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Anzelmi, Domenico [Oth.]; Réveil, Achille [Ill.]; Canova, Antonio [Contr.]
Opere Scelte Di Antonio Canova — Napoli: Stabilimento Tipografico Di C. Batelli E Comp., 1842

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.62665#0142

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=« 74 D°

intrepidezza delTrojano od al furor minaccioso del formidabile Acheo. Qualunque
de'due sarà per cadere, farà costar caro all altro il trionfo. Quei guardi, quei
volti, quella prodezza impressa nell’alta risoluto di entrambi, spirante dalle loro
membra, diffusa quinci nel coraggioso aspettare quindi nel minacciar violento,
làmio fede a chiunque, abbia o no conoscenza di Omero, che due sovrani
guerrieri stanno per compiere una gran vendetta, o decidere una gran lite, o,
gelosi l’uno della gloria dell’altro, far paragone sanguinoso di valore.
Ma in un lettore della Iliade le idee cominciano a prendere un parlicolar
aspetto. Si sovviene egli tosto che questi due campioni erano in acerba mischia;
che il primo a consiglio del fatidico Eleno fa cessar la pugna e sfida il più prode
de Greci; che Nestore agita le sorti e con plauso comune esce quella di Ajace
preceduta dai voli di tulli ; che, vestitosi in fretta questo eroe di splendide armi,

Concitato avviassi, e camminava
Quale incede il gran Marte aliar che scende
Tra fiere genti stimolate alle armi
Dallo sdegno di Giove, e dalla insana
Roditrice delle alme empia Contesa.
Tale si mosse, degli Achei trincera,
Lo smisurato Ajace, sorridendo
Con terribile piglio ; e misurava
A vasti passi il suol, P asta crollando
Che lunga sul terrea V ombra spondeo.
Di letizia esultavano gli Achivi
A riguardarlo ; ma per /’ ossa ai Teucri
Corse subito un gelo. Palpitonne
Lo stesso Ettor ; ma nè schivar per tema
Iljìer cimento, nè tra i suoi ritrarsi
Più non gli lice, chè fu sua la sfida.
 
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