Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

DOI Heft:
Fasc. 5
DOI Artikel:
Bibliografia
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0445
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
392

BIBLIOGRAFIA

È certamente una semplice svista quella, dove, di-
scorrendo del tondo, dal Venturi riconosciuto per
opera del Botticel 1 i, dal Morelli per lavoro della bot-
tega, asseriscono che il Cavalcasene l’avesse attribuito
a Marco Zoppo, non essendo ammissibile un simile
equivoco per parte di un critico quale il nominato.

L’acquisto recente della Madonna di Simone Mar-
tini non è dimenticato.

Per la Galleria Corsini s’attengono generalmente
a quanto indicò in proposito il prof. Venturi, che la
resse per parecchi anni, occupandosene con amore e
accrescendola, come si sa, non solo di varie pitture
interessanti, ma altresì di alcune serie di preziosi, an-
tichissimi disegni.

Rispetto a certa tela di un San Giorgio che am-
mazza il drago, attribuita al Giorgione, non c’era da
aspettarsi un giudizio proprio dagli autori, da poi che
la stessa galleria del Louvre dimostra qualche incer-
tezza nel concetto loro intorno ad un artista di natura
così intimamente italiana ; così che si limitano a rife-
rire le argomentazioni del Venturi in proposito. A lui
stesso si riferiscono presentando il ritratto di En-
rico Vili, proveniente dalla galleria Torlonia, senza
permettersi alcun confronto con altro analogo, di Hol-
bein, che dovrebbe trovarsi nel castello di Windsor,
se non prendo abbaglio.

Fra i vari quadri di scuola olandese, venuti pari-
menti dalla galleria Torlonia, ha dato luogo a di-
verse interpretazioni quello di un interno, dove è
rappresentato un fumatore in conversazione con la
moglie. I nostri autori a ragione, credo, non si mo-
strano convinti della giustezza dell’ attribuzione al
celebre Pieter de Hooch, e citano l’opinione del dottor
Hofstede de Groot, il quale suggerirebbe invece il
nome di un allievo del de Hooch, Pieter Janssens,
mentre più recentemente il signor S. Mùller, confron-
tando il quadro con uno del Museo di Schwerin, lo
catalogò sotto il nome Ivarel Fabritius (e forse con
buon intuito).

Dove si sentono chiamati ragionevolmente ad espri-
mere la loro opinione invece, si è in faccia ad un ri-
tratto del xvii secolo, busto d’uomo senza le mani,
ornato di un collare traforato a trine(n. 291), osservando
che l’attribuzione di esso ad un artista italiano non
sembra esatta, dovendosi ritenerlo certamente di mano
francese, da identificarsi con quella di Claudio Lefe-
bure, autore di certo quadro del Museo del Louvre.

Anche in Campidoglio la loro competenza si afferma
là dove qualificano per null’altro che una copia da un
capolavoro del Louvre la tela del Trionfo di Flora,
attribuita a Nicola Poussin, il quale, come avvertono,
ebbe ad eseguire il suo stupendo originale a Roma stessa
verso il 1630 pel cardinale Luigi Omodei.

Della condizione in che si trovano i dipinti, tal-
volta deplorevole, specialmente quando si tratta di
opere di pregio, non vollero preoccuparsi. Eppure una

loro esortazione a provvedere ad una migliore con-
servazione, per es., di due mirabili ritratti, quali sono
quelli del Cacciatore, di L. Lotto e della presunta
Eleonora duchessa d’Urbino, di Girolamo Savoldo, 1
non sarebbe fuori di luogo. E in vero, se la direzione
della pinacoteca del Campidoglio volesse interessarsi a
farli rimettere in buon ordine, da chi avesse a dare
affidamento di esserne capace, non solo provvede-
rebbe degnamente al decoro della raccolta, ma darebbe
un esempio salutare a seguirsi in parecchi altri casi
affini.

Assai meglio conservato invece è un altro quadro
di scuola veneta, di grata rimembranza a quanti l’ab-
biano osservato nella pinacoteca. È quello di una
figura di Maddalena pentita, di Domenico Tintoretto.
L’impressione del concetto eminentemente umano, si
riflette nel seguente passo dei nostri autori ricavato
da un articolo di Montégut (Revue des Deux Moudes,
1870, III, 841).

«Je ne puis oublier cette petite Madeleine, ébauche
attendrissante, et vers laquelle on revient malgré soi,
comme par un bon mouvement du coeur. Oh ! cette
Madeleine n’est pas la pécheresse à la grande àme,
pieine de trésors d’amour, dont la riche tendresse ré-
clatne notre admiration respecteuse; c’est une mi-
gnonne enfant de Venise qui a besoin d’ètre consolée
et protégée. Il semble que quelques paroles de com-
passimi et de sympathie lui feraient du bien ; elle les
appelle par ses jolis yeux gros de larmes et las de
souffrance répandue sur son visage adoléscent ».2

Se quella del Campidoglio nel suo complesso non
è tutto quello che si potrebbe aspettarsi, come rac-
colta comunale della capitale d’Italia, non la supera
di certo quella dell’Accademia di San Luca.

Fra i quadri di questa è uno dei più attraenti la
tela di Guido Reni, dalla maniera chiara, dove volle
con fantasia da ispirato poeta rappresentare la For-
tuna, librantesi nell’aria, seguita da un genietto, la
terra a’suoi piedi. Quadro, che, come ci viene rife-
rito, nel volgere degli anni subì sorti diverse, dap-
prima essendo stato ricercato dai Francesi e traspor
tato a Parigi, dove stette dal 1797 al 1815, più tardi,
cioè nel 1826, respinto dal Museo del Vaticano, come
troppo profano.

* * * *

Quanto alla seconda parte del libro, quella cioè
concernente le gallerie e le raccolte private, gli autori
fin dal principio avvertono che non hanno la pretesa
di dare una lista esauriente di tutte le pitture con-
servate nella città di Roma, confessando di non avere
potuto visitare talune raccolte ed alcuni palazzi con-
tenenti opere importanti.

1 Quest’ultima sotto il n. 14 è semplicemente data alla scuola
veneta.

* 2 Graficamente la riproduce bene la fotografia eseguita da

D. Anderson.
 
Annotationen