico, prima d'ogn'altro dovea dare il Difegno,
o Modello col computo della fpefa neceffaria per la perfezione di effo, o
poi dovea obbligarli con tutti i fuoi beni , affinchè nel cafo , che perfezio-
nandoli l'opera , non aveflfe afforbito la quarta parte più della fomma giu-
dicata, l'Architetto con decoro pubblico era rimunerato, edonorato gran-
demente;ma fe la fpefa paffava la q.parte,quella li pigliava da'fuoi beni.
.Vitruvia ancorché Gentile lib. i. cap. i. dice , che l'Architetto : deve effero,
d'animo grande , fenza arroganza, piacevole , giugo,e fedele, non avaro, il che
è cofa grandiffima: perchè fenza fede , e caflità , ninna opera fi può fare . De-
ve anco efferefenza cupidigia , nè deve avere l'animo occupato nel ricever don: ,
ma difenda la propria dignità con gravità, e ne riporti buon nome . Pertanto in
tutte le fue opere deve avere cura del fuo buon nome , facendole con buo- v
na fimetria , ordinanza, o rifparmio delle fpefe; nè per mancanza di ricom-
penfa deve permettere, che fi veda un'opera ufeita dalle fue mani , che
non gli porti onore , e gloria . Non fi glorj nella numerolità degli Edificj,
ma della bontà , altrimente farà come uno degl' infetti, che partorifeono
ogni mefe , fe bene parti imperfetti.
Per l'Edificazione feelga quei Capimaeffri, che fiano intendenti delle mate-
rie per le fabriche, de' fondamenti, e muri, fecondo i varj fiti, delle vol-
te reali, e finte, degli ornamenti , degli Ordini dell'Architettura, fedeli
nel maneggio delle fpefe, ed obbedienti a fuoi comandi ; nel fabricare fia-
no più tofto-timidi, onde faccino le fabriche più fode , e ficure ; effondo
l'audacia propria del Soldato, ma il timore dell'Architetto ; non fi curi fe 1
il Capomaeftro fia giovane, purché abbia quelle qualità , e vogli im- '1
parare .
Abomini quei Capimaeflri, che la vogliano far d'Architetti, che fono ciar-
latori , amici di riffe , e chela vogliano cozzare con lui fteffo ; non fia pe-
rò facile a rimuovere quel Capomaeftro , che ha fervito più tempo nella-,
fleffa Cafa , o Città per metterne un'altro fuo familiare , altrimente s'ac-
quifterà l'odio del Padrone ; onde fe lo troverà inabile, potrà darlo ad in-
tendere con bel modo al Padrone. Ancorché l'ufficio dell'Architetto nell'
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