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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Baudi di Vesme, Alessandro: Matteo Sanmicheli: scultore e architetto cinquecentista
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0298

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di Stefano Brancovic, despota di Serbia, il quale, avendogli Amurat II re dei Turchi tolto
il regno e fatto cavar gli ocelli, riparò in Italia, ove morì verso il 1480. Nel 1485 Maria, per
intromissione dell'imperatore Federico IH, sposò Bonifacio marchese di Monferrato, ch'era già
vecchio e vedovo, e gli partorì due maschi, Guglielmo e Gian Giorgio. Mortole il marito
nel 1493, resse, in qualità di tutrice, lo Stato con molta lode in tempi difficili; ma il 27 ago-
sto 1495, in età di soli 29 anni, morì compianta da tutti.

Non v'ha memoria che nei primi anni che passarono dopo la sua morte le sia stato
innalzato un ricco monumento sepolcrale ; anzi lo storico Galeotto Del Carretto 1 dice sem-
plicemente: « fu interrata in Casale, in San Francesco, nel sepuichro del signor suo ma-
rito». Benvenuto Sangiorgio 2 racconta anch'egli che fu sepolta nella tomba del marito, e
riporta Pepitafio che le fu posto:

SARCOPHAGO TEGITUR, DIC, QUE MATRONA SUB ISTO ?

MISIADOS CORPUS CLAUDITUR HOC TUMULO.

QUOD NOMEN? MARIAM CHARI DIXERE PARENTES.

ECQUID AD ITALTAM ? CESARIS OBSEQUIO.

QUE LACRYME? CIIARITUM. QUI FUNERIS ORDO ? LEPORES,

FORMA, PUDOR, CRINES SCISSA PUDICITIA.

AN PATRIS OPTATUM NOMEN LARGITA MARITO?

PROTULIT ANGELULOS PIGNORA CHARA DUOS.

ECQUID ACERBA FUIT LACIIESIS ? FLORENTIBUS ANNIS
OCCIDIT. HUMANUM EST PULVIS ET UMBRA GENUS.

Il Yernazza3 suppone, con fondamento, che questi versi siano stati composti dallo stesso
Sangiorgio.

Non fu dunque che parecchi anni dopo la morte della marchesa Maria che il corpo
di lei fu tolto da quella modesta tomba e collocato nella « onorata e bellissima sepoltura
di marmo » che la pietà del marchese Guglielmo aveva innalzato alla madre.

Il padre Della Yalle, in una nota alla sua edizione del Vasari, 4 pubblicò alcune notizie
trasmessegli dall'avvocato Evasio De Conti da Casale,5 circa i lavori d'architettura e di
scultura fatti dal Sanmicheli in Monferrato. Ivi così si parla della tomba di marmo in
San Francesco: « Questo deposito è di Maria di Servia, marchesana di Monferrato, eretto
nella suddetta chiesa fin dal 1495; e non fu più opera di Matteo Sanmicheli, ma di Mi-
chelozzo. Fu barbaramente guasto nel 1746 dalle truppe Gallispane, diesi servirono della
chiesa per ospedale militare, e fu in appresso levato affatto, quando fu da' religiosi rista-
bilita e rimodernata la medesima chiesa.6 Un piccolo avanzo, che è un genietto colia face
inversa, simbolo della morte, ne riscattò tra molti rottami anni sono una persona amante
delle belle arti,7 e lo pose tra altre anticaglie nel portico della sua casa; e veramente in
quella statua si può ravvisare il valor di Miclielozzo ».

Questo passo contiene vari errori. Già ho dimostrato che il sarcofago della marchesa
Maria non fu fatto nel 1495, subito dopo la morte di lei, ma parecchi anni dopo. Quanto
all'asserzione che il monumento fu opera di Miclielozzo, essa è facilmente confutata da una
semplice data, quella della morte dello stesso Miclielozzo, avvenuta nel 1472, ventitré anni
prima di quella di Maria di Serbia.

1 Monumenta historiae patriae, Scriptores, III, col.
1246.

2 Cronaca di Mon ferrato ; Torino, 1780, pag. 410. —
Monumenta historiae patriae, Scriptores, III, col. 1349.

3 Nella biografia del Sangiorgio premessa alle Cro-
nache, nell'edizione del 1780, pag. 12.

4 T. VIII, pag. 246. Il volume fu stampato nel 1792.

5 Evasio era fratello del canonico Giuseppe, autore

Archivio storico dell'Arte, Serie 2", Anno I, fase. IV.

del manoscritto Ritratto di Casale, e padre di Vincenzo
che pubblicò la Storia di Casale.

8 Vincenzo De Conti, nelle Notizie storiche della città

di Casale, IV, 430, dice: «Questo sepolcro, essendo

stato dì poi distrutto dai danni delle passate guerre, e
considerato essendo nel 1750 d'impaccio, fu da un ma-
laccorto frate demolito del tutto e disperso ».

7 Lo stesso avvocato Evasio De Conti.

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